A cura di Alessia Locatelli
Abitare è esistere.
I luoghi dell’abitare sono gli stessi che ci plasmano, che delineano i confini della nostra presenza, degli affetti, delle esperienze sensoriali ed ambientali che formano la percezione degli spazi in cui ci muoviamo. Le città oggi costituiscono l’elemento urbano che accoglie il maggior numero di esseri umani.
Metropoli che si strutturano in relazione alle latitudini culturali su cui sorgono e ai progetti architettonici che in esse prendono forma. L’urbanizzazione oggi non è una scelta ma una forma di organizzazione ineluttabile del futuro, a cui l’uomo contemporaneo non può sottrarsi.
Tale tendenza si evince anche da un rapporto delle Nazioni Unite che evidenzia negli ultimi anni l’aumento di migrazione dalle zone rurali a quelle metropolitane: “Le ultime previsioni (2015) indicano che nel 2050 la quota di popolazione urbana salirà, su scala mondiale, al 66%”.
(Fonte: https://www.istat.it/it/files/2017/05/Urbanizzazione.pdf)
Il rischio evidente della mancanza di un’organizzazione urbana strutturata è il sorgere di periferie-ghetto, come accade ad esempio per gli Slum indiani o nelle Favelas sudamericane, in cui non solo diviene incontrollata la gestione del suolo e delle strutture igenico-sanitarie ma lo stesso sviluppo sociale e culturale della popolazione rischia di rimanerne fortemente compromesso.
Seguendo il concetto di New Urbanism espresso dagli studi dell’australiano Nikos Salingaros – docente di matematica all’Università del Texas e di architettura in varie università italiane, olandesi e messicane – si cerca di avere un approccio più attento alle future strutture urbane e, come egli stesso cita: “Il principale problema urbanistico che oggi il mondo deve affrontare riguarda i processi socio-politici nella costruzione di edilizia sociale, insieme con il rinnovamento su grande scala degli insediamenti informali/illegali. Questo identifica come fattore-chiave lo spazio urbano che è protetto dai suoi abitanti abbastanza da generare pratiche di difesa da erosione e degrado. Il criterio è emotivo, e emerge dalla corretta risposta ai bisogni dei residenti in termini di forma urbana, una risposta che in compenso è creata solo dalla partecipazione degli utenti finali.”(Fonte: Nikos Salingaros “Social Housing in Latin America”) E ancora: “L’ideologia o la mera contemplazione della bellezza e originalità di un edificio non è garanzia sufficiente di qualità”.
Un cambio importante di mentalità se riflettiamo sulle teorie che in Europa e nel mondo hanno condotto a movimenti quali il postmodernismo, il razionalismo, il brutalismo e i molti altri -ismi legati, soprattutto in questo momento storico, a concetti strutturali dal carattere arcaico oppure ai capricci architettonici sovente inefficaci delle cosiddette “archistar”.
Questo sistema urbanistico desidera rivoluzionare il concetto stesso di funzione e di bellezza legata all’abitare: luoghi che non nascono da una bozza stravagante o da una fantomatica forma ideale, bensì che si strutturano partendo da dati concreti e misurazioni, derivati dall’analisi delle tante reti (di viabilità, dei flussi merci, delle strutture sociali…) che interessano e inter-agiscono nelle città. Non ultimo è da considerare lo spazio verde ed i servizi sul territorio utili al benessere ed allo sviluppo di chi quei luoghi li fruisce.
Le città immortalate dalla fotografa Loredana Celano si elevano ad modello pratico di questa nuova tendenza urbanistica ed edilizia che si spera possa diventare, partendo da tre centri urbani del nord Europa Copenaghen, Stoccolma, Malmö, un esempio da emulare e apprezzare per il futuro dell’abitare nelle metropoli.
Ecco come sono sviluppati i tre progetti che hanno attirato l’attenzione della fotografa milanese, come lei stessa scrive:
Malmo, City of Tomorrow
Una torre di acciaio e vetro visibile dalla Danimarca. Ecologica ed architettonicamente all’avanguardia, dal 1995 Malmö possiede il grattacielo residenziale Turning Torso, concepito dall’architetto spagnolo Calatrava il quale per la sua opera si è ispirato ad un torso umano. Spettacolare ed originale nella sua forma, la torre Turning Torso ha regalato alla città un segno distintivo ed unico, che simboleggiasse le radici portuali di Malmö e la sua origine industriale, ma anche l’intenzione di Calatrava di costruire un elemento scultoreo che rappresentasse l’unico movimento ascensionale nello skyline di una città sempre più proiettata verso il futuro.
Il quartiere, progettato per l’Expo2001 come “City of Tomorrow”, rappresenta il prototipo di un ambiente urbano sostenibile. Quello che era l’antica area portuale della città, Västra Hamnen, si presenta oggi come un’area densamente popolata, ricca di angoli verdi e con un elevato livello di qualità della vita. Sotto qualsiasi punto di vista la si guardi, la città è completamente sostenibile poiché punta soprattutto al benessere fisico e psichico dei suoi abitanti.
Da Malmö è facilissimo arrivare a Copenaghen, basta attraversare il più lungo ponte strallato d’Europa, l’Øresund, adibito al traffico stradale e ferroviario con una campata centrale di 490 m.
A Copenhagen si trova Amager Strandpark. E’ un parco pubblico balneare. Si trova sull’isola di Amager e comprende un’isola artificiale. Dalla spiaggia, il parco eolico di Middelgrunden è visibile all’orizzonte.
Il parco è stato fondato nel 1934 e nel 2005 è stata aggiunta un’isola artificiale di 2 km. La spiaggia ha due sezioni: la sezione settentrionale ha un ambiente naturale sulla spiaggia con percorsi tortuosi, ampie spiagge sabbiose e dune basse, la sezione meridionale offre una cosiddetta spiaggia cittadina con un’ampia passeggiata e aree per giocare a palla o pic-nic. La laguna dispone di aree ed attività per i bambini e per adulti in cerca di benessere e divertimento.
A sud di Stoccolma a Hammarby Sjöstad si è sviluppata la “Città dell’acqua”. In una vasta area di duecento ettari, che fino a pochi anni fa ospitava una zona di insediamento industriale, è sorto un elegante e modernissimo quartiere residenziale. Qui, fra i giunchi delle acque dolci del lago Mälaren e il bosco di querce del parco di Sickla, la capitale della Svezia, con un progetto di dimensioni enormi, ha eretto Hammarby Sjöstad. “Sjöstad”, che letteralmente significa “città d’acqua”, deve il suo nome non solo al fatto di trovarsi sulle rive del lago che bagna la capitale svedese, ma soprattutto perché l’acqua rappresenta la sua principale fonte energetica.
L’aspetto più affascinante di Hammarby Sjöstad è l‘incredibile sforzo compiuto per ridurre al minimo l’impatto ambientale e rendere il quartiere autosufficiente dal punto di vista energetico, grazie allo sfruttamento di fonti pulite e rinnovabili.
Gli scatti di Loredana Celano raccontano con la suggestiva tavolozza delle sfumature dei cieli nordeuropei e la capacità della professionista di leggere l’ambiente, le tre città immortalando lo spazio urbano, i volumi architettonici e gli spazi verdi senza tralasciare però la presenza umana che in questo contesto diviene elemento altrettanto emblematico e simbolo d’interazione felice tra il luogo geografico e chi abitualmente lo vive.
Non potendo invertire l’esodo verso le grandi città da parte della maggioranza della popolazione mondiale, questi felici progetti urbanistici affrontano il futuro dell’abitare in maniera vivibile. Un’edilizia sostenibile, vicina all’uomo ed alla natura, socialmente appagante e capace di educare non solo al bello e all’armonia, ma anche al rispetto dell’ambiente e dell’ecologia.
Queste tre città sono un primo tassello ma vengono emulate positivamente anche in altre regioni del mondo, tra Canada e Stati Uniti, e si spera possano essere il modello da seguire per l’assetto delle megalopoli del futuro.
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