Può la Forma di un insetto essere così perfetta e pura da avere in sé una vocazione al trascendente?
L’artista coreano Daeyoung Kang, in mostra presso lo Studio Akka di Milano dal 10 ottobre 2012, trova nell'immagine/simbolo della zanzara un varco che oltrepassa la fisicità e la contingenza, per traghettarci - attraverso la ricerca della forma – verso la perfezione dell’Essere.
Piccolo, sinuoso, elegante ma terribilmente importuno questo insetto è riprodotto dall'artista in una serialità dal gusto squisitamente orientale, ben lontana dalla serialità modulare europea, e utilizzato per creare alcune installazioni all'interno della galleria, come il suggestivo “boschetto” di lampade a Led che racchiudono ognuna un piccolo capolavoro zoologico in rame. L’installazione, realizzata con queste lampade/bolle design, crea un desiderio di visione che ne oltrepassa il valore estetico per divenire tensione emotiva verso la bellezza pura.
Sono ancora le zanzare che ritmano la parete della Galleria, galleggiando su opere pittoriche a
monocromo o interagendo delicatamente con oggetti di uso quotidiano riprodotti perfettamente in gesso: una zanzara nel fondo del bicchiere di vino, rinnova la sua silenziosa presenza in sala durante il vernissage.
Il primo approccio di Kang con questo insetto si manifesta in seguito ad un incontro che hapermesso all’artista di poter riconoscere - in un momento della sua quotidianità - e ricreareartisticamente il potenziale estetico della zanzara: una conformazione filiforme, con zampe elegantemente retro alzate, ali sottili e trasparenti.
Questa scoperta così banalmente perfetta, unita alla capacità creativa ed artigianale, restituisce al
pubblico un oggetto da contemplare che racchiude in sé una compostezza ed una raffinatezza che vanno a sollecitare l’umano desiderio di perfezione assoluta.
Non sono le emozioni inconsce e temibili dei ragni della Bourgeois, non le api – e non certo per abilità - che suggeriscono l’esercizio di auto-coscienza di Tom Friedman (rif. Il tweet di T.F. sulle api del 16 aprile ‘12: "When you see a bee in an enclosed space, it makes you a little self-conscious…'Are there more bees?'"), né i rumorosi insetti ipercolorati di Fang Lijun. Sono zanzare, animali che ricordiamo più per il disagio che ci creano che per il loro aspetto, che Daeyoung Kang restituisce in sculture 1:1 nell’attimo infinito del riposo, permettendone un’osservazione permanente e universalizzandone la figura così da renderla un anelito verso la “forma prima” non intelligibile.
Un connubio riuscito di valore formale e aspirazione universale, di design contemporaneo e ricerca astratta, di gioco allestitivo e serietà compositiva, per un artista che riesce a far dialogare brillantemente ricerca creativa ed èidos.
Alessia Locatelli
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