Mostre, Treviso, Castelfranco Veneto, 16 May 2015
Collettiva di Arte Contemporanea: pittura, scultura, fotografia, installazioni.
Riflettere e confrontarci sul problema cibo è l'argomento portante di Expo 2015, ma si vive solo di pane? Nutrire il fisico non basta! Abbiamo tutti un secondo corpo spirituale che va nutrito. L'arte è uno di questi alimenti.

Inaugurazione: sabato 16 maggio, ore 17

Artisti: Grazia Azzali, Mirco Bardi, Matteo Boato, Valter Caon, Isabel Carafi, Luigi Carletto, Igor Compagno, Giacomo Filippini, Fabiano Fiorin, Silvano Longo, Aldo Pallaro, Maria Carla Prevedello, Mario Tavernaro.

Presenta: Luigina Mazzocca coadiuvata dagli artisti.

Aperitivo a cura di “Le Corti”, Via Roma 37 - Castelfranco Veneto (TV)

Catalogo in mostra a cura di: GS Stampa, Via Loreggia, 29 Asolo (TV)

Orario: dal martedì al sabato ore 10/13 e 16/19.30
Si accettano prenotazioni fuori orario di apertura

info: +39 3480302605
INGRESSO LIBERO
a 500 metri dalla stazione ferroviaria.

CASTELLANO Arte Contemporanea
Via Roma.38 – 31033 Castelfranco Veneto TV
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VENEZIA - EXPO MILANO - EXPO VENETO - ESPOSIZIONE UNIVERSALE

Comunicato stampa

“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” è il tema dell'Expo 2015.
Che cosa centra il tema dell'Expo con la nostra mostra? È la prima domanda che ci si pone.
Riflettere e confrontarci sul problema cibo, per chi muore perché non ne ha e per chi muore perché mangia troppo e male, è l'argomento portante.
Questa prima esposizione in galleria Castellano introduce una serie di cinque eventi in successione, da maggio a ottobre, ha lo scopo di far riflettere sulla domanda “ma si vive di solo pane?”
Nutrire il fisico non basta. Tutti abbiamo un secondo corpo spirituale che va nutrito. L'arte figurativa è uno di questi alimenti. Quanto spreco in tanti talenti che non hanno modo di farsi conoscere condividendo il proprio pensiero reso evidente con “simboli”! L'arte è in effetti la prima scrittura: quella primordiale, iniziata con i graffiti nelle caverne per l'esigenza dei nostri progenitori di comunicare, sopravvivere, evolversi.
“Nutrire l'anima” ci è sembrato quindi il titolo giusto per dare il via alla rassegna.
Exposizione 2015 resterà il sottotitolo per tutte le altre che seguiranno fino all'autunno.

Il format di tutte le mostre sarà quello di una artista che propone altri artisti, anzi, altri AMICI artisti, senza intermediazione di critici d'arte. Come dire “Arte a chilometri zero”. Gli artisti hanno scritto poche righe con la sintesi della loro poetica. Verrà poi ampliata in sede di inaugurazione dove il pubblico sarà chiamato a interagire con domande e osservazioni.

Il risultato del “concentrato” di questi primi tredici artisti in mostra è un viaggio sorprendente nell'animo umano. Ognuno di essi mette a nudo il proprio pensiero, anticipa e riassume il pensiero di tutti. Molti potranno certamente riconoscersi in quei sogni, in quelle paure, desideri o, ancora, in quello sguardo attento alla natura, al comportamento umano o semplicemente alla voglia di giocare per ritornar bambini.
Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l'adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé (Pablo Neruda).

A ognuna delle cinque esposizioni previste sarà affiancato un catalogo, a cura dell'artista-gallerista Luigina Mazzocca, in arte Mazzocca&Pony. La scelta è stata quella di non scrivere una biografia del pittore, dello scultore o del fotografo: l'intento è di focalizzare il presente di ognuno senza pregiudizi fra chi ha un curriculum di 10 pagine o fra chi ha solo due righe: l'intuizione, propria dell'artista, può venire a vent'anni come a 50 o 70.

Di seguito il nome degli artisti e le brevi righe che raccontano di loro.

Grazia Azzali (Padova 1961) pittrice, fotografa e scultrice.
In questi ultimi lavori plasma la materia per creare teste con enormi bocche intente a blaterare.
Sono “gorgoneion” dell'inferno dei nostri giorni che rimandano a personaggi disneyani fusi tra loro e colti nel momento della dissolvenza tra forma e non forma. È una critica alla società contemporanea che svuotata di contenuti e con un'esteriorità deformata, evidenzia una realtà priva di senso.

Matteo Boato (Trento 1971), pittore e musicista.
Gli ultimi lavori prendono spunto da una semplice intuizione che unisce le sue attitudini: ogni nota musicale è associata ad un determinato colore. Questo dizionario personale e soggettivo si riassume in una declinazione dei rapporti dove il Do è giallo, il Re è verde, il Mi è blu, il Fa è indaco, il Sol è viola, il La è rosso il Si è arancio. Il bianco e il nero sono usati come pause musicali.
Il lavoro pittorico prende vita, quindi, come racconto musicale dato dall'interazione tra tutte le note.
Luigi Carletto (Nove -VI, 1946), scultore ceramista.
Plasma il semirefrattario con una naturalezza tale da sembrare materia della sua stessa “materia”, quindi il prolungamento di sé stesso. Il lavoro che ne risulta è il calco della sua anima genuina. Non fa un'indagine cosciente del rapporto uomo-natura, o uomo-storia, o ancora uomo-tempo, perché lui è un tutt'uno, ben fuso e amalgamato. Per questo le sue sculture sono magnetiche e trasmettono positività.
Valter Caon (Castelfranco Veneto TV 1956) pittore, musicista e scrittore.
Dopo le sue “umanità”, una serie pittorica di grande spessore, Valter continua la sua indagine nelle viscere dell'uomo e del suo habitat. Ora adopera un supporto in calamita dove ci applica innumerevoli pezzettini di ferro. È tutto materiale vissuto, di scarto da rottamare. Lo ritaglia e crea volti del mondo, scenari post-apocalittici e vignette che la sua autoironia gli suggerisce.
La particolarità è che ora vuole interagire con il fruitore il quale ha la possibilità di spostare e cambiare l'opera a proprio piacimento, divenendo egli stesso artista.
Isabel Carafi (Buenos Aires, Argentina 1954, vive a Trieste dal 1999), pittrice e scultrice.
Svariate sono le tecniche, i supporti – carta, tele, legno, marmi, resine - e le dimensioni delle opere di questa artista estremamente esuberante e fantasiosa. I suoi ibridi umano/oggettuali/architettonici, per lo più volanti, dichiarano un fervore inventivo inesauribile. Le figure contorte, concatenate l'una con l'altra in una sorte di balli sudamericani, trasmettono una forte pulsione erotica mista e una ironia coinvolgente. Riesce quindi a rappresentare un mondo esplosivo che è proprio del suo dinamismo esistenziale.
Fabiano Fiorin (Lido di Venezia 1964), pittore, illustratore, visual artist, creativo per agenzie pubblicitarie. La sua fonte di ispirazione è legata al mondo femminile: un mondo complesso e misterioso. Lui osservando quelle che chiama “le mie donne”, persone sconosciute che incontra per strada o per traghetto, esamina se stesso, alla ricerca della sua identità. Nell'incrocio di sguardi, nella contemplazione delle loro movenze o nel cogliere quelle imperfezioni che le rendono uniche, lui intuisce sentimenti, affetti e segreti. Non solo se li fa propri, ma ne trae una crescita interiore comparandosi con essi.
Silvano Longo (Palermo 1953 - Vive a Padova), fotografo.
I suoi scatti sono rivolti principalmente alla natura e ai luoghi del territorio che lo circondano.
La poesia che traspare nel quasi “dipingere” un albero con l'emozionante gioco di luci ed ombre che solo la sua sensibilità sa cogliere, è parallela alla ricerca personale tendente all'armonia con la natura. Un percorso verso quell'equilibrio interiore che si può accertare osservando la natura stessa.
È una ricerca, quindi, fatta di conoscenza e di coscienza.
Aldo Pallaro (Piombino Dese - PD, 1952), scultore del legno.
“...ma come sono gli alberi dentro?” E' un percorso di ricerca alla scoperta della luce che spia l'intimità e i segreti dell'albero in chiave artistica. Un albero aperto dialoga con noi e ci sorprende; racconta storie di nodi, di anni difficili e sereni leggibili tra gli anelli che disegnano l'età; storie simili alle nostre. L’apertura è un’immagine che svela l’interiore. L’OUVERTURE è bellezza, cultura e conoscenza.

Mario Tavernaro (Asolo 1962. Vive a Caerano San Marco - TV). Pittore e scultore.
Tutti i suoi lavori di pittura e scultura sono studi di visioni distorte di volti. Autoritratti introspettivi dell'esistenza che è e che sarà. Col passare degli anni vede volti che tendono a perdere sempre di più le caratteristiche fisionomiche, anzi, il suo obiettivo è di arrivare ad avere il coraggio di dipingere o scolpire volti senza occhi, naso e bocca, ma che in sé abbiano e trasmettano, tutta la saggezza di una vita vissuta.

Mirco Bardi (Treviso 1970, Vive e lavora a Istrana), pittore e scultore. La sua è un'arte di ricerca concettuale. È un esteta e ricerca il bello, l'armonia tra forma e colore, tanto da non imprimere un significato umanistico ai suoi lavori. Lui sente il bisogno di togliere ciò che per la sua sensibilità risulta in più e il risultato deve dare solo una sensazione di pulizia, ordine estetico e quindi rigore mentale. Per raggiungere questo risultato assembla e sovrappone elementi e tecniche di varia natura: legno, ferro, polistirolo, spilli, carta di giornali, plastica, chiodi e viti.
Igor Compagno (Mestre 1973, vive a Mira – VE), pittore, scultore.
Ciò che lo caratterizza nella sua ultima ricerca è l'inserimento di chiodi vecchi, fatti a mano che lui ricerca pazientemente in vissuti cantieri della provincia in cui vive. Li inserisce in svariati supporti come tele, tavole, legni vai, cappelli e li mischia a colore materico. Il suo è un esame attento del tempo che inesorabilmente passa. Vuole fermare l'attimo, quella frazione temporale che diviene un ricordo pungente. Non importa se sia bello o brutto, lui non vuole che il tempo passi in silenzio, in modo anonimo, nell'indifferenza. Piuttosto che crei una ferita, una cicatrice nell'animo! Il colore interviene proprio lì, ha lo scopo di curare, di dare sollievo.

Giacomo Filippini (Brescia 1965), scultore.
Cerca la leggerezza nel ferro, in contrapposizione alla consistenza di una materia di per sé dura e pesante. All'inizio la fa interagire col vetro: fragile, colorato e che lascia passare la luce in contrapposizione al metallo forte, nero e impenetrabile. Poi, invece, raggiunge lo stesso effetto lasciandolo elemento unico. Seziona le lastre di ferro con il plasma e le fa vibrare come se usasse la tecnica dell'origami su carta. Poi lascia che il tempo intervenga sulla sua pattina, creando un vestito rugginoso e vissuto che ben si amalgama con la natura.


Maria Carla Prevedello (Crespano del Grappa - TV, 1955), pittrice.
Citata da Sgarbi come “colei che vede il cielo nell'oro”, porta avanti da più di trent'anni una ricerca carica di poesia perché improntata sull'amore. Attraverso l'armonia del colore e la precisione nella descrizione dei dettagli figurativi, mira a sublimare la realtà descritta con immagini semplici come possono essere fiori, parti anatomiche o drappeggi, per toccare uno stato spirituale non più umano. Infatti è anche artista di arte sacra, ultimamente impegnata alla realizzazione della pala d'altare nel Duomo di Crespano, la sua città natale.


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Ringraziamo per la collaborazione:
Le Corti, Via Roma 37 - Castelfranco Veneto (TV)
Gs Stampa, Via Loreggia 29 – Asolo (TV)
Radio Bella e Monella, e Klasse uno, Via delle Mimose 12-Castelfranco Veneto (TV)

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