Ulteriore elemento innovativo sono le linee ben marcate che concorrono non solamente a delineare le figure di volta in volta rappresentate, ma vanno a tracciare un solco nel cartoncino (materiale spesso utilizzato dall’artista) per incutere ulteriormente quel senso di paura che le stesse figure vogliono esprimere. Quasi fossero dei graffi impressi dagli stessi animali (felini) che predilige rappresentare, allo stesso tempo stanno a simboleggiare i sentimenti dell’autore che li ha impressi con vigorosa decisione. Alcune delle sue opere infatti, quelle che chiama Scarabocchi, sono caratterizzate solamente dal tratto delle linee che “istintivamente” ha tracciato, evitando di utilizzare il colore come riempimento del dipinto ma, a volte, solamente come distinzione tra i vari tratti.
Uno dei temi principali delle sue raffigurazioni è il mondo animale, di cui però tende a selezionare sempre specie che incutono un certo timore e fastidio. Sono felini, larve, insetti che l’artista tende a deformare, imbruttire, come a voler tirar fuori la loro malvagia e selvaggia verità.
Dall’inconscio profondo e fanciullesco, viene fuori quella pittura che si collega vagamente ad una cultura giovanile/metropolitana del dipingere, proveniente dai graffiti. Giungiamo a ciò che Pietro Gargano ha nominato Demoni, Mostri e Spettri dove ci troviamo di fronte a qualcosa di surreale, che può ricordare le fantasie di un bambino, qualcosa che sembra poter venir fuori dal nostro istinto più profondo. Siamo in presenza di ciò che invade le notti più agitate, quegl’incubi che al risveglio di solito svaniscono, mentre qui sembrano essere stati imprigionati sulla tela di getto, con forza, come a voler trattenere, per avere poi la possibilità di confrontare le paure e le angosce del quotidiano, che spesso tendono a generarli".
Testo critico scritto da Silvia Cicio.
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Ciao,
Lino
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