Con questa mostra, Benetti vuole mettere in evidenza l'origine preistorica dell'arte astratta, sottolineando come in essa fosse diffuso l'uso di simboli ricorrenti, paragonabile all'odierna iconografia digitale.
Andrea Benetti ispira la propria arte a quella preistorica, che conteneva già in sé le future correnti pittoriche, riprese poi dall'uomo nel corso della storia e fatte proprie a partire dagli ultimi millenni, fino ad arrivare al '900. Lo stesso Picasso, in visita alle celebri grotte della Cantabria, disse: «Dopo Altamira, tutto è decadenza».
Il principale mistero, che anima la curiosità e la fantasia di Benetti, è il motivo che spingeva un uomo primitivo, alla necessità di dipingere. Altro punto su cui l'artista bolognese focalizza la propria attenzione, è la modalità ed i luoghi in cui spesso le pitture erano eseguite, ovvero all'interno di cunicoli angusti e privi di luce naturale, nei quali le opere che creavano, difficilmente sarebbero state apprezzate da qualcuno, vista la posizione recondita in cui erano eseguite. Erano destinate, perciò, a non essere apprezzate da nessuno, al contrario di oggi, in cui si creano eventi e mostre e si fa di tutto per far conoscere il proprio operato artistico.
Un altro mistero affascinante è legato alla presenza nella pittura rupestre di forme simili a dischi volanti o ad alieni. Queste figure, innegabilmente presenti nella pittura delle origini, aprono squarci su teorie ed ipotesi, come quella degli “antichi astronauti”, che a prescindere dalla loro credibilità, donano alla preistoria e, nella fattispecie, all'origine dell'uomo, un alone di fascino e di mistero raramente riscontrabile, in altri periodi della storia umana.
E così via, passando da un mistero all'altro, Andrea Benetti si diverte a creare queste “forme senza tempo”, che a volte sono mutuate dalla pittura rupestre, mentre altre volte sono completamente inventate, magari partendo dalla distorsione di un simbolo, o la rivisitazione di una “forma senza tempo”.
Apparentemente, le opere in mostra in “Timeless shapes” potrebbero essere assimilate ad un astrattismo formale del '900, ma anch'esse celano un mistero, che si esprime attraverso il significato, che Andrea Benetti assegna ad esse. Egli vuole creare un ponte ideale tra l'origine della pittura e la sua contemporaneità. La stessa scelta del bassorilievo irregolare, realizzato sulla tela, che caratterizza le sue opere, vuole emulare simbolicamente l'irregolarità e la tridimensionalità della roccia, il supporto su cui l'uomo preistorico realizzava le proprie opere pittoriche.
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