Land-specific (di unni veni? a 'ccu apparteni?) Giovanni Bartolozzi/Michele Lombardo
Mostre, Caltanissetta, 25 June 2016
LAND-SPECIFIC (Di unni veni? A ‘ccu apparteni?):

Presso lo showroom Di Buono Arredi a Caltanissetta nasce un nuovo spazio per l’arte:
Sosta Visiva.
Con questa prima mostra gli artisti Giovanni Bartolozzi e Michele Lombardo introducono un elemento che vuole essere identificativo del futuro percorso di Sosta Visiva, quello della riflessione sulla specificità territoriale e, per così dire, etnica.
Tale riflessione vuole indurre spettatori e operatori dell’arte a porsi domande fondamentali quali Chi siamo? Perché siamo nati? Da dove veniamo? (non a caso il titolo della mostra è Land-Specific: Di unni veni? A ‘ccu apparteni?) che sono poi le fatali questioni che danno il titolo al famoso quadro di Gauguin Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? del 1897.
Non è forse da simili domande che scaturisce il Pensiero e, dunque, l’Arte tutta?
Nelle opere dei due autori presenti in mostra non v’è alcuna dicotomìa tra Forma ed Espressione. Cambiano solo le prospettive, i filtri culturali attraverso i quali i due artisti, ciascuno nella propria unicità, guardano al mondo che li circonda. La prospettiva adottata da Michele Lombardo è, per così dire “impegnata” ma, di certo, non nel senso semplicistico e pseudorivoluzionario del termine. L’artista/fotografo di Caltanissetta sembra volersi piuttosto riappropriare del ruolo sociale dell’intellettuale creativo che ritorni ad assumere una posizione “frontale” e non marginalmente “laterale” come ha acutamente scritto Achille Bonito Oliva a proposito di Alfredo Jaar, non a caso uno degli artisti di riferimento di Lombardo. Talvolta il “paesaggismo” inconsueto di Michele Lombardo sembra trascolorare nel puramente poetico. Basti pensare a un’opera di grande eleganza formale come Negative Balance in cui la proiezione di una pellicola in negativo si spande come stimolo visivo su uno schermo/pattern costituito da una miriade di puntine da disegno.
Dal Paesaggio all’Immagine il conflitto indagato dall’artista rimane il medesimo: unità contro dispersione, integrazione e disintegrazione, creazione e distruzione.
Michele Lombardo persegue da tempo una sorta di anti-fotografia: egli rivolge la sua ricerca nella direzione di un’analisi degli strumenti del fotografare e delle dinamiche della percezione visiva, nel percorso intangibile che va dalla proiezione dell’immagine sulla retina alla sintesi cerebrale del dato ottico riformulato in Visione. Non appare poi così diversa la tensione creativa di Giovanni Bartolozzi tutta orientata a indagare e, per così dire, a “giocare” con gli strumenti essenziali dell’arte: la Forma e la Materia. In Bartolozzi la forma talora appare simbolica. Talaltra è “significante” di per sé, alla maniera di Arnheim, per cui i ritmi visivi nell’interazione tra orizzontale e verticale creano un pattern che comunica con la sola forza dei vettori direzionali e in virtù della psicologia del colore. Le superfici di Bartolozzi non appaiono mai chiuse rispetto all’esterno, anzi esse si lasciano attraversare dall’aria e dalla luce e, così, diventano generatrici d’ombre o, diremmo junghianamente, di altre “rappresentazioni”.
La ricerca formale dei due artisti rende questi ultimi pienamente in grado di aderire alla sfida culturale posta o, per meglio dire, offerta dalle particolari caratteristiche dello spazio Sosta Visiva: il dialogo con gli oggetti di Design del collezionista/imprenditore Liborio Di Buono.
A unire i due autori è, infine, la capacità di dar vita a una riflessione meta-artistica, che si fa filosofica, sulle coordinate imprescindibili della realtà: lo Spazio e il Tempo. Al bosco di Gabbàra documentato da Michele Lombardo con la lucidità di chi sa di assistere alla morte di un frammento di bellezza risponde il Picasso Sicano di Bartolozzi. Se, da una parte, Michele Lombardo attraversa l’area di Gabbàra situata vicinissimo a dove gli antichi greci volevano essersi verificato il ratto di Persefone, Bartolozzi, dall’altra, nella sua opera, citando giocosamente il grande pittore spagnolo, si spinge verso un’interpretazione antropologica di questo stesso simbolo, che sfida il Tempo e che affonda ancora una volta le radici nel Mito. Le corna taurine rappresentate da Bartolozzi ci riportano direttamente al Mitraismo, culto persiano antichissimo diffuso durante l’Ellenismo e nella Roma imperiale. In questo senso alcune opere presentate per questa occasione da Bartolozzi e da Lombardo valgono come esperimento di riappropriazione da parte della cultura mediterranea di fatti, miti, simboli e suggestioni che le appartengono. Gli artisti spostano dunque il dato rappresentativo/simbolico dal campo della Storia dell’Arte, intesa come disciplina esterna al Soggetto, alla Cultura Etnica, interpretata come sapienza filogenetica interiorizzata e sedimentata.


Giuseppe Alletto

Commenti 4

Teresa Palombini
8 anni fa
Tanti auguri!
Lino Bianco
8 anni fa
Lino Bianco Artista
Complimenti ed in bocca al lupo! Ciao,
Lino
mario dagrada
8 anni fa
mario dagrada Artista
tanti auguri!
Nanouk Reicht
8 anni fa
Nanouk Reicht Art lover
Complimenti e auguri !

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