Tokyo, 2004. Hirokazu Kobayashi e Haruna Yamada vincolano le loro due personalità e professionalità nella cosiddetta unità creativa Spread. L’idea è quella di impostare una nuova forma di design che si rivolga direttamente alla sfera personale di ogni individuo, traducendo in immagine ciò che sostanzialmente viene vissuto. Emblema della loro produzione, Life Stripe: strisce parallele di colori diversi integrate insieme a formare un pattern ogni volta, a seconda del soggetto che le compone, inedito. Le righe non sono altro che aspetti della vita visualizzati con il colore, attimi solitamente sfuggenti e anche banali a cui viene attribuita una precisa tinta. Il rosso equivale al lavoro e allo studio, il verde ai momenti di relax. Una sorta di mappatura giornaliera, in cui il grigiore di alcuni istanti è in tutti i casi sostituito dalla vivacità del colore. È il tentativo, peraltro riuscito, di un approccio del tutto diverso al modo di vivere. Se rivedo il mio fotogramma equivalente a ieri mi rendo conto come un giorno del tutto ordinario, in cui ho fatto colazione, azionato la lavatrice, sono andata al lavoro, ho bevuto un caffè in un bistrot e la sera sono andata a dormire, è tutt’altro che consueto: al contrario, appare quasi avvincente. La sola possibilità di riassumerlo con forma e colori lo rende nettamente più interessante. E positivo. Life Stripe attua un interessante parallelo tra l’arte e una sorta di terapia psicologica su misura, in quanto coinvolge direttamente le azioni del singolo, strutturandosi come un esercizio altamente personalizzato che si occupa per lo più di sottolineare l’importanza di gesti banali e spesso del tutto ignorati. Inoltre il processo di cura attivato dall’opera d’arte è reso immediatamente manifesto nel bel mezzo della sua stessa realizzazione. Slogan conduttore, motto ripetuto di continuo come motivazione basilare del progetto: «Il colore è vita».
(Ivana Mazzei)
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