Un film incentrato sull’amore ispira una tra le prime esposizioni del triennio dedicato ad arte-cinema di Zerouno. Una citazione che pare scarna e che rimanda alla libertà, alla sua importanza in ogni campo e che lascia riflettere. La storia ci insegna che spesso i grandi intellettuali si sono dovuti confrontare con leggi e scoperte oltre le quali non poter andare. Con il passare del tempo, lentamente come un tarlo, la libertà, ha cominciato ad avere un ruolo fondamentale in ogni campo ed è dalla seconda metà del ‘900 che la libertà di poter fare arte si è imposta come una prerogativa essenziale. Grazie alla libertà si nota l’infinita potenzialità dell’arte, senza di essa anche l’universo sarebbe legato. La libertà è il nutrimento dell’arte spirituale, visivo ed intellettivo perché essere artisti significa, soprattutto, ‘essere liberi’. Ispirati a questo concetto sono stati prescelti i quattro artisti di questo evento che dimostreranno come, figurazione e astrazione sono il risultato della libertà tonale, tecnica, gestuale. Ogni opera d’arte ha un animo ed è grazie alla libertà che l’ha concepita che si pregna di emozioni e sensazioni ed emerge perfettamente nelle due sale in cui Roberto Aere, Vassilios Dragani, Adriana Inverni, Gioacchino Schembri aprono un interrogativo: cosa sarebbe l’arte senza la libertà?
Sarebbe sincope, esattamente come l’uomo non libero.
Roberto Aere dimostra la sua libertà attraverso l’utilizzo di toni molto intensi che tratteggiano interni ed esterni con una semplicità elementare inquadrando prospettive e dettagli. La figurazione di Aere è senza dubbio non convenzionale, partendo anni dietro dal segnare confini che venivano poi colorati nascevano, come per incanto, dei paesaggi. L’utilizzo della spatola prima e dei pennelli dopo, gli consente di stravolgere la realtà con l’intensità dei toni per una resa pittorica essenziale ma di impatto per i toni e per i gesti. I colori vengono scelti guardandoli, in base alle sensazioni del momento e proprio questi sono la grande particolarità di quest’arte che stravolge i canoni della convenzionalità per imporsi con diversità nell’attuale panorama artistico.
Vassilios Dragani vive l’arte come uno sfogo, molte opere nascono in base all’andamento delle sue giornate, da come il moto interiore detta. Non si comanda all’arte, non si può comandare alle emozioni che la generano, questi i presupposti di un’arte intrisa di losanghe ondulate, a volte intrecciate ed ingarbugliate, che creano griglie di colore, altre volte libranti in spazi allargati di colore. Una giovane mano in divenire che cresce in ogni opera e che lascia che i gesti vadano liberi sul supporto, ignari di ciò che accadrà. Senza limiti Dragani deve essere ammaliato e stupito dalle sue creazioni prima di sorprendere il pubblico e di lasciare grandi stimoli di ricerca in ogni tratto.
Adriana Inverni dipinge essenzialmente quello che sente. Il colore, molto ben calibrato e studiato, ha sempre attratto quest’artista la cui figurazione non è palese, ma ricercata e pare comprendersi solo dopo uno studio attento dei dipinti. Avvalendosi di toni caldi e freddi crea continue contrapposizioni ed ogni colore suscita ricordi di un vissuto. Il contrasto caldo/freddo cromatico parte da una consapevole realtà secondo cui la sabbia o la neve creano lo stesso effetto con il vento. Ed è come un vento l’arte della Inverni perché spazza ogni canone di consuetudine artistica alla volta di una ricercatezza riflessiva. Poche figure, del tutto assenti nelle opere in mostra, lasciano spazio a ‘paesaggi concettuali’ poiché c’è un’interpretazione astratta in ogni opera che piantona l’osservatore davanti alle opere e lo lascia lì, ammaliato, a studiare colori e forme.
Gioacchino Schembri non si avvicina alla pittura con una idea ben precisa, davanti ad una tela bianca, con una spatola e tanto colore inquadra vaste campiture di cromie i cui gesti sono come piccole onde marittime. In tutte le opere c’è sempre un puntino che lo rappresenta nello stare a guardare la sua creazione. Spaziando tra le sue emozioni Schembri è sempre ponderato, attento, sia nella gestualità che nelle cromie, mai appariscenti o invadenti. In punta di piedi si avvicina a quel mare cromatico lasciando che tutto nasca naturalmente e facendo in modo che il colore bagni la sua mano per lasciarsi ispirare da questa passione. Una pittura riflessiva ed attenta, come l’animo di un uomo, che sfoga nell’arte ogni emozione e che lascia che la libertà interpretativa di chi osserva si perda in quelle vastità accoglienti, meditate e cadenzate che sanno coccolare lo sguardo.
[.…] la libertà è il diritto dell’anima di respirare
e se essa non può farlo significa che le leggi sono cinte, troppo strette.
Senza libertà l’uomo è sincope.
Good Will Hunting, un film di Gus Van Sant,USA, 1997
Sede: Centro Culturale Zerouno,via indipendenza 27, Barletta
Periodo di Riferimento: 1 - 15 febbraio 2018
Patrocini: Fondazione Giuseppe De Nittis
Vernice: giovedì 1 febbraio - ore 18.00 - Orari:. lun- ven. 17.00 - 20.00 sabato e tutte le mattine su appuntamento - dom. chiuso. Ingresso: Libero
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