A conti fatti
Mostre, Barletta, 15 June 2017
Un’esposizione concreta dall’impatto visivo travolgente ed affascinante accoglie gli osservatori in una estate qualunque dal caldo rovente. E’ un film drammatico dal testo intenso che ispira il nuovo evento; un titolo secco e determinato comunica una di quelle certezze assolute che fanno talmente parte di noi da non accorgersene quasi più . ‘A conti fatti‘, in realtà, in ogni opera d’arte c’è amore, tempo e morte ed ogni opera d’arte è una creazione che potrebbe anche migliorare la vita della gente. Una lunga riflessione è l’intento di questa mostra che prevede, volutamente, la selezione di opere diverse tra loro accomunate dal solo filo rosso dei perché che le hanno create e dal trinomio amore-tempo-morte. Con differenti tecniche si è cercato di stupire e far riflettere il pubblico selezionando opere d'arte tacitamente intriganti e gestualmente emozionanti. Opere concettuali e figurative, divise in due sale, dimostreranno che ’a conti fatti’ sono davvero poche le cose che contano, che i perché sono tanti ma non si può dar risposta a tutto, che basta amore per creare con pochi gesti: così la concettualità si esprime con la materia volutamente differente, dalla leggerezza alla corposità o viceversa, la figurazione è un intrigo visivo di colori, simbolismi ed energia positiva poiché il tempo impiegato per dettagliare ogni cromia e il desiderio di lasciare un segno spiazzano l’osservatore. Dall’impatto dell’astrazione talmente straordinaria che passa dalla leggerezza a quattro mani di Rimini-Sanchez, delicata, pulita, essenziale a quella coinvolgente e stravolgente di Marco Iacobelli che si avvale solo della carta per creare un volume scultoreo si giunge alla seconda sala che accoglie l’osservatore tra i toni silenziosi di un volto quasi monocromatico di Barbara Bertoncelli e poi esplode tra i toni coinvolgenti di Sabrina Veronese che si confronta con una figurazione digitale avvincente. Non quattro artisti, ma quattro sapienti si interrogano in sala.
Barbara Bertoncelli utilizza la digital art per esprimersi con leggerezza e determinazione. Si assiste ad una ricerca fotografica che viene sempre rivista con delicatezza partendo da scene reali, talvolta scattate per curiosità o per caso. Le opere prescelte invadono cromaticamente l’osservatore, lo introducono in volti e colori avvincenti e lo fanno con grazia e delicatezza in un crescendo cromatico che parte dal bianco nero di un volto di profilo in cui solo le labbra dicono in rosso sino al divertimento di una giovane donna vista dall’alto che poi si evolve nel silenzio di un volto coperto dalla maschera. Il punto di vista dell’artista , il suo modo di guardare il mondo e anche la sua professione influiscono nella resa di opere tutte così diverse tra loro che sono, in realtà, uno studio dell’intimo di ognuno, dall’inconscio al goco con i frutti, dallo stupore alla riflessione. Stampe su alluminio o tavola che parlano di contemporaneità per i contenuti e per il genere digitale che sa fare la differenza nel panorama artistico perché coglie dettagli e parla in modo inconsueto all’osservatore. Attraverso una continua tensione alla pittura ben visibile dai tratti pittorici presenti nelle opere, si assiste alla certezza della Bertoncelli per cui ogni fotografia deve possedere una elaborazione, un ritocco che la personalizzi e diversifichi ed ogni fotografia è una ricerca interiore che ha scelto un mezzo diverso per esprimersi.
Marco Iacobelli invade lo sguardo dell’osservatore con opere quasi scultoree che incuriosiscono ed mozzano il fiato. Una materia corposa, pesante e massiccia pare essere adagiata su tela, in realtà così non è: è carta pesta lavorata ad arte ad essere adagiata al supporto che, in alternativa, non potrebbe mai reggere tanta pesantezza. E si osservano forme concentriche, ramificazioni, vortici intrappolati sulla superficie che accoglie la leggerezza della carta indurita e solidificata in un gioco astruso che sorprende davanti alla scoperta delle soavità e leggerezza della carta che, impastata con la colla, crea grandi forme apparentemente pesanti. Traendo ispirazione anche da semplici immagini viste per strada nascono pitto-sculture che solo al tatto svelano la magia della grandezza artistica. Si percepisce la ruvidità della carta, la profondità dell’opera, la semi rigidità delle sculture cogliendo la grandezza di un artista completo che tra incavi di polistirolo e riempimenti di carta identifica un’arte originale e grandemente innovativa.
Le artiste Rimini-Sanchez creano opere a quattro mani dalla leggerezza mozzafiato. Colori naturali, pacati, mai invadenti sono alla base di juta, tracce di spartiti, pizzi, esile filo di ferro che vengono adagiati su tela o tavola godendo della naturalità e del riciclaggio che le artiste attuano. E si assiste così ad una sinfonia visiva di tante piccole opere che appaiono sospese alle pareti muovendosi spinte da una musica interiore, passionale, avvincente. Non possono esistere grandi misure per queste creazioni, sarebbe innaturale deturparle di quella magia ch detengono grazie alla piccolezza che le rende rare come gioielli da collezione. Due donne condividono la loro passione, una musicista ed una grafica pubblicitaria, recuperando oggetti di scarto li elevano ad arte. Nata per caso la prima creazione da lì si è dato il via ad una intesa così naturale che è attraverso la nascita di nuove opere e utilizzando vecchi elementi che si cela la magia di opere che hanno pochi elementi pittorici e che stanno scoprendo lentamente il colore evidenziando possibili contrasti. Sono opere di cui è stranamente difficile dire perchè solo alla vista si coglie il gonfiore di quello juta adagiato su tela, la ricerca dello spago ruvido che pare sospeso, la leggerezza di quella carta stracciata e messa lì in un caso solo apparente. E’ di fronte ad opere così essenziali che si comprende la grandezza innovativa di menti geniali che sfruttano i mezzi del contemporaneo parlando con diversità del presente.
Sabrina Veronese è un’artista poliedrica e completa perché si approccia sia alla figurazione che l’astrazione. In questo evento si confronta nella sala della figurazione con due ritratti sorprendenti per vivacità, entusiasmo, grandezza. La sua è un’arte simbolica che affascina ed incuriosisce, due volti femminili dagli occhi grandi accolgono l’osservatore e lo lasciano fermo lì per diversi minuti: intanto da quegli occhi che tanto dicono lo sguardo comincia a muoversi alla scoperta dei dettagli e coglie le posizioni, le mani, le unghie i simboli (strumenti musicali, note, fiori, scarpe) che si aprono da una delle due teste a dimostrazione di come ci sia un mondo nella testa di quegli occhi fantastici. Da una pittura nata dall’intimo si percepisce gioia e pacatezza, maturità e positività in creazioni sorprendenti

[.…] ''Sentiamo qual è il vostro perchè? Perchè vi siete alzati stamattina?
Perchè avete mangiato quella cosa? Perchè vi siete vestiti in quel modo?
Perchè siete venuti qui?
Siamo qui per un contatto, la vita riguarda le persone e la pubblicità deve porre il giusto risalto come i nostri prodotti e servizi possono migliorare la vita della gente...
e questo come lo otteniamo?
Amore, tempo, morte.
Sì, queste tre astrazioni collegano ogni singolo essere umano sulla terra, ogni cosa che vogliamo, ogni cosa che abbiamo paura di non avere, ogni cosa che alla fine decidiamo di comprare è perchè in realtà,
a conti fatti,
noi desideriamo l'amore, vorremmo avere più tempo e temiamo la morte.
Amore, tempo , morte...iniziamo."

Collateral beauty, film del 2016, diretto da David Frankel,USA



Sede: Centro Culturale Zerouno,via indipendenza 27, Barletta
Periodo di Riferimento: 15-29 giugno 2017
Patrocini: Fondazione Giuseppe De Nittis
Vernice: giovedì 15 giugno - ore 18.30 - Orari:. lun- ven. 17.30 - 20.00 sabato e tutte le mattine su appuntamento - dom. chiuso. Ingresso: Libero








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