Mostre, Barletta, 16 February 2017
Un dialogo succinto e riflessivo di un recente film introduce un’esposizione che ha poco da dire poiché ogni opera parla da sé, quale espressione naturale di chi sa solo esprimersi attraverso l’arte. Tra le piccolezze dei tratti figurativi o astratti, nella grandiosità di un'idea che è sempre geniale, tra i colori intensi o pacati, senza fallimenti, con la sola convinzione che non si possa cambiare la natura delle cose nasce l'esposizione di quattro protagonisti che sanno solo amare la loro passione. Non si può cambiare la natura delle persone né quella delle cose, è proprio questo il filo rosso di un evento che mostra la tenacia mentale di chi ha in testa l'amore per l'arte e l'inevitabile naturalezza di chi sta a guardare tacitamente la grandezza della creazione. Ogni opera d’arte è l'esito di un grande lavoro, sperimentazioni, tentativi, ricerche, studi, ma si sa che non si può cambiare la natura sebbene ogni artista abbia e goda dell’abilità di modificare le proprie creazioni, per questo con la stessa semplicità con cui sono state create le opere d'arte in esposizione si palesano, genuinamente irraccontabili, unicamente discrete, raramente grandi. Sono tutte opere non convenzionali, diverse, astratte e figurative, volutamente selezionate per la naturalezza, sempre sbagliate ed alla fine non si può che amarle; quattro le menti uniche che le hanno generate Grazia Barbieri, Ilaria Finetti, Sergio Oddone, Valentina Porcelli.
Grazia Barbieri ha una mano sapiente e delicata ed una umiltà così riservata che solo con la pittura attenta riesce a liberare il suo spirito determinato e preciso. Certosina la mano si muove sul supporto lasciando che la luce, alla stregua di grandi artisti, divenga fondamentale nella lettura delle sue opere; due donne, le protagoniste, scrutano l’osservatore penetrando nell’intimo, ma poco si resiste al loro sguardo lasciando che la luce, da grande protagonista, accompagni chi osserva nella lettura dei particolari lasciando che il fondo sia nucleo generatore. Un’arte matura, frutto di una mano maestra che in questa mostra si districa tra bianco e nero volutamente a contrasto per mostrare la grandezza di una mano che spazia cromaticamente e che sa rendere con ogni tono ed in ogni spazio.
laria Finetti è un'artista determinata nella sua semplicità: con l'acquerello su carta lascia che la mano si muova ispirata dalla quotidianità, dal suo lavoro, dalla magia della creazione umana. E' una tecnica leggera e delicata quella dell'acquerello, è innegabile, la complessità sta nella sua applicazione e nell'utilizzo sapiente, ma la Finetti riesce pienamente a dare carattere e determinazione attraverso i toni, scuri ma non troppo, definiti e precisi. Si assiste alla precisione del tratto e alla concettualità di ogni disegno, dagli embrioni che custodiscono la nascita alle piante che si palesano con grazia. E così pare di essere in un mondo favoloso tra i gesti della Finetti, in cui librarsi naturalmente guidati dalle linee ricurve di uno spirito semplice che sa fare la differenza nel panorama artistico di oggi. 
Sergio Oddone è ispirato dalla geometria come si palesa immediatamente dalla visione di forme astruse, non sempre definite, che aleggiano sulla superficie, ma non solo: il mondo dei motori lo stimola esprimendo con pennarelli su fondi di carta forme che si librano quasi ad apparire opere cosmiche. Molti studi, incontabili tentativi hanno determinato la scelta di una tecnica alternativa e poco comune che crea tridimensionalità stimolando la fantasia nella ricerca quasi obbligata di dare nome alla forma creata. A volte i colori si combinano dando vita a tonalità particolari, la mano si muove libera alla ricerca di forme sempre differenti prediligendo fondi sempre diversi che accendono o spengono l'entusiasmo di chi osserva. La leggerezza di un'arte poco comune viene intensificata dalle grandezze delle forme, non si ferma ai piccoli formati l'artista, ma si cimenta in dimensioni grandi che fungono da trappola per lo sguardo lasciando l'osservatore quasi sospeso nell'intrigo visivo che si spegne o nasce dal colore del fondo. E' indubbiamente un'arte fuori dal comune la cui semplicità intriga e sorprende, frutto di una mano meticolosa e sapiente che sa fare la differenza nel panorama artistico di oggi.
Valentina Porcelli è palesemente attratta dalla ritrattistica. Dipingere la gente, le donne, è prerogativa cardinale di un'arte leggera ed intensa che appare di semplice comprensione, ma che allo sguardo attento svela dettagli, accuratezza, precisione. Un mondo si cela e si svela insieme in quei toni sempre pacati, in quella semplicità apparente che lascia che le protagoniste appaiano quasi sospese agli occhi dell'osservatore, con un'ombra appena abbozzata, in un fondo volutamente chiaro, celeste, in cui la distensione estrema del colore lascia interdetti se quelle donne emergano o entrino nella magia dello spazio. Un'arte delicata e volutamente pacata da cui esplode la sensibilità di un animo giovane e leggiadro sa attuare un dialogo visivo tra chi osserva e chi è dipinto alla ricerca continua di intesa. Una serenità indiscussa emerge dai lavori, gente comune posta lì seduta o in piedi a guardarti frontalmente o dall'alto, senza sfrontatezza; ed è proprio la semplicità e la grazia della mano che sono i protagonisti di quest'arte poiché c'è tutto un universo lessicale, mai pronunciato, in quegli sguardi dalla forza espressiva travolgente, una classe così determinata ed una raffinatezza così disarmante che non resta che tacere per entrare nella grandezza di quei mondi celesti sospesi che accolgono l'osservatore certo di trovarsi.


Lou: "Ci ho provato papà, ci ho provato in ogni modo, ma ho fallito."
Papà: "Chi dice che hai fallito? Credo che non ci sia nessuno al mondo che avrebbe potuto persuadere quel ragazzo se si era messo in testa una cosa. Non si può cambiare la natura delle persone."
Lou: "E allora uno cosa fa?"
Papà: "Le ama..."
‘Io prima di te’, film prodotto in USA, settembre 2016






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