Mostre, Barletta, 09 January 2017
Il romanzo fantastico ‘Alice nel paese delle meraviglie’ (pubblicato dal matematico e scrittore inglese reverendo Charles Lutwidge Dodgson, sotto il noto pseudonimo di Lewis Carroll) ha ispirato l’artista Sara Zamperlin in un percorso espositivo di nove grandi tele a dimensione quasi reale insieme a foto acidate (non in mostra in questo evento) in cui compaiono oltre la protagonista la Regina e Il fante di cuori, il Cappellaio, Bianco Coniglio, la Lepre Marzolina, il Bruco, Stregatto e la Duchessa. Un impatto visivo quasi impressionante affascina l’osservatore in un mondo non reale, sospeso tra realtà e fantasia, tra colori intensi e il nero spiccante del fondo da cui ogni personaggio emerge con grinta e determinazione. Una mano indubbiamente matura si muove sul supporto in una ricerca che supera la convenzionalità e suggestiona per originalità espressiva e innovazione ideatrice.
Sara Zamperlin ha iniziato ad approfondire il genere letterario delle favole poichè, a differenza delle fiabe, gli elementi e i personaggi che la costituiscono sono creati a partire da elementi e personaggi reali e poi trasformati in personaggi fiabeschi, lavorando sulla bizzarria del loro carattere e a volte sulla profondità dei loro lati oscuri. Così, cercando di
scandagliare i lati più nascosti dei personaggi che hanno dato vita al racconto, Sara ha cercato nella vita reale le persone che potessero diventare i nuovi volti della favola di Carroll, in una contaminazione intima e critica tra realtà e fantasia. I personaggi sono quelli più conosciuti e caratterizzanti, ma accade qui che i veri protagonisti portati alla luce non sono identificabili nell’unione dei tratti di personalità di ogni protagonista con la sua maggiore ossessione. Gli elementi addizionali aggiungono così carattere ad ogni personaggio, cogliendo l’umanità, la fragilità, le paure e i sogni dei personaggi del romanzo attraverso la visione che i soggetti hanno di sé e dell’altro. L’introspezione nelle pieghe della mente umana porta ancora una volta alla risoluzione liberatoria: la bellezza non risiede nell’esteriorità
delle cose, ma nel coraggio di saperle vivere nel profondo. L’arte del confronto e dell’esplorazione di sé diventa così curativa, omaggio al coraggio e alla voglia di vincere le proprie paure e i lati oscuri che albergano in noi.
(Sara Fantin)





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