Venerdì 27 Novembre 2009
Come raccontare per immagini il tema degli immigrati senza cadere nella consueta (triste ammetterlo) iconografia di masse disperate e senza volto? Ri-Africa è il nome del progetto di Claudia Romiti: ritratti di venditori ambulanti mentre vanno al lavoro colti nella loro individualità e con estrema eleganza formale. Risultato? Un nuovo punto di vista che può (ri)accendere il nostro sguardo sulla loro situazione.
Non a caso, Ri-Africa ha ricevuto il primo merito (con la partnership del brand Roberto Del Carlo) che il Lucca Digital Photo Festival assegna ai nuovi talenti della fotografia (italiani e non).
Queste e altre immagini sono esposte all'ex Manifattura Tabacchi di Lucca fino all'8/12. Nel programma del festival anche workshop, incontri, dibattiti e mostre di Richard Avedon, Elkoh Osoe, Man Ray, Alex Majoli, Gianni Berengo Gardin, Ernesto Bazan.
How to : Lucca Digital Photo Festival , ex Manifattura Tabacchi, Lucca. Fino all'8 dicembre 2009.
Il lavoro ri-Africa è un progetto che tratta, in modo originale ed intelligente, uno degli aspetti più visibili del fenomeno dell’immigrazione oggi in Italia. Questione di grande attualità, ormai al centro del dibattito sociale e politico, ma spesso trattata in maniera drammatica o astratta, riducendo allora le persone a cifre e statistiche.
Con sensibilità e con un procedimento in apparenza semplice, Claudia Romiti, ci confronta a una realtà che spesso guardiamo senza veramente vedere, riducendo così i venditori ambulanti incrociati quotidianamente, a una sorta di figure rappresentative, prive di un’identità propria.
Richiamandosi alla storia della fotografia di studio ed alla tradizione del ritratto posato, in Africa ancora attuale, l’autrice utilizza il paesaggio come un fondale davanti al quale i personaggi si succedono.
Dispositivo estremamente efficace e necessario per obbligarci a visualizzare i soggetti fotografati. Contestualmente i suoi personaggi, Claudia Romiti ne racconta il presente e al tempo stesso li fa uscire dall’anonimato ridando ad ognuno di loro un’identità.
Laura Serani 2009
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