Sei lì, nel suo studio, e vedi queste pietre poggiate su un tavolo. E già Lei è pronta a spiegarti come le ha scelte … nel raccoglierle sulla spiaggia pressoché deserta in qualche pomeriggio di inverno si fa attrarre dalla forma, più o meno tondeggiante, più o meno spigolosa, più o meno regolare, più o meno irregolare … e si fa attrarre dalla sensazione che danno al contatto, dalla piacevolezza nell’averle in mano, nel soppesarle, nel rivoltarle da un lato e dall’altro.
Ed è sin da questo momento che ha inizio la creazione …
Sei lì e queste pietre poggiate su un tavolo già non ti paiono più inanimate ma scorgi in loro una potenzialità Quando torni in quello studio dopo qualche giorno, talvolta anche dopo qualche mese, le trovi lì assemblate, l’una incollata all’altra. La bellezza, la forza e l’energia che erano capaci di esprimere nella loro individualità pare sacrificata in questa nuova forma che hanno assunto.
… E che forma è? Lei è pronta a spiegartelo … talvolta …
Talvolta, infatti, a ispirarla è un viaggio, un libro letto, l’opera di un’artista celebre, l’esperienza della maternità di un’amica o l’amore per il mare di un’altra …
Talaltra, invece, assembla, sperimenta, monta e smonta senza una trama, senza un obiettivo, ma lasciandosi semplicemente guidare dall’armonia o dalla disarmonia di questo coacervo di materia e si ferma solo allorquando il coacervo la appaga … o forse no …
Ai giochi di equilibri, di incastri, di tentativi di sovrapposizioni e ancora … equilibri, incastri, tentativi e sovrapposizioni, segue la nuova fase … creare figure, dare colore … Ed è qui che la sua versatilità diviene palpabile: pennellate morbide, pastose, fluenti, finanche sensuali, ma anche pennellate decise, graffianti, aggressive … ; disegni minuti e puntuali al limite del miniaturistico, ma anche figure regolari che richiamano il geometrico, oppure semplicemente accattivanti accostamenti di colori …
E i colori … dagli azzurri e turchesi che richiamano quel mare da cui tutto ebbe inizio, ai colori più elettrici, al limite dello psicadelico, oppure tinte metalliche, passando per i rossi, per i verdi, talvolta intervallati da luminosissimi bianchi …
Quando finalmente vedi l’opera, “la sculturina”, finita, con quel tocco di brillantezza dell’ultima finale passata di lucido, rimani lì incantato … e ti chiedi come sia stato possibile creare tanta bellezza …
Il vero privilegio è, in vero, avere una di queste creazioni in un tuo posto, in un tuo luogo.
E ciò non tanto per il legittimo quanto umano desiderio di fare proprio un “oggetto” bello, quanto, piuttosto, per le sensazioni che quell’ “oggetto” è capace di darti …
Ogni tanto, infatti, nonostante la pressappocaggine che il viver quotidiano induce, senti il bisogno di soffermartici. Il quel momento il tempo si ferma e l’anima, caparbiamente alla ricerca di bellezza di cui nutrirsi, finalmente si appaga …
Lo sguardo si poggia sulla creazione e la senti viva …
Viva perché scorgi in essa nuove espressioni, nuovi dettagli, nuove forme e nuove suggestioni …
Viva perche la senti animata, perché ti parla, perché ne percepisci l’energia …
Viva perché in questo climax di comunicazione, quasi di fusione con l’opera, in preda ad un istintivo desiderio di far tua tutta quella potenza, senti il bisogno di un contatto fisico: e il tatto non è meno appagato della vista … senti le pietre, i loro piccoli incavi, le loro rotondità, la loro irregolarità, la loro vitalissima gelida temperatura e, soprattutto, riprendi a sentire tutta la potenza e l’energia che questi piccoli grandi sassi sono capaci di esprimere …
Puoi stare lì, rapito, per un tempo indefinito a goderti queste sensazioni, ma arriva sempre il momento in cui devi andar via.
E allora guardi la “sculturina”, in cuor tuo la saluti e le dai un arrivederci perché sai che tornerai a esserne richiamato … ; sai che ricercherai ancora quelle sensazioni; sai che avrai ancora bisogno di tutta quella bellezza …
G. Cassese
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