saranno “ospitati”, nel delizioso negozio Ottica Spinozzi degli amici Rinaldo e Valentina.
Anche con questa esposizione, l’Artista pescarese Alfonso Camplone, esprime la volontà di una mobilità espositiva itinerante, in diverse e inconsuete location.
Il mettere in mostra delle opere pittoriche in un negozio di ottica è quanto mai inusuale ma sicuramente evocativo nel senso che “il veder bene lascia ancor di più spazio all’osservare” per andare in profondità.
Le immagini di copertina “strappate” da riviste degli anni 50 e 60, immerse in una cromaticità vibrante, saranno forse capaci di trasportare il pubblico in un universo magico e avvolgente. Attraverso il veder bene, riuscire ad andare oltre la superfice, fino a giungere, o perlomeno riflettere, sulla vera essenza delle cose.
Le splendide Donne esposte, bellezza “iconica”, lasceranno sì, il fruitore, godere di un “quel mettersi in mostra” … ma un “abile osservatore” potrà consapevolizzare che l’osservazione non riguarda solo ciò che è visibile in superfice, ma anche la loro essenza. Quindi non si fermerà all’apparenza delle immagini, ma riuscirà a “guarda oltre”. Un osservatore attento non si accontenterà di un’osservazione dell’immagine nella sua individualità e peculiarità, ma cercherà di coglierne l’aspetto più profondo.
Un osservatore attento non si limiterà ad una “lettura” con la sola testa e pensare bello o brutto, ma cercherà di andare oltre ciò che vede e magari, attraverso il cuore “sentire” ciò che gli arriva. Questa operazione, che in apparenza potrebbe sembrare soggettiva e priva di fondamento scientifico, è invece parte essenziale per andare oltre l’osservazione del semplice spazio pittorico estetico rappresentato. L’auspicio dell’Artista è che possa essere una ulteriore piccola occasione per favorire una introspezione, che lasci il posto al pensiero “tutto è a nostra disposizione e può cambiare davvero attraverso la nostra intima, vera, autentica impronta. Soltanto essa può determinare ciò che può renderci felici di essere vivi, in un mondo che chiede di essere vissuto, per davvero”- Stefano Nieddu.
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