Le pitture si rivelano così come un’amabile presenza cromatica, materica ed emozionale che “concertando” con il cibo avvolgono l’avventore in modo plurisensoriale tra profumi, sapori e coinvolgimento visivo, conducendo piacevolmente e armoniosamente il “tempo del desinare”.
Cibo e arte fantastico binomio. Se il cibo è da sempre un oggetto di rappresentazione nell’arte comunemente intesa, forse solo di recente è risaltato, nell’ambito della cultura, l’idea che lo stesso fare-cibo possa essere considerata una modalità del fare arte. Il fare-arte come creazione, come tecnica, estetica e magica allo stesso tempo; espressione della libertà. Il cuoco come il pittore può considerarsi un artista, se l’artista è colui che “crea”, e crea “oggetti propri”, avviene che la relazione tra cibo e arte consente una fruizione completa. Ben noto è come il mangiare e ammirare un’opera, sono, sostanzialmente, gesti culturali che fanno bene al corpo e all’anima.
Il sodalizio tra le due arti regine: pittorica e culinaria non è cosa nuova per il pittore, il fatto che a Cala Bjanca si possa gustare piatti di pesce ha particolarmente invogliato l’artista ad esporre i suoi lavori pittorici, poiché “proveniente da una famiglia di marinai, navigatori e pescatori, Alfonso Camplone ha sempre avuto un legame fortissimo con il mare”. Negli anni che ha vissuto alla Marina Sud di Pescara, il mangiar pesce è nei suoi ricordi come momenti di aggregazione, condivisione con la famiglia e i molti amici che frequentavano la sua casa “porto di mare”… momenti degustativi legati alla convivialità, legati alla tradizione e cultura di una cucina marinara autoctona.
Non c’è dubbio, infatti, che una profonda cultura del cibo sia un modo per scoprire le consuetudini dei luoghi che viviamo, per impararne approfonditamente la storia e magari trasmetterne gli aspetti peculiari, della nostra tradizione. L’abitudine di cibarsi di pesce è antichissima. Popoli di navigatori quali egizi, fenici e cartaginesi erano consumatori di pesce, così come greci, etruschi e romani che lo conservavano in salamoia. Agli ebrei era consentito mangiare il pesce con le squame quale augurio di fecondità.
L’abitudine a cibarsi del pesce perdurò durante Medioevo e Rinascimento anche grazie all’eccellente possibilità di conservarlo sotto sale.
Il pesce, oltre come cibo, nella sua simbolica, era molto importante un po’ ovunque nel mondo, come oggetto di culto, presente nell’arte, nella religione e nella cultura dei popoli.
Gli antichi attribuivano al pesce il privilegio di conoscere gli incantesimi che potevano guarire la sterilità vegetale, animale e umana. Il culto del pesce come immagine della divinità, che poi si identifica con essa, viene riscontrato già duemila anni prima di Cristo, in India, in estremo Oriente, in Egitto, e anche in Messico. Già nelle prime religioni, il pesce era simbolo della Dea Madre: i Celti lo hanno rappresentato come emblema del ventre femminile.
Ritroviamo i pesci negli affreschi delle tombe egizie, nei mosaici romani dell’età imperiale, in entrambi i casi ancora come simbolo di fertilità e di sessualità. Ad esempio il delfino era simbolo della Dea Afrodite. I pesci sono presenti anche nella cultura dei Maya: è il caso del pesce parlante.
Con il Cristianesimo, si raggiunge un significato mistico: ricordiamo il miracolo dei pani e dei pesci.
Nell’arte pittorica il pesce è sempre stato raffigurato per la sua poliedrica simbologia.
L’importanza ed il significato simbolico che l’uomo attribuisce al pesce sin dall’antichità la si può ben notare osservando varie forme di rappresentazioni artistiche.
Nell’arte fiamminga che raffigura i pesci nelle nature morte. Soggetto altrettanto diffuso nelle scene di mercato e di cucina fra XVI e XVII sec., in specie di capricci arcimboldeschi e nelle nature morte fino al XX sec. Nell’arte orientale, cinese e giapponese, maggiormente in sculture.
Spostandoci più verso l’occidente e in tempi più recenti, troviamo i pesci in documentari, libri, racconti, cartoni animati, loghi e quant’altro! Tornando all’aspetto visivo-gustativo, gustare il cibo a Cala Bjanca diventa un autentico percorso del piacere, per il gusto: nell’assaporare piatti autentici, da quelli tradizionali a quelli più insoliti e per gli occhi: nel poter rimirar quei “colorati personaggi” che ci fanno sentire in buona compagnia con loro “presenza plastica”, “scavata nella materia pittorica stratificata a più non posso, perché balzi fuori … la storia autentica che c’è sotto”.
Doveroso ringraziamento ai titolari e allo chef che con entusiasmo sono stati partecipi e propositivi alla realizzazione di questo piccolo evento.
Opere pittoriche di: Alfonso Camplone www.alfonsocamplone.it - alfonsocamplone@gmail.com
Sede espositiva: Ristorante “Cala Bjanca” Via Falcone e Borsellino, 30 - Pescara
Periodo espositivo: 19 Maggio / 20 Luglio 2014
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max
Lino
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