Un brusio fluido e diffuso sale dal basso, la folla ordinata inforca la via che conduce all’antico Palazzo della Memoria. Si dice in città che in quell’edificio vetusto e silente, lì su, al quinto piano, alberghi il figlio della dea Mnemosine; egli è un grande artista dal sorriso gentile e con un dono unico e supremo: tutti coloro che avranno il piacere e la fortuna di commissionargli un personalissimo ritratto assicureranno alla propria immagine dipinta immortalità ed eternità. Festosa e carnascialesca la gente sfila davanti agli strumenti nobili dell’arte per poi andare via dalle scale elicoidali della divina dimora; pieni di Gioiosità intonando un Arrivederci, donne, uomini, bambini portano sottobraccio la propria icona indelebile, come fosse un pacco regalo da scartare segretamente. Ci son proprio tutti: i volti noti della TV, quelli del cinema, quelli delle riviste, i personaggi tratti dalle letture e dalla letteratura, quelli immaginati e immaginari, quelli incontrati per strada, quelli conosciuti durante i viaggi, la gente di tutta una vita. Alla testa del gruppo ad organizzare l’ingresso nell’atelier c’è Il Capitano che fiancheggiato da Il Giovane Guerriero apre galante le braccia a colei la cui immagine diverrà ovunque manifesto dell’ Oltre il Tempo. Giungono riverberi di voci dal fondo di un vicolo cieco, su di una sorta di predellino Il Cantastorie con la sua musica allieta coloro che sono in attesa del proprio turno; anche il Canto dello Sciamano e La danza della Geisha diventano gradevoli espedienti per far scivolare i minuti più in fretta; un po’ in disparte, sdraiato su una panchina c’è chi inevitabilmente si concede alle braccia di Morfeo, si addormenta: Sogni d’Oro! Una zingara ciarliera e furtiva si mescola nella policromia delle genti alle quali vuol svelare il futuro in cambio di qualche secondo in più da trascorrere davanti alla tela del Sommo Artista; nella confusione che genera tensione Il giovane Re e la Presunzione del re certificano il proprio astio reciproco ingaggiando davanti agli occhi della Regina Masai una feroce e irrevocabile Battaglia. Un Ragazzo di buona famiglia esclama con gelido e sarcastico distacco: -“Sono cose che accadono sovente tra esponenti di alto rango”- Un uomo in frak narcisista per indole e missione annuisce composto mentre La dama con il gatto e la seducente Attrice sorridono contenute lanciando uno sguardo melanconico e nostalgico alla Bella Époque. Un rombo infernale squarcia l’aria che si riempie di fumo e fuliggine: eccoli sono Il corridore e La sua bella, dietro di loro, a guardar meglio, c’è con loro anche Il Cavaliere. Dove stanno andando con quel fare spavaldo e prepotente? E con quella corsa, poi? Un gruppo di amici ebbri di entusiasmi frivoli ed avvelenati dal torpore suadente de L’Incantatore di serpenti urlano barcollanti e sostenuti solo da se stessi : - “Brindiam, Liricamente, Brindiam”-. Essi tracciano con i loro passi incerti ed ostinati il perimetro di una piazzetta metafisica e non si stancano affatto di girovagar cantando. La masnada nel frattempo si spinge in avanti, con forza, con insofferenza; numeretto alla mano, piedi calpestati, vesti tirate, acconciature cadenti e tanta fretta, troppa fretta di raggiungere l'eternità. L’artista è generoso, paziente disponibile e dispensa sogni e speranze ad ognuno di loro ma per sé non trattiene nulla, nulla di ciò che questa gente non ha donato. Su un vecchio sofà polveroso dell’atelier, seduto in penombra e ripiegato in se stesso il Tempo sorride con un ghigno amaro e affilato: anch’egli attende il proprio turno. Il paradosso è in agguato. Il figlio della dea Mnemosine (la Memoria), il Sommo Pittore deve annientare l’Ottusità, figlia indiscussa della Vanità, che aggredisce e minaccia ogni giorno di più il dono della Grande Arte. L'artista comprende che c'è un solo modo per salvare se stesso e l’atelier de L' Oltre il tempo, recitare al sorgere del sole l’antico mantra dell’autenticità: “Il Bacino di un bimbo, freschezza splendente, come goccia di rugiada scintillante nel sole, nel mattino di primavera”.
Christian Dolente
Responsabile Servizi Educativi – Museo delle Genti d’Abruzzo
Siamo lieti di ospitare nei locali di SpazioPiù l'esposizione colorata e allegra delle opere di Alfonso Camplone. Questa carrellata di personaggi ben si accorda con la filosofia di ricerca e di incontro che caratterizza il progetto SpazioPiù: uno spazio concepito per favorire il confronto, lo scontro e lo scambio delle diversità, uno spazio concepito per rompere i compartimenti stagni e le prigioni relazionali che il contemporaneo impone. L'incontro tra le diversità di questi colorati personaggi rimanda al dionisiaco, alla dimensione emotiva negata che emerge in tutta la sua forza di rottura creativa degli angusti canoni del razionale per riconsegnarci, partecipi osservatori, alla misteriosa ricchezza dell'esistenza. Ringrazio Alfonso Camplone e tutti gli artisti che contribuiscono e vorranno contribuire allo sviluppo di SpazioPiù con la loro carica creativa capace di restituire il giusto valore alle aree oscure, eppur tanto preziose, del nostro sentire.
Dott. Raffaello Caiano
Coordinatore SpazioPiù
Personale di pittura - “Oltre il tempo, qui nell’atelier”
Inaugurazione: 29 Marzo 2014 - Ore 18.00 - Ingresso libero –
Curatore: Christian Dolente
Opere pittoriche di: Alfonso Camplone www.alfonsocamplone.it
alfonsocamplone@gmail.com
Sede espositiva: “SpazioPiù”, Via del Santuario, 156 – Pescara
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Ciao
Giusella
Lino
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