E’ dedicata, quindi, a tutti coloro che passando o costretti a fare fila all’interno di un negozio, vogliano dare un’occhiata e magari trarne in qualche modo giovamento per l’anima, cosicchè il “luogo” di esposizione, legato alle circostanze quotidiane, non sia destinato solo al pubblico dell’arte ma alla Gente in genere.
Quindi mettere in “mostra” l’arte con flessibilità, in modo che anche l’evento che si stacca, ed esce dalla regolarità normalmente rilevata sia “utile” ai più.
Portare in questi luoghi, “normalmente avulsi”, stimoli visuali estetici, magari esporre opere coerenti con il luogo ospitante e con volontà comunicativa tra artista, contesto e “passante”…
L’arte arriva, quindi, in “vetrina” e anche dentro il “negozio” stesso, con il fine di allietare, far riflettere e contribuire ad affinare la sensibilità dell’osservatore casuale.
Cosicchè il passante nella sua “corsa quotidiana” o il cliente quando è costretto nell’attesa di “essere servito”, possa essere “stimolato” da opere d’arte in un luogo inaspettato, fuori dalle gallerie, musei o spazi appositamente attrezzati.
L’arte arriva, quindi, in VETRINA e vuol essere un trait d’union oltre il tempo, tra quelle “arti” che hanno sempre avuto il fine di sublimare l’uomo nella sua totalità ed interezza sia fisica che spirituale, dove l’uomo potesse trovare il suo ben-essere tra ciò che è “fuori” e ciò che è “dentro”.
Il luogo espositivo evoca ed indica quindi l’arte non solo come antidoto allo stress, ma come un sistema immunitario, nutrimento dello spirito, l’arte è taumaturgica.
Alfonso Camplone
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