IN MORTE DELL'ARTISTA DA GIOVANE un'installAzione di Flavio Sciolè a AR[t]CEVIA INTERNATIONAL ART FESTIVAL
Mostre, Ancona, 13 July 2013
COMUNICATO STAMPA

Si inaugura il prossimo 13 Luglio l’installAzione ‘In Morte Dell’Artista Da Giovane’(stAzione prima) dell’artista Flavio Sciolè. L’evento è un’anteprima assoluta dell’Artcevia International Art Festival che si inaugura ad Arcevia (AN) il prossimo 3 Agosto. La mostra ed il testo critico sono a cura di Laura Coppa. L’instAllazione è relativa alla figura dell’Artista Giovane, spesso mitizzata, troppe volte sfruttata. Entrando in una stanza scopriamo di essere in una camera da letto. Guardando in alto scopriamo un corpo/manichino impiccato. Quello che si vuole manifestare è la condizione dell’Artista Giovane, sfruttato, vilipeso, deriso, aiutato mai. Lasciato morire nella propria intransigenza viene accolto solo se decide di cedere/vendersi. In questo caso lo troviamo col cappio al collo, suicidato. L’installAzione è la prima stazione del progetto, la seconda stazione avrà luogo in chiusura dello stesso festival: un funerale e la sepoltura fisica del manichino (il 27 Settembre).


TESTO DI PRESENTAZIONE di Flavio Sciolè
IN MORTE DELL’ARTISTA DA GIOVANE stAzione Prima
Un progetto d’Arte di Flavio Sciolè
L’instAllazione è relativa alla figura dell’Artista Giovane, spesso mitizzata, troppe volte sfruttata. Entrando in una stanza scopriamo di essere in una camera da letto. All’interno troviamo una brandina ed un comodino su cui è posato un quaderno aperto, scopriremo poi cosa c’è scritto. Sul muro due scritte: vita d’artista vita da teppista/ destroy art. Guardando in alto scopriamo un corpo/manichino impiccato. Quello che si vuole manifestare è la condizione dell’Artista Giovane, sfruttato, vilipeso, deriso, aiutato mai. Lasciato morire nella propria intransigenza viene accolto solo se decide di cedere/vendersi. In questo caso lo troviamo col cappio al collo, suicidato. Il gesto diviene così un atto d’accusa contro chi resta in vita e contro chi cercherà di sfruttarlo da morto. Una vendetta contro secoli di oscurantismo in cui solo la rassegnazione ti permette di esistere, nel desistere. Chi, viceversa, lotta tutti i giorni contro il compromesso viene accantonato, scansato. L’azione del giovane si esplica oltre che col togliersi la vita anche con il lasciare nelle pagine del quaderno il suo pensiero che destituisce l’ipotesi di usarlo post mortem.
Flavio Sciolè
Alcune frasi dal quaderno
Arte Per L’Arte.
Addio, Arte mia portami via.
Non è un suicidio ma un gesto d’Arte.
Dio Mai.

TESTO CRITICO di Laura Coppa
-È morto M. D. A.-
Il corpo del giovane artista è stato rinvenuto appeso a una trave della sua abitazione.
Tremendamente fragile è ogni opera d’arte, tremendamente fragile è il gesto che la compie. Fragile è la parola che tenta di tradurla o che – muta – la tace e la cela. Di fattura instabile è una vita che sui pilastri dell’arte cementifica la sua maestosa riuscita, la sua disastrosa disfatta o la sua irrimediabile rinuncia: rinunciare alla vita, per rinnegare l'arte.
Fragile come un germoglio è una giovinezza che dell’arte ne fa sua ragione.
L’Arte, quella vera, non è davvero ovunque. Lei necessita di “portatori” ideali, di filtri adatti a renderla appropriatamente materica. Come ogni dio esiste sulla terra perché condotto dai predicatori, così l’Arte regna, divulgata dai suoi apostoli o – come in questo caso – martiri.
Perseguitati del proprio tempo, derisi e resi pazzi dall’incomprensione di coloro che l’oscurantismo rende sordociechi.
Stolti di paese, un cui gesto sconsiderato all’estremo, rende reliquia da mercificare a caro prezzo.
Fragile come un germoglio è una giovinezza che l’Arte schiavizza e ne fa suo sfogo.
E, alla fine, quella giovinezza emarginata e inesaudita, l’Arte la rapisce spietatamente, senza possibilità di riscatto.
Una vita inascoltata e una morte celebrata: svenduta, in piccoli pezzi come pietruzze di un muro o come lembi di garza macchiati del sangue da stigmate.
L’installazione di Flavio Sciolè non è una denuncia: è un’accusa.
Imputa ogni colpa ai vili assassini di idee, la cui immobilità intellettuale, segregata in scatole di ferraglia sigillate da sgargianti nastrini di arida neofobia, finisce per desertificare la più florida creatività.
Fragili Martiri Dell’Arte.
Ce lo dice Flavio Sciolè: uno fra i più rinomati non artisti atei.
Adesso farete di me un martire.
In vita non mi degnavate di un saluto, ora ognuno di voi mi conosceva.
Arte per l’Arte.
Addio, Arte mia portami via.
Non è un suicidio, ma un gesto d’Arte.
Dio Mai

Lo dice con un “non gesto” (la morte) di “non arte” (la morte, ancora) di un “non martire” (il suicidio).
I più grandi e popolari artisti sono tutti morti, oppure venduti.
Laura Coppa




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