presenta
‘OPERA TEATRALE NON RAPPRESENTATA’
Un’installAzione in stanza colma d’istanza
Progetto, Assenza, Restituzioni Restituite FLAVIO SCIOLE’
Concettualizzato dal 2005 al 2013
Con un AntitestoAnticritico di Sara Pettinella
Esplicazione
Il progetto (non) porta in scena uno spettacolo teatrale che non verrà rappresentato, resterà, quindi, una messa in scena spezzata, non terminata. Lo spettatore potrà entrare nella stanza ed osservare l’opera inesplicata. E’ un percorso interrotto quello che presento: ad un certo punto ho deciso di non manifestare Teatro Ateo per lasciarlo solo, a vivere d’Arte, ho ritenuto inutili le proposte e giustificate le rimozioni dal panorama teatrale. In quanto Antiteatro mi sembra quantomeno motivato il difendersi del Sistema. Riparto quindi dall’Assenza che mi è tanto cara. Porto in scena uno spettacolo che non rappresento. A voi la visione a me l’Arte.
In fede
Flavio Sciolè x Teatro Ateo
PostesplicAzione
Nella dismissione mia ed altrui di Teatro Ateo c’è un segno, una impossibilità: non poter credere ad un Altro teatro possibile, visionario. Al di là del progetto anti-teatrale e dell’ostacolo che ho posto ad un insano ed orribile tramandarsi il nulla di parti imparate a memoria ed appese a sipari logori. Cosa resta, quindi? Resta il non andare in scena, oscenamente, in questi anni. Ripresentarsi, dunque, ma non rappresentarsi. Quello che non va in scena è un non-spettacolo, situazionismo, metateatro nel metateatro, un attacco alla polvere dei vostri palchi. Attenti, rappresentate funerali, continuamente, cadrete all’improvviso in un giorno di sole, senz’accorgervi. Nella pioggia riderò di voi mentre nei pugni serrati stringo il mio tempo.
Mai Con Voi.
Non in scena dall’8 al 14 Luglio 2013 all’interno di ReTe, Residenze Teatrali
Ex-Convento delle Clarisse, via San Maurizio - Caramanico Terme (Pe)
AntitestoAnticritico
di Sara Pettinella
Decostruire per rappresentare. Narrare nell'assenza. Un passo inevitabile e irrimediabile di autodifesa e sacrificio estremo all'arte nell'arte; questa è l'opera teatrale non rappresentata di Flavio Sciole' / Teatro Ateo.
C'è una scena. Oggetti, concetti, colori. Ci sono la cura per la preparazione, la ritualità dell'allestimento, ma l' “antiateatro” questa volta è pura assenza che grida in silenzio.
Lo spettacolo che (non) va in scena decostruisce e deostruisce il canale stesso della comunicazione nel quale il concetto stesso di teatro è inscritto; spezza le ossa all'unità di tempo e azione, destruttura il messaggio, digerisce la drammaturgia, assorbe la regia, espelle la recitazione. Solo anime realmente affamate possono nutrirsi di un tale pasto.
I codici di scambio concettuali e visivi di Teatro Ateo questa volta mutano. Il residuo da superare resta e si interlaccia alla riconfigur-azione totale del ritmo. Il nuovo contesto temporale e spaziale che nasce, fa implodere la narrazione ed esprime la delusione estrema e l'estremo superamento dell'autore.
FS e il suo corpo sono sempre stati il palcoscenico, il canale, il messaggio, il simbolo; lo specchio d'acqua dove lo stato penoso di certa arte e il mercato dell'arte svelano se stessi: la sterilità prolifica delle caste che hanno il controllo, l'allevamento in batteria di artisti di razza, i cataloghi truccati, i premi geneticamente modificati...
FS sovverte il sistema metateatralmente antimanifestando. E non c'è quiete. Un' azione invisibile di rivolta si scatena nell'assenza inchiodata sulla scena. Il silenzio è solido e amniotico. I colori si fondono e odorano. Dov'è l'autore? Perché lo si vede e teme anche in sua assenza? Perché grida cosi forte e ci ignora?
L'opera teatrale non rappresentata urla al pubblico e lo costringe a sgranchirsi le ossa su una scena vuota e sovraffollata al tempo stesso. Il messaggio è multipiano, multidirezionale. Il messaggio è Sciole' e la sua disgustata e martoriata integrità, ridotta in brandelli e offerta sul vassoio della non rappresentazione, anche quando... non a tutti è dato, di poterne ricevere un pezzo.
FLAVIO SCIOLE’ (1970). Attore, regista, performer. Antiartista apolide italo-croato agisce da anni nella ricerca antiteatrale (con Teatro Ateo), nella sperimentazione anticinematografica e nella performance estrema. Principalmente votato alla decostruzione artistica di qualunque arte classica, trova la propria ragione d’essere in atti di deframmentazione e distruzione. Iconoclasta per vocazione, non incline al compromesso fa dell’arte come istanza, dell’arte etica, la propria ragione di vita. Circa 300 i lavori video proiettati-premiati-segnalati in Festivals nazionali ed internazionali in Italia e nel mondo. Oltre 1000 le proiezioni in Italia ( Rai Uno, 52a Esposizione Internazionale D’Arte La Biennale di Venezia, Romaeuropa) e nel mondo ( Francia, Portogallo, Marocco, Grecia, Finlandia, Romania, Usa, Lituania, Macedonia, Argentina, Inghilterra, Germania, Russia, ecc). Riceve premi, retrospettive (Casablanca, Roma, Torino, Berlino, Londra, New York), scritti. Moduli principali dell’azione cinematografica: anticinema, estetica, uso deviato di luce, regia, recitazione, montaggio in macchina. Con Teatro Ateo la zona d’azione è la reimpostazione-distruzione-sgretolazione del teatro classico agendo su due livelli: uno recitativo ed uno drammaturgico. Antiteatro (ed antidrammaturgia, antinterpretAzione, antiregia, antiscenografia, antiluce, ecc) è la parola chiave. Principali stilemi del progetto sono la ricerca monocromatica (luci, costumi), la destrutturazione vocale (viene codificato il modulo della ‘recitazione inceppata’), il lavoro sulle icone e sulla macchina attoriale inceppata. Partecipa a eventi nazionali e internazionali e a stagioni teatrali: Festival Nazionale Dei Teatri Invisibili, Villaggio Teatro, Provocazione Teatro, Teatro Furio Camillo , Rialtosantambrogio (Roma), Linguaggi Festival Nazionale Della performance,Teatro Neoeliseo (Roma), Festival Ubusettete (Roma), Makiné (Roma). L’azione performativa sviluppa, come in quella teatrale, la vocalità e l’anticorpo ma, naturalmente, il tutto non è ‘totalmente’ predefinito ma un ampio margine è lasciato all’istinto, all’impellenza che guida ogni atto. Partecipa, tra l’altro, a Biennale Adriatica Arti Nuove, Futuroma, Ar(t)cevia, Corpo, Wunder Festival. Suoi testi sull’anticinema sono stati pubblicati in diversi siti web e riviste. Curatore di festival dedicati al cinema sperimentale (Atri, Pescara, Roma, Teramo) e di rassegne d’arte contemporanea. Come fotografo partecipa a 4a e 5a Biennale Internazionale Di Grafica (2006 e 2008, Italia, Spagna e Cina), Comoedia Picta (La Spezia), Artisti Per La Salute (Milano).Come attore di cinema ha recitato da protagonista in decine di film, ricordiamo: ‘Farina Stamen’ (il primo Iperfilm), ‘Piano Sequenza’, ‘Scale’ di Daniel Isabella. Negli ultimi anni ha preferito declinare proposte non artistiche o marcatamente cinematografiche. Nel 1993 pubblica la raccolta “Nature e Nulla “ e dagli anni ottanta sue poesie sono pubblicate in decine di antologie.
L’estetica che è parte fondamentale della ricerca dell’artista si compenetra all’etica ed in maniera parallela le due istanze viaggiano sulle emozioni-azioni dell’uomo contemporaneo esplorandone i lati oscuri, affogando nei meandri dell’io, nelle buie nicchie della psiche. Tra le zone psicofisiche esplorate nel percorso d’arte e di vita un posto importante hanno l’autolesione, la rottura dei tempi certi, l’anticorpo come atto che impedisce, la vocalità che si ripete ed erra. Il paradigma dell’intero percorso è la recitazione inceppata. L’inceppatura, l’errore pseudo teatrale non viene superato come indicherebbe la regola ma lì l’artista si ferma (e diviene antiartista) ed erra volontariamente, incespica, reitera e diviene uno sbaglio, lo sbaglio e quindi uomo, dato che non esiste un uomo perfetto. Rimanendo inceppato nel corpo e nella voce l’Uomo lì resta ed espone la propria imperfezione.
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