Inaugurata lo scorso 30 Settembre con un appuntamento dedicato ad Andrea Pazienza “Racconti da PAZ” con la partecipazione del Prof. Albano Paolinelli e di Federica Fabbiani, esperta di Andrea Pazienza; Convers-ART – diacronico come l’arte, sincronico come la parola - a cura di Roberta D’Intinosante in collaborazione con la “BR1 Cultural Space – Galleria Pep Marchegiani”, dedicherà il primo appuntamento all’anti-artista performativo Flavio Sciolè:
Attore, regista, performer. Antiartista apolide italo-croato agisce da anni nella ricerca antiteatrale (con Teatro Ateo), nella sperimentazione anticinematografica e nella performance estrema. Principalmente votato alla decostruzione artistica di qualunque arte classica, trova la propria ragione d’essere in atti di deframmentazione e distruzione. Iconoclasta per vocazione, non incline al compromesso fa dell’arte come istanza, dell’arte etica, la propria ragione di vita. Circa 300 i lavori video proiettati-premiati-segnalati in Festivals nazionali ed internazionali in Italia e nel mondo. Oltre 1000 le proiezioni in Italia ( Rai Uno, 52a Esposizione Internazionale D’Arte La Biennale di Venezia) e nel mondo( Francia, Portogallo, Marocco, Grecia, Finlandia, Romania, Usa, Lituania, Macedonia, Argentina, Inghilterra, Germania, Russia, ecc). Riceve premi, retrospettive (Casablanca, Roma, Torino, Berlino, Londra, New York), scritti. Moduli principali dell’azione cinematografica: anticinema, estetica, uso deviato di luce, regia, recitazione, montaggio in macchina. Con Teatro Ateo la zona d’azione è la reimpostazione-distruzione-sgretolazione del teatro classico agendo su due livelli: uno recitativo ed uno drammaturgico. Antiteatro (ed antidrammaturgia, antinterpretAzione, antiregia, antiscenografia, antiluce, ecc) è la parola chiave. Principali stilemi del progetto sono la ricerca
monocromatica (luci, costumi), la destrutturazione vocale (viene codificato il modulo della ‘recitazione inceppata’), il lavoro sulle icone e sulla macchina attoriale inceppata. Partecipa a eventi nazionali e internazionali e a stagioni teatrali: Festival Nazionale Dei Teatri Invisibili, Villaggio Teatro, Provocazione Teatro, Teatro Furio Camillo , Rialtosantambrogio (Roma), Linguaggi Festival Nazionale Della performance,Teatro Neoeliseo (Roma), Festival Ubusettete (Roma), Makiné (Roma).
L’azione performativa sviluppa, come in quella teatrale, la vocalità e l’anticorpo ma, naturalmente, il tutto non è ‘totalmente’ predefinito ma un ampio margine è lasciato all’istinto, all’impellenza che guida ogni atto. Partecipa, tra l’altro, a Biennale Adriatica Arti Nuove, Futuroma, Ar(t)cevia, Corpo, Wunder Festival. Suoi testi sull’anticinema sono stati pubblicati in diversi siti web e riviste. Curatore di festival dedicati al cinema sperimentale (Atri, Pescara, Roma, Teramo) e di rassegne d’arte contemporanea. Convers-ART - diacronico come l’arte, sincronico come la parola : L’evento si propone di tradurre l’offerta eminentemente “visiva” delle mostre d’arte, in un’occasione di approfondimento che sottragga il monopolio della parola ai “tecnici” dell’arte, per restituirla ai creativi, che con la loro stessa voce racconteranno il proprio percorso umano e artistico agli astanti. La conversazione con l’artista vedrà l’esposizione di quelle opere che costituiscono il “brand” riconoscibile dell’artista, e in due momenti differenti, l’introduzione di un’opera inusuale e/o inedita e di un’opera incompiuta.
A Convers-ART l’anti- artista performativo Flavio Sciolè
Testo critico di Roberta D'intinosante
La rinfrancante sensazione “di essere dall’altra parte” è ciò che fa di Flavio Sciolè, l’iconoclasta Flavio Sciolè, un anti-artista: sia che siate “classicisti” e riteniate l’artista colui che tende al “bello” oppure, figli di questo secolo, e concepiate l’artista come un libero creativo legato ad un “brand” di riconoscibilità. A Flavio Sciolè non interessa la perfezione, poiché essa è un’astrazione e non esiste in natura ; in quanto alla bellezza: essa fiorisce in seno alla verità; la bellezza è il fiore che spunta nel fango, quando l’intelletto è predisposto a cogliere la realtà per ciò che essa è nell’istante della contemplazione, e non per ciò che essa è stata, o potrebbe essere.
L’uomo di Flavio Sciolè è un laico spirito velleitario, prigioniero di una carcassa pesante e limitante, in grado di concepire e desiderare una sublimazione che, per sua stessa natura, gli è impossibile di ottenere.
Il corpo è un caduco feticcio di materia, ingombrante, intollerabilmente limitato. Sciolè si serve di alcuni espedienti tecnici perché la comunicazione, “l’istanza” giunga al fruitore irritante così com’è stata concepita: l’uso pressoché esclusivo del primo piano, l’estrema lentezza dei movimenti e soprattutto la scelta di un linguaggio composto di poche parole chiave, ripetute, sillabate, masticate allo strenuo. Tutto questo rientra nel meccanismo dell’inceppamento, fisico e vocale, nella ricerca inesausta e indulgente dell’errore, volta ad amplificare la goffaggine della natura umana in rapporto alle convenzioni che essa stessa dispone, allo scopo di occultare la propria, malcelata, fluida, bestialità (La Natura è morta ).
L’uomo si crogiola nell’illusione di poter stabilire un controllo, ma non è il mondo circostante che interessa Sciolè, teso ad analizzare l’antico dualismo spirito-materia in una prospettiva laica e soggettiva: la malattia, la decadenza, la morte … sono le ferite che squarciando il nostro involucro, rivelano l’irrisorietà di questo presunto potere. Ciò che consuma il corpo consuma anche lo spirito, degenerando in un sentimento di frustrazione che si manifesta nel rifiuto del valore della vita stessa. La gestualità che annaspa nel mare dell’impotenza, si trasforma in dissacrazione violenta; l’espressione che si contorce in una smorfia di dolore viene negata, bendata, distorta: Il posticcio è l’unico mezzo a disposizione per contenere l’inaccettabile declino, dunque violenza, maschere e in un’ultima istanza, il rifugio nell’immortalità dell’Arte (Decline, Decadence & death).
L’anti-artista Flavio Sciolè rifugge la post-produzione, scegliendo immagini crude, asciutte, essenziali … idonee ad ottenere una presentazione, piuttosto che una rappresentazione, della folgorante e nuda verità: l’abito delle associazioni, degli orpelli, dei significati posticci è caduto, e ciò che resta agli occhi attoniti della mente è lo spettacolo di sostanzialità della realtà che viviamo e delle cose che la compongono. Nessuna delle nostre importantissime attribuzioni partecipa alla definizione della natura effettiva delle cose, in alcun modo raccontano della loro esistenza sulla terra, ma come in un catalogo, la ricerca di un “senso” è necessaria all’uomo per definire, ordinare e non ultimo, giustificare presenza esteriori, nel mondo egocentrico degli uomini.
Convers-ART nasce allo scopo di sottrarre al canone “mostra” il privilegio del discorso sull’arte, mediato e talvolta distorto. Convers-ART intende restituire all’artista, al creativo la parole e creare un filo diretto con il fruitore, restituendo alla comunicazione i suoi due originali soggetti, mittente e destinatario, rispetto ai quali la voce del tecnico è un’interferenza.
Roberta D’Intinosante
Convers-ART – l’anti-artista performativo Flavio Sciolè
A cura di Roberta D’Intinosante
Sabato 3 Novembre 2012 ore 18:00
@ BR-1 Cultural space (Galleria Pep Marchegiani)
Largo Belvedere, Montesilvano Colle (PE)
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