Il percorso della mostra mette in evidenza, attraverso un allestimento guidato da poetiche didascaliche, momenti che hanno segnato l’arte di Ferrante, dall’inizio degli anni ’90 al 2014. La rassegna muove da “Negro no coracao”, un viaggio pittorico che attraversa il Brasile come luogo di riflessione e momento di stimolo e conoscenza di culture, per arrivare poi a “Moving people” che apre le porte a città metropolitane quali Napoli, luogo di custodia d’arte, fino a “Kepos”, l’ultimo viaggio in esposizione che ha l’ambizione di porsi in un momento di pausa e ripensamento retrospettivo e speculare: immagini che duplicano la realtà, imprigionando l’anima nell’immagine riflessa, proprio come accade con lo specchio, ove si assiste al tema del doppio. Tre storie, che percorse insieme, raccontano l’anima e la vita attraverso la morte dell’arte. Contestualmente, il maestro presenta il progetto internazionale di OFFICINA ITALIANA DELLE ARTI, promosso in collaborazione con l’Associazione Culturale COSMOART.
Il percorso della mostra mette in evidenza, attraverso un allestimento guidato da poetiche didascaliche, momenti che hanno segnato l’arte di Ferrante, dall’inizio degli anni ’90 al 2014. La rassegna muove da “Negro no coracao”, un viaggio pittorico che attraversa il Brasile come luogo di riflessione e momento di stimolo e conoscenza di culture, per arrivare poi a “Moving people” che apre le porte a città metropolitane quali Napoli, luogo di custodia d’arte, fino a “Kepos”, l’ultimo viaggio in esposizione che ha l’ambizione di porsi in un momento di pausa e ripensamento retrospettivo e speculare: immagini che duplicano la realtà, imprigionando l’anima nell’immagine riflessa, proprio come accade con lo specchio, ove si assiste al tema del doppio. Tre storie, che percorse insieme, raccontano l’anima e la vita attraverso la morte dell’arte. Contestualmente, il maestro presenta il progetto internazionale di OFFICINA ITALIANA DELLE ARTI, promosso in collaborazione con l’Associazione Culturale COSMOART.
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