Discorsi Visivi. Idee in arte
Mostre, Benevento, 02 October 2010
Fin dall’antichità, parole ed immagini hanno inscindibilmente rappresentato il modus vivendi dei nostri padri, prima ancora che queste fossero trasposte in segni e in linee.

In questo atto di esteriorizzazione, gli artisti di ogni epoca hanno assurto al compito - talora osteggiato da tabù ed inquisizioni - di comunicare e trasmettere emozioni e genialità attraverso le più disparate forme espressive.

L’evento “Discorsi visivi. Idee in arte” nasce dall’idea di far convivere esperienze e visioni artistiche differenti, coinvolgendo 10 autori - selezionati tra le eccellenze del Paese - che con le loro opere esprimono soggettivamente il proprio personale nucleo vitale creativo. Ne deriva, così, una rassegna di dialoghi di soli sguardi e rimandi - discorsi visivi, appunto - dove le opere sono protagoniste e diretti interlocutori in grado di rivelare le proprie peculiarità che solo il fruitore più attento riesce a cogliere.

Da questa declinazione dello spazio, tra storicità e contemporaneità (la Rocca dei Rettori di Benevento con le proprie installazioni di indubbio interesse), l’Associazione Culturale Cosmoart combina la propria vocazione espositiva con la suggestione delle forme nate dal tempo, produzioni insospettabilmente sincrone di dieci modi di fare arte nel XXI secolo.

Nella convinzione che più indipendente e autonomo è il percorso di immaginazione, tanto maggiore risulta marcata l’identità dell’artista, agli ospiti della rassegna è stata conferita ogni libertà di impostare il proprio assolo; interessanti, in tal senso, appaiono allora le assonanze di stili tra l’uno e l’altro autore, le contiguità cromatiche e le inevitabili comparazioni nell’utilizzo del poiein. Di ciascuno di loro, tuttavia, ammiriamo le interpretazioni sull’onda di un vigore che seduce: lo stile raffinato di Annalù, il fervido attivismo di Constantin Migliorini, l’energia a tratti diluita di Gabriella Cusani, la crisi del senso comune di velocità di David Robert Ross, il pulsare cromatico di Loris Lombardo, l’istintività che fa chiudere gli occhi di Marco Romano, l’incertezza del ruolo imposto all’uomo di Massimo Casalini, la ritualità della sperimentazione di Massimo Pasca, la diffusione e la trasfusione dell’essere uomo di Salvatore Troiano e le intimità sospese che fanno muovere i corpi di Koroo.

Così, nella stesura finale, l’artista offre ogni lato della propria unicità, non nascondendo nulla del personale bagaglio creativo ed individuando nuovi linguaggi e materiali per la conquista definitiva della propria vena.

Ogni opera è, dunque, accordo e dibattito, disputa e consenso, polemica e ammissione; nessuno - dal creatore al più distratto dei visitatori della mostra - può uscirne indenne, nessuno può uscirne come è entrato, nessuno più confiderà negli assolutezza degli ossimori.

Augusto Ozzella

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