In mostra fino al 25 aprile Centro di Arte Moderna, Via Lungo Arno Mediceo, 26 Pisa – tel. tel. 050542630 - mobile 3393961536 www.centroartemoderna.com
Esplorando la dimensione globale, si scoprono strane tradizioni, identità fluide, possibili convivenze. S’intrecciano la dimensione individuale e quella collettiva. I processi di costruzione dell’identità sono illustrati nei loro momenti di crescita grazie ai contatti con altre persone e altre culture. Si svelano inoltre le ragioni per cui alcune identità (e tradizioni) reggono all’impatto con la globalizzazione dei costumi e dei consumi incorporando elementi alieni, mentre altre si sfasciano, come fiori fragili.
Con abbondanza di esempi tratti dall’etnografia e dall’antropologia culturale, vengono dunque messi in scena diversi aspetti dell’identità: l’identità come lotta per la sopravvivenza, le identità scomode, quelle riflesse negli occhi degli altri. Non mancano le drammatiche storie delle identificazioni e delle classificazioni attraverso l’antropometria (parte dell’antropologia fisica che si occupa della misurazione del corpo umano e delle sue parti). Ampio spazio è lasciato all’aneddotica, talvolta anche umoristica.
In identità fluide Z. Bauman, definisce la perdita dei confini identitari contestualizzati nell'epoca della post-modernità. In sintesi, se si perdono alcuni riferimenti essenziali per il proprio Io, si vanno a perdere i propri confini identitari, ossia culturali, religiosi, etnici, etc. Nella sociologia delle migrazioni è un concetto importante quello delle identità fluide transnazionali.
Attualmente e soprattutto in una comunità artistica americana (una certa scena, un po’ artsy e un po’ - ma non necessariamente - queer di San Francisco) “essere gender fluid” significa identificarsi né come maschio né come femmina, oppure in entrambi i sessi, e rifiutare il concetto che esistono due generi.” Più che una ribellione contro la biologia è una ribellione contro i limiti imposti dalla Storia: “Nel corso della Storia il concetto di genere è stato utilizzato per definire, limitare e controllare le persone in ogni modo, dentro e fuori, dalla percezione di sé ai legami familiari, dallo status sociale ai ruoli civici, dai modelli di comportamento alle relazioni interpersonali.”
Si tratta di esplorare la condizione umana nelle prospettive più disparate, senza dar nulla per scontato. Più è radicato il rifiuto dei modelli primari da parte dell’individuo, più forte è il legame con gli archetipi nella sua produzione artistica: “Il fatto di provenire da una condizione così profonda di messa in dubbio spesso porta a un lavoro che è di natura archetipica o simbolica. ” Credere che noi tutti possediamo una miriadi di aspetti, cercare la relazione propria con gli archetipi di mascolinità, femminilità, compassione, morte, vita, rinascita, e via dicendo”.
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