In esposizione nella galleria romana situata a metà strada tra il Colosseo e via Merulana, una ventina di opere, ovvero una selezione significativa della produzione degli ultimi anni dell’artista calabrese, con opere a parete e “soft sculture” sospese a mezz’aria, tutte incentrate sulla cosiddetta “Fiber Art” e sulla tecnica del “Défilage” (derivazione del “Dècollage” di Rotella, di cui la Spina è stata amica e allieva)
La mostra proseguirà fino al 18 novembre, visitabile tutti i giorni dalle 17,30 alle 20, ad ingresso libero. Chiuso la domenica e il lunedì. (Info: muefartgallery@gmail.com
Qui di seguito una breve nota critica di presentazione, una nota biografica e una selezione della rassegna critica sull’autrice.
Nota critica introduttiva. Rosa Spina, Penelope contemporanea
L’arte di Rosa Spina incarna il mito di Penelope. In tutta la sua ambiguità archetipica: Penelope che tesse la tela, e Penelope che la disfa. Non è un caso, credo, che l’artista sia nata in una terra che un tempo avremmo chiamato Magna Grecia. E non è un caso, per altro verso, che sia della stessa città di Mimmo Rotella (di cui Rosa Spina è stata amica e allieva). In fondo la chiave per interpretare questa artista è tutta qui, compresa tra questi due estremi: il retaggio classico e l’arte contemporanea; l’arte antica della tessitura e il gesto contemporaneo del dècollage. Una mano che tesse, l’altra che strappa.
Il ricordo e la rimozione. L’artista di Catanzaro ha definito la sua arte dèfilage, riassumendo così, brillantemente, in una sola parola, l’ambivalenza della sua azione artistica e, con la stessa semplice parola, rendendo omaggio ai suoi ideali maestri: gli antichi tessitori ellenici e il campione italiano del Nouveau Realisme. Ma è a Penelope che dobbiamo tornare, se vogliamo intuire qualcosa dell’arte di Rosa Spina. Alla straordinaria modernità di Penelope. Proviamo a pensare a Penelope, a questa figura del mito, come se fosse un’artista contemporanea. Penelope è una performer! Penelope è la prima performer della storia dell’arte. Il senso del suo fare non risiede nell’opera compiuta, ma nell’azione stessa del fare, nel momento stesso del fare. La sua azione contiene in sè il seme della negazione.
Ella dice e contraddice al tempo stesso. E vive grazie alla sua azione ambivalente in un tempo sospeso. Nel tempo circolare di un eterno ritorno. Un eterno presente, in cui passato e futuro diventano un gioco, l’ombra di un sogno, un film in bianco e nero visto alla tivù. Tutto ciò non sembra estremamente post-moderno, contemporaneo? Arcaico-contemporaneo, per la precisione. Di tutto questo ci parlano, in silenzio, le tessiture sfilacciate di Rosa Spina appese nel vuoto, su reti al soffitto, sospese in un tempo senza tempo...
Virgilio Patarini
(dal volume “La materia è il colore”, a cura di V. Patarini e P. Levi, ed. Giorgio Mondadori, 2010)
Nota biografica
Rosa Spina fin da giovane manifesta la sua tendenza artistica ed esercita il ruolo di docente di “Discipline pittoriche” presso il Liceo Artistico Statale di Catanzaro. Oltre all'insegnamento si dedica alla pittura come attività personale e alterna il lavoro tra lo Studio d’Arte di Catanzaro e quello di Cividale del Friuli. Intorno agli anni '60 negli Stati Uniti si diffonde un nuovo modo di fare arte, la “Fiber Art”, modalità alla quale Rosa Spina aderisce dal 1964, implementando la tecnica del “Dèfilage”. La sua ricerca è pervasa dalla cultura della storia della Magna Grecia e all’Arte Bizantina. Mimmo Rotella è il personaggio chiave della sua evoluzione artistica; è il mentore fondamentale che la guida nell'intraprendere il cammino verso orizzonti più ampi dell'arte. (Evidenti i rapporti diretti tra il “Decollage” di Rotella e il “Dèfilage” di Rosa Spina). Rotella l'aiuta a intraprendere un percorso innovativo, che apre le porte ad una nuova interpretazione dell’opera, più essenziale, più pura, esente dai preconcetti accademici. È supportata dalla critica favorevole del critico Pierre Restany che apprezza il suo lavoro e la stimola a proseguire nella sperimentazione “Pittura de-tessitura”con essenzialità stilistica e simbolica. Grazie all'invito del critico Restany, le sue opere approdano alla Galleria di “Zita Vismara” in Via Brera a Milano. La ricerca della Spina la porta poi a lavorare alle “Soft Sculture” con l’uso di reti metalliche su cui avviluppa il dèfilage, collocandolo in uno spazio tridimensionale. Ultima ricerca “Le Strutture Specchianti” , luminose presenze dove è evidente la sintesi e la ricerca di luce e di nuove visioni con capacità di rielaborazione della realtà circostante esprimendosi con sintesi e minimalismo.
Rosa Spina inizia ad esporre fin dalla giovanissima età, dagli anni '60 in poi. Tra le sue prime mostre personali nei primi anni ’70, ricordiamo quella al Salone delle Esposizioni della Provincia di Catanzaro, a cura di Antonio Falbo. E sempre in quegli anni insieme a Rotella progetta e allestisce la personale presso la “Galleria Mattia Preti” di Catanzaro, a cura di Fhedan Omar. Seguono poi mostre personali a Firenze, Milano. Le opere di Rosa Spina oltrepassano l'oceano e sono ospitate a New York, Chicago, San Paulo in Brasile, Sidney , Muchen, Parigi, Stoccolma, Helsinki, Barcellona , Istanbul, Sharia, Dubai e Hong Kong .
Con i critici d’arte Virgilio Patarini e Paolo Levi ha esposto alla Galleria Zamenhof di Milano, al Castello Estense di Ferrara, al Castello di Carlo V di Lecce e al Castello Malaspina di Massa e poi con Patarini a Venezia, Palazzo Zenobio, Ferrara, Palazzo Racchetta, Piacenza, Complesso Museale Ricci Oddi.
Ha partecipato nel 2013 alla 55ma Esposizione Internazionale Biennale di Venezia con il progetto “ Over Play”, approvato da Massimiliano Gioni a cura di Emiliano Bazzanella. E' stata Invitata al Premio “Sulmona 2013” a cura di Vittorio Sgarbi. Ha partecipato a “Expo Milano 2015” con il progetto "Feeding the Planet, Energy for Life, cultural-social vision of italian artists" con quattro opere, la prima a Fabbrica Pensante e dopo ITALY Pavillon MIPAAF, Slovenia Pavillon.
Le sue opere sono in permanenza in enti pubblici e privati, musei e gallerie d'arte. Di lei hanno scritto importanti critici d’arte. E' recensita in numerosi quotidiani, riviste d’arte, cataloghi, editi da Mondadori, Mazzotta, Silvana Editoriale.
Hanno scritto di lei (stralci di rassegna critica)
Un feeling antico perso nel tempo legato a reminiscenze contemporanee è il fil rouge che collega le opere di Rosa Spina, artista e pioniera della Fiber Art. Frammenti ancestrali ed al contempo futuribili, sospensioni temporali tra intrichi di trame archetipi, imprigionati tra fili di seta si combinano in un gioco ammaliante che si trasforma continuamente. La straordinaria capacità di progettare attraverso il telaio, trasformando successivamente il filo in Arte, ha reso il lavoro della Spina elaborato, colto, sofisticato, aperto anche alle più attuali istanze dei linguaggi artistici in atto.
Francesca Londino
La particolare importanza che Rosa Spina dà agli aspetti irrazionali e decorativi nelle sue opere trasporta lo spettatore verso una reazione espressivo-emotivo connessa alla fruizione dell’oggetto. Tali esperienze possono apparire, talvolta, non del tutto assimilabili, ma conferiscono una rilevanza notevole all’aspetto estetico. La libera associazione di materiali diversi come lana, seta, stoffe, pigmenti vari, prelevati dalla loro reale funzione quotidiana, assumono armoniosa vitalità. Brandelli di stoffa, di filati che un tempo erano finalizzati a uno scopo decorativo, o elettivo, ora acquistano una funzione e una dignità del tutto inedita.
Antonio Falbo
La ricerca artistica di Rosa Spina è giunta a risultati di incisiva forza espressiva. Il suo stile si costruisce su una dialettica tramite la quale coniuga espressione frammiste di pittura e scultura, lasciando alla materia il ruolo sostanziale di protagonista. Le sue opere si muovono sul terreno onirico dell'informale, dove per altro si intersecano tratti riconoscibili, ossia frammenti individuabili di paesaggi. (…) Ma inconfondibile come una firma è l'utilizzo dei filati proposti come momento fondamentale dell'opera. Essi si intrecciano a comporre delicate volute geometriche, correndo in libertà sulla struttura di supporto, movimentandola di significati arcani. (…) Ma questi nessi misteriosi non si svelano mai completamente, lasciando che siano le maglie trasparente della materia a raccontare la loro storia.
Paolo Levi
(dal volume “La materia è il colore”, a cura di V. Patarini e P. Levi, ed. Giorgio Mondadori, 2010)
A fondamento delle sue ricche composizioni aniconiche paragonabili talora agli arazzi rinascimentali vi sono alcuni fondamentali neumi linguistici e strutturali quali la materia, il colore, la trama, e quindi i segni frammentati o in armoniosa gerarchia, il movimento: tutte prerogative della modernità sperimentale. Anziché arrendersi al nuovo modello di civiltà postindustriale l’artista siciliana, in una evidente espansione spaziale, per cui ogni singolo manufatto non è che parcellazione di un universo infinito di fantasmagorica tessitura, vuol rendere apologetica la sua volontà di rapportarsi alle radici, intese anche come valori estetici indispensabili perché l’opera diventi per il fruitore nutrimento dello spirito. Parlavo di espansione spaziale, ma non cristallizzata, bensì in progress, ovvero in perenne esecuzione proprio in ossequio alla memoria della fedele Penelope.
Leo Strozzieri
Commenti 0
Inserisci commento