Contaminazioni spazialiste
Mostre, Torino, 06 February 2016
La Galleria Unique espone dal 6 al 20 febbraio una selezione di opere di Gianluca Piaccione nella mostra dal titolo Contaminazioni spazialiste.
Piaccione rappresentato dalla Galleria Unique, è reduce da una trionfale pluri personale a Lugano che ha visto le sue opere esposte insieme a quelle di Lucio Fontana, Enrico Castellani, Giuseppe Amadio e Vanna Nicolotti.
Si pensa sempre alla razionalità come nemica dell'arte, ma Piaccione è riuscito a conciliare queste due tendenze che a prima vista appaiono conflittuali. Ottenuto un diploma tecnico, comincia a sfruttare le sue conoscenze per dare il via ad una forma di arte tecnologica ma piena di.
Nulla d'istintivo o gestuale, nessun taglio piega o volume è casuale ma tutto riconducibile ad un preciso sistema complesso ed elaborato di tagli e pieghe, che nel maggior dei casi non vogliono rappresentare nulla che non sia semplicemente pura forma geometrica lineare e ripetitiva.
In molte opere parte vitale diventa il retro della tela che tagliata e risvoltata sulla parte anteriore, non viene più limitata alla sua non funzione nella realizzazione dell'opera, ma diviene parte attiva ed essenziale della stessa.
La ricerca costante di Piaccione sta nell'estrapolare dalla tela; che altro non è che una superficie piatta, gelida e priva di forme, dei modelli tridimensionali che disintegrino la planarità invadendo lo spazio antistante la superficie stessa, creando effetti ottici nel far apparire la superficie riflettente e cangiante grazie ad un gioco d'inclinazioni geometriche creando un oggetto tra gli oggetti e spazio saturato tra molti altri, progetto che mima senza stravolgere l'ottimale preparazione della struttura.








Il colore a volte è un surplus, perchè non è parte ne necessaria ne essenziale, al massimo evidenzia o talvolta sminuisce le forme date dal particolare rapporto della dimensione spaziale e quella temporale.
L'artista ogni volta che inizia un progetto già prestabilito nella sua mente, spesso accade che la forma finale non sia portata a compimento perchè guardando e toccando la tela, i tagli e le pieghe inizialmente ideati , è la tela stessa a suggerirgli cosa potrà diventare, quale forma assumere per poi ricambiare nuovamente trasmettendogli sensazioni visive e tattili in funzione delle forme assunte, figurative o astratte che siano.
L'importante, e cosa essenziale, è occupare lo spazio.
Ad instradare Piaccione su questo sentiero è stata l'enorme passione per l'arte contemporanea che lo ha portato ad iniziare a collezionare tanti artisti per il solo puro piacere estetico, ed alcune filosofie giapponesi: Aikydo (arte marziale la cui filosofia porta l'uomo ad armonizzarsi con le forze dell'universo senza mai scontrarsi ) ed il Kirigami (kiri=tagliare;gami=carta) e l’ Origami (ori=pieghe;gami=carta).
Inizia tutto da un piccolo progetto su un foglio quadrettato, su modulo base al quale si aggiungono pieghe e tagli arrivando a realizzare un complesso studio di forme in piccola scala.
Nelle composizioni domina sempre un senso di equilibrio, movimento e staticità , emergono strutture compositive piramidali , spesso una o più di una, ma ripetuta più volte fino a creare un complesso insieme strutturale, avente più livelli ed altezze;oppure tele tagliate, piegate e pressate.
Inizialmente guardando le tele può capitare di percepire un senso di caos, creato dal movimento dell'osservatore stesso, in quanto spostandosi crea più angolazioni visive diverse e quindi prospettive diverse che variano con l'incidenza della luce sulla tela, producendo sempre ombre e tagli di luce diversi in base all'angolazione della fonte luminosa.



La gamma di colori è limitata a colori metallici o primari, usati puri o con poche sfumature, toni accesi affiancati a toni spenti che danno vita a tagli netti.
Le tele sono prive di espressività , dominano linee ascendenti e discendenti, parallele e perpendicolari.
L'oggettività di Gianluca Piaccione viene trasmessa all'opera d'arte, che diviene documento del nostro tempo per il suo valore ideale di realtà, in grado di confrontarsi peraltro costantemente con quanto, alla realtà appartiene, sia che creato dalla natura o che dall'uomo nell'intenzione di inserire nella comunità degli elementi distintivi, riconoscibili e riconducibili allo stesso artista che li vive nel quotidiano,distanziandosi dalla solita tradizionale opera a parete ma riconducibile ad un ibrido tra installazione-scultura-quadro; quindi non un elemento da far maturare nella realtà passivamente triviale e quotidiana, ma un fatto ad arte.
L'artista esprime con un rigore massimo ed una riconoscibilità incontestabile una poetica raffinatissima che trasforma la monocromia perfetta delle sue opere in uno scenario suggestivo per accogliere le ombre e le luci dei rilievi.
Ha sviluppato una concezione dell’arte intesa come riflessione,progettazione ed espressione totale: un tipo di creazione artistica che prende forma dalla dimensione intima dell’artista e che tende ad esaltarne la soggettività, utilizzando un tipo di riflessione analitica, che rinuncia ad ogni allusione esistenziale per concentrarsi sul linguaggio artistico stesso: l’arte diventa unico oggetto e soggetto della creazione e per questo indagata nei suoi fondamenti, abbandona le inclinazioni gestuali, materiche e segniche per un’arte che rivolge l’attenzione verso l’analisi dei propri strumenti e del proprio fare.
E’ in questo clima che l’artista dà vita alle sue prime Superfici in rilievo, manifestando chiaramente la sua propensione verso un fare artistico rigoroso, analitico, costruttivo e progettuale. Come possiamo ben vedere dalle opere in mostra, l’artista non riflette sugli elementi basilari della pittura ovvero la linea, il punto, la pennellata o il colore, ma è sulla forma, la superficie, la tela ed i supporti rigidi e da ciò che se ne può ricavare tagliando, piegando e sovrapponendogli stessi elementi i quali diventano fulcro della sue indagini artistiche nonché gli elementi fondanti le opere stesse.



Piaccione si pone come figura fondamentale per il rinnovamento del linguaggio visuale, allontanandosi definitivamente dal problema della rappresentazione e liberando l’immagine dal suo gravoso peso.
Nelle sue prime tele in rilievo, l’artista sviluppa inoltre quella meticolosa tecnica che diventerà caratteristica costante di tutto il suo lavoro.
L’alternanza di pieno e vuoto, di concavo e convesso di luce e ombra, frantumano la spazio tipicamente bidimensionale della superficie creando così una diversa spazialità, accentuata dall’azzeramento cromatico.
Spazio e tempo: sono questi gli altri elementi fondanti dell’opera di Piaccione, dove la nuova spazialità è intimamente connessa al divenire temporale.
Il tempo è scandito dall’ordito spaziale secondo un ritmo misurato e stabilito a priori dall’intervento dell’artista sulla superficie della tela, la quale allo stesso tempo acquista una valenza spaziale che si esalta maggiormente nella rigorosa monocromia.
l’attenzione dell’artista si estende alle possibili articolazioni delle superfici nello spazio.
Nascono le prime tele sagomate applicate su bachelite, sulle quali si evidenzia il supporto e sulle superfici scompare la classica campitura rettangolare per una maggiore articolazione, determinando così una più decisa e ulteriore invasione della terza dimensione, ancora più evidenti sulle sculture con apertura da zero a novanta gradi in alluminio decisamente imponenti creano una dimensione spaziale eccezionale provenienti dalla progettazione delle stesse tele, anche gli interventi di estroflessione ed introflessioni praticati dell’artista si fanno più arditi, i punti che li determinano non si dispongono più solo seguendo le ortogonali, in senso verticale ed orizzontale ma si dispongono lungo altre direttrici con inclinazioni diverse, senza mai però abbandonare la regolarità degli intervalli anche quando questi si fanno più serrati.






Prima di optare per una concreta visione, che andasse a conquistare nel gioco dei tagli e delle pieghe, più sui volumi che sul piano creando una provocatoria ritmicità; progetto, che non teme di illustrarsi nella sua ambiguità inapparente sostenendosi per le sue tipologie tecnologiche ed allo stesso tempo mirato a cogliere dallo spazio quella suggestiva visione sempre in bilico tra fantasia e gioco di illusioni immaginifiche.
Infatti proprio dall'impiego di specifici materiali come il lino combinato ad un cocktail di resine e soluzioni chimiche a permettere all'opera di assumere il ruolo di architettura che si regge su se stessa.
Il riferimento a Fontana appare qui subito evidente, come più volte lo ricorda l’artista stesso, affiancando il nome di Fontana a quello di altri grandi maestri quali Castellani e Bonalumi per le estroflessioni e per il senso del volume, l'Optical Art di Vasarely, il movimento Dada e Surrealista, gli achrome di Piero Manzoni, le piegature di Cesare Berlingeri e le ricerche del gruppo francese "Support-Surface" come Munari per il design e la tecnica creativa, sono punti di riferimento fondamentali per il lavoro dell'artista.

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