Mostre, Bologna, 02 October 2021
Come un funambolo, Bernard Merces si muove sul labile confine tra ombra e luce, non limitandosi a afferrare la mimesi della realtà con l’occhio del fotografo, ma cogliendone un senso del tutto nuovo, avvolto da un silenzioso quanto perpetuo enigma. È una vera e propria solitudine delle cose, quella che si dipana di scatto in scatto tra le immagini di Merces, una ricerca formale che sottintende una ricerca profonda di significato, un inno alla caducità della vita e all’ineffabile essenza del sogno. D’altra parte anche il sogno, come sosteneva Shakespeare, non è altro che un’ombra che, nella poetica di Merces, attende di essere evocato e rivisto alla luce del giorno.

Attraverso le sue raffinate incisioni Francesca Guariso, pittrice e scultrice, offre uno sguardo spensierato sulla realtà, ben consapevole della lezione di Calvino, che invita a prendere “la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”. A dispetto delle apparenti rotondità, le figure della Guariso appaiono danzare o incedere leggere, invitando a percepire l’esistenza come un intero vaporoso procedere in equilibrio, planando con cuore leggero e sguardo ironico sugli avvenimenti della vita. Non mancano gli omaggi alla grande pittura del secolo scorso, con uno sguardo prediletto su Giorgio Morandi e sulla sua coinvolgente immobilità: il passato diviene occasione poetica di confronto con se stessi e la propria anima, in un silenzio carico di gioiosa consapevolezza emotiva.

Curatrice:
Francesca Bogliolo

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