in Via San Felice 18 - Bologna
È lieta di invitarvi
Sabato 27 ottobre 2018
ore 18.00
All’ inaugurazione delle mostre personali di:
MARIO D’AMICO
FRANCESCA GUARISO
RUBENS FOGACCI
Le unità che compongono il campo percettivo si articolano in maniera tale che vengano aggregate in strutture equilibrate, armoniche, coerenti tra loro, in una forma “il più buona possibile”. Secondo questo principio gestaltista noi, in genere, scegliamo la forma più semplice, regolare, appunto buona o pregnante. E come il nostro sistema visivo è retto da una tendenza alla parsimonia, così il mondo formale di Mario D'Amico conduce alla massima semplicità attraverso la riduzione del numero di elementi della configurazione complessiva. Riduzione tale da escludere ogni riferimento spazio-temporale e indurre la visione a una sospensione percettiva. Quest'ultima consiste in un'interruzione del solito meccanismo di comprensione visuale - basato sulla ricomposizione e l'adattamento degli schemi mentali ai nuovi dati acquisiti dalla retina - che porta a un'approcciare l'opera empaticamente, cercando di porsi nella relazione dei volumi senza necessariamente subordinargli a una narrazione esplicativa.
Il cervello umano –a detta dei neurologi - in qualche modo attribuisce significati astratti alle forme e ai suoni in modo coerente attraverso una mappatura non arbitraria tra i suoni vocali e la forma visiva degli oggetti. Pertanto il nome "madre" o quello "mela" richiamano in noi sagome rotonde, mentre il nome "coccodrillo" o "chiazza" ci fanno pensare a forme spigolose. Nell'arte questa fono semantica è ben rappresentata dal operato di Francesca Guariso che nutre la sua esistenza formale dalle rotondità del corpo femminile. Oltre la satura semantica megalesiaca delle figure, l'artista si dedica allo sviluppo in diverse dimensioni – dalla bidimensionale incisione alla tridimensionale scultura – di determinati concetti sensoriali che - oggettivizzati nel prodotto artistico - portano al fenomeno dell'ideastesia. Ogni opera diventa un induttore che evoca esperienze - concomitanti alla percezione – che interessano tutto il corpo. Ecco perche queste morbide giocatrici ci trascinano nella loro danza effimera.
L'immagine – come la voleva Roland Barthes – mai vera e obbiettiva, ci dovrebbe ricordare che il tempo passa e una sua sospensione non è mai veramente realizzabile. Il contrario di quanto riesce a Rubens Fogacci nel progetto "Atlas". L'atemporalià si innerva tra passato e presente in un momento flettente che – come il cuore di una macchina – si oppone alle tendenze delle forze naturali. Una consecutio temporum stravolta determina questo linguaggio artistico, tanto contemporaneo da negare la linearità fisica del tempo e liberare l'indescernibilità tra reale e immaginario. Il tempo si rivolge, il plot torna indietro e si ferma su un'immagine – quella che supporterà l'intervento attuale - per intraprendere una narrazione nuova, multipla e stratificata spazio-temporalmente in una vera sfida al apparato percettivo umano. Ma noi – la gente di oggi – seguiamo i percorsi di lettura multilineari grazie alla medialità interattiva della stessa opera - quella vecchia nuova immagine che c'è sempre stata ed è in continuo divenire come il frame di un videogioco – che tradisce l'inarrestabile labilità del tempo della nostra epoca che non parla se non in immagini.
Denitza Nedkova
Presentazione critica a cura della dott.ssa:
Denitza Nedkova
Curatrice mostra:
Deborah Petroni
Sponsorizzata e pubblicizzata da:
www.fanluce.it
www.infissifp.it
www.start-fano.com
www.fogacci.net
www.axeleventsmanagement.com
www.virtualstudios.it
Durata mostra:
dal 27 ottobre all’ 8 novembre 2018
dal martedì al sabato dalle 11.00 alle 19.00 con orario continuato
Lunedì e domenica chiuso
Ingresso gratuito
Info e contatti:
Mail: info@wikiarte.com
Sito: www.wikiarte.com
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