DATA ON IMPERFECTION
Mostre, Germania, Berlin, 10 January 2013
Alessandro Bergonzoni | Gianni Moretti | Maria Elisabetta Novello
A cura di Martina Cavallarin

FACTORY-ART
Mommsenstraße, 27, BERLIN, 10629
(City West - Charlottenburg)
10.01 - 08.02.2013

Inaugurazione giovedì 10 gennaio, ore 18.00

DATA ON IMPERFECTION è una mostra che si concentra su quegli aspetti concettuali della sperimentazione artistica contemporanea che non ha accenti su linguaggi predefiniti, ma su un’indagine legata alla reiterazione del fallimento come proposito e pratica, all’imperfezione come aspetto auspicabile e moltiplicativo. L’arte ha il dovere di apportare un tentativo di fisioterapia mentale al muscolo disadattato e lacero della consapevolezza collettiva e DATA ON IMPERFECTION ne rappresenta uno sforzo che vive di visioni allargate e sperimentazioni necessarie. Le installazioni di Alessandro Bergonzoni, Gianni Moretti, Maria Elisabetta Novello abiteranno gli spazi della Factory Art come organismi in trasformazione, corpi, segni, figure, tonalità mutanti. Le opere si fanno donatrici di un’idea colma di dati, dati di un ordine disconnesso e squadernante, quell’ordine ingovernabile che sta nell’essenza stessa dell’essere umano fallace e imperfetto e per questo straordinariamente interessante. L’arte si pone come strumento di coscienza, ponte di passaggio dal privato al pubblico e dal pubblico al privato, arte come sistema di relazioni e infinita negoziazione di punti di vista, arte come contenitore e portatore malato di dati sull’imperfezione (DATA ON IMPERFECTION). Occorre posizionarsi sul limite dell’inframince duchampiano, quella zona impercettibile e incatalogabile in cui la terra abitata è quella di mezzo, la no man’s land da rigenerare, riabilitare, tradurre, toccare, guardare, vivere.


Alessandro Bergonzoni sprigiona con eccessi distonici una volontà costante e crescente di applicare la chirurgia dell’imperfezione agendo sulla compenetrazione della vita nell’arte e dell’arte nella vita. E lo fa lavorando sull’espansione dell’errore, attraversando di continuo il bilico della soglia, le zone liminali e residue senza soluzione di continuità avvalendosi di un meccanismo di postproduzione per attivare un riscatto attraverso forme e figurali, archivi intellettuali, memorie, materiali, assemblaggi, per opere spurie che esalano molti riemersi possibili. Le sue installazioni parlano degli sconfinati cerchi dell’esistenza che non è un contenitore a compartimenti stagni, bensì una sfera dell’oltre in cui le intersecazioni sono infinite, le stanze danno sempre l’accesso ad una stanza altra, un processo di vasi comunicanti da labirinto manierista senza il centro e sublimato nel luogo della perdita. Dalla malattia alla coscienza civica, dall’etica alla partecipazione condivisa, dall’umano al sovrumano, tutto nel suo disegno concettuale converge nella rivelazione estetica dell’opera.

Gianni Moretti indaga ed espande organismi al limite del collasso, opera sull’ipotesi del fallimento inteso come un insieme di prove e condizioni propositive, sulla reiterazione che implora un’uguaglianza che è solo simile ma mai identica, sullo spazio d’esistenza che evidenzia continuamente quelle imperfezioni che svelano verità o verosimile. La sua forma artistica contiene la specificità di perseguire lo srotolarsi dell’errore e l’irresistibile inconscia volontà di lavorare sul falso identico ovvero sulla sedimentazione delle forme, sul mettersi in gioco come un equilibrista che esercita senza rete, sull’indagine lenticolare che esplora i materiali e li tocca con una passione e una delicatezza da amante perduto. Un falso identico che contempla lavori differenti, anche se solo linguisticamente, un’ipotesi di arte relazionale che si moltiplica tra analisi più intimiste o maggiormente rivolte al sociale. Arte quindi pronta a denunciare, ma in stato di apparente silenzio, arte che si svela attraverso la lateralità di frammento, carta, indugio, ossessione, raffinatezza, mutazione, poesia.

Maria Elisabetta Novello si relaziona con elementi effimeri e fuggevoli, materiali che racchiude in teche trasparenti di plexiglas o in lunghe provette di vetro, a formare orizzonti curvilinei, micro e macro cosmi, tonalità dai minimi scarti e dalle più sfuggenti differenze difficili da ordinare e governare e per questo sempre sul confine dell’imperfezione. Le installazioni a terra - composizioni elaborate in delicate trame ispirate ai lavori a uncinetto - sono tatuaggi di ricami destinati alla cancellazione e di cui indaga le possibilità mnemoniche e organiche. E’ un’artista in costante dialogo con la fragilità del contemporaneo, i suoi lavori si nutrono di sconfinamenti e trasformazioni mediante una rideclinazione del già accaduto. Novello riadatta la polvere combusta, residuo di qualcosa - frammento di emerso e allegoria della caducità della condizione umana - in qualcos’altro, in un’osmosi continua tra passato e presente, in bilico tra possibilità e limite, visibile e invisibile, temporalità e atemporalità delle costellazioni del cosmo così come dei paesaggi terrestri intesi come luoghi geografici reali o visionari luoghi della mente.

martina cavallarin

Commenti 1

Associazione Roberta Smedili
11 anni fa
un grande in bocca al lupo

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