Mostre, Torino, 18 April 2013
In un mondo in divenire dove ricerca artistica e partecip-azione si muovono in sincrono rispetto al piano dell’espressione (vedasi “Dimmi chi non sono” con i nomi da elidere in una sorta di genesi e riconoscimento delle propria illusoria solitudine esistenziale), con questa installazione l’artista, Cristian Ciamporcero, spinge ancor più il piede sull’acceleratore dell’interazione artista/visitatore e visitatore/visitatore, costringendolo indissolubilmente a confrontarsi, come davanti ad uno specchio di pixel, con l’anelata/rifiutata tecnologia del proprio tempo e le sue implicazioni nella nostra vita comune.
Una installazione questa al passo coi tempi, minimale ed inglobante, fredda e compartecipativa, di stimolo e monito; e proprio per questo in grado di offrire ai visitatori quell’esperienza sia concettuale sia umana che permette di evidenziare/rivitalizzare la dualità dei nostri giorni presenti (così come di qualsiasi presente in qualsiasi tempo).A fianco e sovrapposta all’era digitale delle elaborazioni grafiche e fotografiche, stiamo vivendo quella della comunicazione digitale socializzante ed alienante allo stesso tempo. Come un sasso è solo una pietra ma può essere un’arma a seconda di come si sceglie di usarlo, così la comunicazione via etere e fibra ci mette davanti alla dualità soli/in mezzo agli altri. Ma se per l’uso proprio/improprio del sasso siamo noi, liberi, che scegliamo, le comodità illusorie che i flussi di bit ci offrono invece, ci influenzano alla scelta e ci costringono a stare al passo coi tempi.
Il tempo non ci può fermare, il mondo è in divenire; il mondo è il divenire. E l’arte, compito proprio, non può eludersi o chiamarsi “fuori da questo”. Non può chiamarsi “fuori di questo”.
Nel cogliere dolcemente questo binomio e attualizzarlo in una innovativa performance espositiva, abbiamo quindi la scala di comprensione del valore della profonda ricerca espressiva artistica di questo artista torinese.
L’installazione è la presentazione di tre elaborazioni digitali, come da noto e continuato percorso dell’artista, legate assieme dal filo conduttore del concetto di “Deposizione”; un’idea ampia e polivalente tramite la quale, è possibile “giocare” con una serie di richiami e abbinamenti a base di situazioni/emozioni vissute da soggetti differenti, rielaborati da Ciamporcero, attraverso una sorta di ricalco e sostituzione dei volti degli attori e delle comparse coinvolte, come in una sagace fusione tra una pièce teatrale ed un album fotografico.
Una installazione questa al passo coi tempi, minimale ed inglobante, fredda e compartecipativa, di stimolo e monito; e proprio per questo in grado di offrire ai visitatori quell’esperienza sia concettuale sia umana che permette di evidenziare/rivitalizzare la dualità dei nostri giorni presenti (così come di qualsiasi presente in qualsiasi tempo).A fianco e sovrapposta all’era digitale delle elaborazioni grafiche e fotografiche, stiamo vivendo quella della comunicazione digitale socializzante ed alienante allo stesso tempo. Come un sasso è solo una pietra ma può essere un’arma a seconda di come si sceglie di usarlo, così la comunicazione via etere e fibra ci mette davanti alla dualità soli/in mezzo agli altri. Ma se per l’uso proprio/improprio del sasso siamo noi, liberi, che scegliamo, le comodità illusorie che i flussi di bit ci offrono invece, ci influenzano alla scelta e ci costringono a stare al passo coi tempi.
Il tempo non ci può fermare, il mondo è in divenire; il mondo è il divenire. E l’arte, compito proprio, non può eludersi o chiamarsi “fuori da questo”. Non può chiamarsi “fuori di questo”.
Nel cogliere dolcemente questo binomio e attualizzarlo in una innovativa performance espositiva, abbiamo quindi la scala di comprensione del valore della profonda ricerca espressiva artistica di questo artista torinese.
L’installazione è la presentazione di tre elaborazioni digitali, come da noto e continuato percorso dell’artista, legate assieme dal filo conduttore del concetto di “Deposizione”; un’idea ampia e polivalente tramite la quale, è possibile “giocare” con una serie di richiami e abbinamenti a base di situazioni/emozioni vissute da soggetti differenti, rielaborati da Ciamporcero, attraverso una sorta di ricalco e sostituzione dei volti degli attori e delle comparse coinvolte, come in una sagace fusione tra una pièce teatrale ed un album fotografico.
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