Ogni artista ha in sé l’ambizione di creare un nuovo ed originale linguaggio. In me questo processo comprende l’edificazione di un ponte che raccoglie esperienze che fanno parte del nostro patrimonio culturale per poter compiere quel passaggio che ci proietta all’innovazione figurativa. Trovo impensabile prescindere dai grandi maestri del passato, così come è inevitabile attingere alle espressioni artistiche contemporanee.
2) Per realizzare le sue opere utilizza diversi materiali (ferro, alluminio, zinco, ottone ecc.) una modalità artistica tipicamente contemporanea. La tecnica utilizzata però, è quella dell’incisione, che risale al periodo rinascimentale. Questo è il suo modo per unire due “stili” temporalmente differenti?
Il mio procedimento incisorio e quello “tradizionale” in realtà sono profondamente diversi: nella puntasecca si incide una lastra (solitamente di zinco) per creare una matrice che serve a realizzare diverse copie del disegno. Nel mio caso è la matrice stessa che diventa parte integrante dell’opera. Personalmente trovo i metalli in genere molto interessanti come superficie di disegno, si possono sfruttarne le caratteristiche per ottenere lucentezza, spessore ed originalità nelle creazioni artistiche, se poi quest’ultime sono affiancate a superfici dipinte e trattate il risultato potrebbe soprendere…
3) Nella maggior parte dei suoi lavori, ci troviamo di fronte ad un quadro nel quadro. Attraverso piccoli riquadri inseriti nell’opera, il nostro sguardo sembra essere guidato nel porre maggior attenzione al dettaglio circoscritto. La stessa capacità di focalizzare la concentrazione sembra essere data anche dai “tagli” e dalle “sovrapposizioni” presenti in altre sue opere. Era questo il suo intento?
C’è un momento durante la realizzazione di un’opera in cui mi rendo conto che l’ostacolo alla compiutezza della stessa non è qualcosa che manca, ma qualcosa di troppo! E quel troppo lo elimino anche con foga. Diventa una ferita, un segno di qualcosa che non c’è più, ed è proprio questo che la rende più interessante. Nelle mie opere il quadro nel quadro rappresenta “l’occhio vigile” che accompagna oltre il visibile, quello sguardo che vorrebbe svelare ciò che è stato, o ciò che potrebbe essere.
4) Particolare attenzione viene da lei spesso rivolta alle mani e ai volti. Sembrerebbe siano le parti del corpo che predilige, crede che siano i particolari corporali attraverso cui si possono esprimere più facilmente le emozioni?
Sicuramente si. I volti descrivono un’identità e delle emozioni. Le mani sono il nostro ponte verso l’esterno con cui ci relazioniamo. I non vedenti riconoscono i volti attraverso le mani. La mani possono parlare e ci parlano. Possono esprimere grazia e potenza.
5) Il colore è utilizzato nei suoi dipinti in quasi tutte le tonalità: dagli scuri a tinte più chiare e neutre, spingendosi a volte su tonalità molto brillanti e accese come il celeste o l’oro. Diventa quindi fondamentale alla comprensione del dipinto il loro utilizzo e quanta parte occupa nel suo procedimento artistico?
Se penso ad un’opera mi viene naturale immaginarla nelle svariate sfumature e tonalità che la possono esprimere. Persino l’assenza di colore è un valore che non può prescindere dal colore stesso. Inoltre è innegabile che avendo studiato all’Accademia di Venezia sia rimasto incantato dai colori della laguna ed abbia approfondito come i maestri veneti del passato si siano cimentati con la luce ed il colore, per passare poi attraverso gli impressionisti o i gesti di Pollock.
Per un artista il confronto è fondamentale, sia con i propri colleghi pittori che con maestri irraggiungibili. Si potrebbe riassumere con questa frase: l’esecuzione di un’opera d’arte è una festa a cui tutti sono invitati, tranne il proprio ego!
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