Frammenti di storie, le foto di Sabrina Di Vaio di Silvia Cicio
Testi critici, Roma, 06 January 2014
Le fotografie di Sabrina Di Vaio sono caratterizzate dalla scelta di diversi soggetti di rappresentazione. L’uomo, le sue creazioni, la natura che lo circonda, gli oggetti del quotidiano, tutti soggetti che le consentono di raccontare la vita attraverso il mezzo fotografico, soffermandosi con particolare attenzione sulla realtà di ogni giorno. Ciò che traspare dalle sue immagini è la percezione del silenzio, la sensazione di un momento di riflessione, come se le persone, i luoghi o gli oggetti fossero colti in rari momenti di estraniazione dal caos della quotidianità, dal tumulto del succedersi degli eventi, come se quell’unico dettaglio immortalato dall’obiettivo vivesse un’astrazione dalle stesse cose terrene che rappresenta e di cui fa parte, un attimo di sospensione in cui l’assenza del turbine, del caos e del rumore crea un’atmosfera speciale di intimità e mistero. Sono immagini che narrano un’atmosfera spirituale attraverso immagini terrene. La possibilità che la fotografia dà di riuscire a fermare un momento nel tempo e la maestria dell’artista nel saper rendere questo momento magico, è realizzata da Sabrina Di Vaio con una scelta particolare e accurata della luce che contribuisce a modellare i colori, conferendo un senso ulteriore alle immagini. Il senso di profondità emotiva si evidenzia, infatti, dove l’utilizzo è di colori caldi (il rosso, l’arancio, il giallo intenso), mentre un senso di distacco, estraniazione dal contesto e solitudine è evidente dove le tinte si spostano verso il blu o verso le gradazioni dal bianco al nero. Uno dei suoi soggetti principali sono le statue, le sculture di illustri autori che può vantare il nostro territorio italiano. Ciò che sorprende e più che altro affascina, è il modo attraverso il quale Sabrina cerchi di privarle della caratteristica che in primis le contraddistingue, ossia la loro durezza, la materialità, come se volesse dargli vita, regalare loro un’anima. Se è vero che le statue non possono provare sentimenti, nelle foto di Sabrina sono senza dubbio in grado di far smuovere i miei e, nel profondo, di farmi credere che nella dimensione spirituale in cui sembrano essere proiettate, questo sia possibile anche per loro. In tutte le sue fotografie è come se si effettuasse una continua ricerca dell’Oltre nascosto dietro le apparenze, come se lo spettatore dovesse dedicare loro più di una fugace occhiata, spinto a chiedersi il motivo che ha indotto l’artista ad immortalare con quella particolare inquadratura un determinato soggetto e ancor di più a domandarsi, soprattutto in immagini con la presenza di figura umana, i motivi per i quali il soggetto si trovi in quella data posizione, o cosa stia pensando. Sono foto che raccontano una storia, di cui però allo spettatore viene letta solo una pagina spingendolo a desiderare di ricostruire il tutto, per sapere come va a finire.

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