Inaugurazione giovedì 19 maggio 2011 ore 18:30
a cura di Giorgia Berra e Ivano Taccori
Fino al 31 maggio 2011, dal lunedì al venerdì, ore 15-18 (ingresso libero su appuntamento)
C.so Garibaldi 2, Milano
Tel. +39-02862861, +39-3472700757
web: www.spaziotaccori.com - email: info@spaziotaccori.com
l’evento verrà filmato e trasmesso da Francesco Barbieri ; fotografie di Nicola Righetti
Ivano Taccori, definito in più occasioni il “Mecenate di Brera”, porta avanti un importante ciclo di mostre calate nel suggestivo scenario del palazzo d'epoca in Corso Garibaldi 2 offrendo la possibilità ad artisti giovani e non di esporre le proprie opere in un’importante vetrina milanese. Lo Spazio Taccori costituisce un luogo di incontro e di discussione, sorta di focolare artistico in cui poter conoscere i protagonisti e conversare con loro.
Alcune considerazioni-Il genere ritrattistico ha da sempre accompagnato la storia dell’arte declinandosi allo spirito di ciascuna epoca e assumendo di volta in volta funzioni apotropaiche, commemorative e documentaristiche.
Nel corso dei secoli, l’azione umana del “ritrarre” ha trasmesso la volontà di trasmettere il vissuto interiore di un dato personaggio, i “moti dell’animo” costantemente indagati dal grande Leonardo Da Vinci (1452-1519), punto di riferimento dell’umanesimo rinascimentale. La visione antropocentrica del Rinascimento elevò il ritratto a genere autonomo, mentre in epoca manierista i ritratti furono un mezzo per esprimere le inquietudini interiori del soggetto rappresentato e più in generale le problematiche sociali del tempo.
Con la progressiva affermazione della fotografia, la finalità documentaristica e commemorativa del ritratto borghese ottocentesco perse vigore. Ma a differenza di quanto si sosteneva nei primi anni dell’avvento del mezzo fotografico, l’arte pittorica e scultorea non subirono un declassamento di genere in quanto il loro fine non è mai corrisposto alla mera mimesi della realtà bensì all’imitazione secondo fantasia e immaginazione, terreno di sviluppo della soggettività umana.
Le ricerche che seguirono quella di Paul Cézanne (1839-1906) portarono dunque ad una “destrutturazione” dell’immagine, scaturita dalla ricerca di una resa sintetica ed espressiva, giungendo talvolta alla “irriconoscibilità” del soggetto. Così Marie Angèlique Satre, fanciulla di Pont Aven, rifiuterà di riconoscersi nella La belle Angèle in cui la drastica semplificazione fisionomica e la resa popolaresca erano il risultato della ricerca postimpressionista condotta da Paul Gauguin (1848-1903).
Da questo momento la questione della verosimiglianza non riguardava più la struttura del volto ma la sua espressione.
Il ritratto contemporaneo deve la propria identità a due fondamentali protagonisti della seconda metà del Novecento: Alberto Giacometti (1901-1966) e Francis Bacon (1909-1992). Giacometti percorse una ricerca continua dell’equivalenza tra visione dell’artista e resa scultorea del modello. Il risultato fu una lettura simultanea dell’insieme, cioè dello spazio circostante e della distanza che separa fisicamente il modello dall’artista. Bacon, tramite la trasposizione pittorica di immagini desunte da foto, cinema e radiografie stravolse la resa fotografica in pennellate pastose e materiche.
Le ricerche di Giacometti e Bacon riflettono l’immagine dell’uomo contemporaneo: attraverso l’indefinitezza del tratto e del modellato intesero comunicare la condizione umana in un secolo caratterizzato da drammatici conflitti in cui gli intellettuali si appellarono alla relatività e all’introspezione psicologica.
Alla luce di una lettura psicoanalitica, nel volto ritratto emerge un dualismo: l’Io e la Maschera ovvero l’individuo e la persona. L’Io rappresenta la sfera psichica cosciente della personalità che detiene il ruolo di armonizzare i comandi provenienti dal Super-Io ovvero la Maschera che si forma nei primi anni di vita e contiene l’insieme delle regole sociali e morali dell’individuo determinandone l’identità. Questi due poli si inseriscono nel più ampio sistema percettivo dell’opera, scaturito dalla sinergia di tre differenti attori: l’artista che propone la propria indagine nel linguaggio del visibile, il soggetto rappresentato e l’osservatore grazie al quale si attiva la ricezione dell’opera. Diversamente, nell’autoritratto, la triangolazione suddetta si contrae in due parti, l’artista e l’osservatore. In questo caso il “ritratto” diventa un dispositivo concettuale tramite il quale l’artista guarda a se stesso come autore dell’opera facendosi riflesso di ciò che lo circonda.
Il costante rinnovamento in chiave contemporanea del ritratto documenta il suo importante ruolo nel meccanismo identitario in cui è coinvolta l’intera umanità che attribuisce al volto la complessità di significati che gli sono propri.
Antonino Attinà (Reggio Calabria, 1953) vive e lavora a Milano. Dopo la maturità artistica consegue il diploma di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria sotto la guida del maestro Giuseppe Marino.
Il lungo tratto della pennellata e i colori forti e decisi sono le caratteristiche principali delle sue opere, nelle quali indaga soggetti umani e paesaggi, trasponendo su tela un mondo filtrato da una visione soggettiva e complessa del reale.
Iris Au (Hong Kong) vive e lavora a Parigi. Consegue la laurea in Letteratura e traduzione all’Università di Hong Kong. La formazione presso l’Istituto Marangoni di Milano le permette di collaborare con importanti brand della moda come Burberry, Anna Sui etc. Fotografa autodidatta, Iris Au propone sperimentazioni visive in cui inaspettato, inusuale e surreale si legano delicatamente.
Mimmo Di Marzio (Napoli, 1963) appassionato d'arte, passione che sviluppa da anni a 360 gradi nell'attività giornalistica, critica, didattica e artistica. Responsabile delle pagine culturali milanesi de "Il Giornale", è docente di Editoria d'arte all'Accademia di Brera. Curatore di numerose mostre pubbliche e private in Italia e all'estero, da sempre coltiva l'arte della pittura che lo ha visto esporre in diverse mostre tra cui: Ideologica (galleria Wannabee), Il Sorriso del gatto di Alice e Il Rosso e il Nero (galleria Silvano Lodi), Pittura italiana (galleria Obraz) e numerose collettive allo Spazio Taccori di Milano.
Maurizio Martino (Reggio Calabria, 1954) dopo la maturità scientifica consegue il diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera dove diviene allievo di Domenico Purificato.
I suoi esordi artistici risalgono agli anni ’60, nei primi anni settanta la sua pittura è fortemente influenzata dall’opera di Pietner, Cremonini e Guerreschi. A seguito di un approfondimento della tecnica incisoria negli anni ottanta Maurizio Martino approda ad una pittura figurativa e fortemente cromatica.
Ester Negretti (Como, 1978) dopo aver conseguito il diploma presso l’Itis Setificio di Como, collabora con diversi studi di disegno, creando carte da parato, arredamento e abbigliamento. Nel frattempo frequenta alcuni corsi di decorazione, trompe l’oeil e pittura, anche se la sua vera formazione è a bottega e a fianco dei maestri Saltarelli e Tettamanti. Nelle opere pittoriche di Ester Negretti le figure emergono dalla pastosa e materica superficie grigia come presenze oniriche.
Sunyoung Lee (Yeosu, 1987) vive e lavora tra Seul e Milano. Studentessa dell’Università Bocconi, in Corea segue studi di pittura partecipando ad un progetto di murales a Seoul e vari progetti di architettura. Tra il 2009 e il 2010 espone alle mostre Il nudo e le sue fantasie e Ritratti a confronto tenute allo Spazio Taccori. ll suo stile realistico guarda gli oggetti con leggerezza rispecchiando il suo modo di guardare il mondo.
Daniela Savini (Teramo, 1975) dopo la maturità artistica consegue la laurea in Conservazione dei Beni Culturali a Parma. Al centro della ricerca artistica di Daniela Savini si trova l’uomo nella sua relazione con il mondo in bilico tra consapevolezza della caducità dell’esistenza e forza vitale custodita nella memoria, nelle proprie radici e negli affetti.
Emanuela Volpe (Milano, 1958) dopo la maturità artistica si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera specializzandosi in seguito in progettazione packaging. Insegnante di educazione artistica e discipline pittoriche presso numerosi istituti scolastici milanesi, nel 1992 fonda il gruppo ARTEMISIA intensificando la propria attività artistica. Dal gennaio 2006 al 2007 conduce la trasmissione settimanale “Artemisia viaggio al centro del colore” in onda online su RadioImago. I soggetti prediletti di Emanuela Volpe sono figure femminili descritte in strutture geometrizzanti e da un’accesa cromia antinaturalistica, divenendo soggetti di narrazioni interiori.
http://www.emanuelavolpe.it/
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