Mia madre era un'insegnante d'arte e dipingeva ma il vero artista era mio nonno Antonio Tammaro, pittore e scultore affermato. Perciò sin da piccola ho respirato aria d'arte in casa ed ha avuto un'influenza molto forte su di me. La passione iniziale si è trasformata in una professione alla quale ho dedicato il tempo, l'educazione e lo studio necessari per intraprendere questo percorso.
Ci parli di suo nonno.
Prima di essere artista è stato una grande persona. Si era legato al mondo culturale napoletano del 1° dopoguerra circondandosi di personalità quali Benedetto Croce e Luigi Calvieri.
Ha avuto numerosi premi tra cui il più importante è il Gemito (Napoli) ed ha partecipato a diverse Biennali e Quadriennali. Le sue opere sono presenti in collezioni private d'Italia e in vari musei.
Era un punto di riferimento per i giovani artisti perché li incoraggiava a fare questo mestiere ed era molto amato dalla gente e ricordato per aver fatto molta beneficenza.
Vorrei aggiungere che ogni manifestazione fatta in suo nome è finalizzata ad un progetto sociale e solidale e colgo l'occasione per ringraziare l'amico Mauro Falciani che ha voluto fortemente la realizzazione di questa mostra e del Centro Antonio Tammaro.
Tammaro ha avuto una formazione artistica?
Certo. A Napoli ha studiato sia al Liceo Artistico che all'Istituto d'Arte e, successivamente, ha conseguito il diploma all'Accademia delle Belle Arti nelle discipline di Pittura e Scultura ed ha anche studiato Architettura (gli mancavano solo pochi esami per terminare). Sempre a Napoli è stato allievo dello scultore Monteleone mentre a Firenze ha avuto contatti con Ottone Rosai.
Quali sono i temi principali delle sue opere?
Manca del tutto il paesaggio e non ha mai lavorato con le modelle ma ha sempre realizzato le sue opere per mezzo della sua fantasia. Il suo lavoro era incentrato, in particolare, sull'uomo e cercava di esaltare la cultura del lavoro: gli esempi più famosi sono l'arrotino e il pescatore. La donna che rappresenta non è mai volgare ma pura e casta. I suoi personaggi sono umili ma al contempo raffinati.
Chi ha avuto come riferimento?
Principalmente nessuno nel senso che era molto personale nella sua espressione artistica anche se il critico Genova ha affermato che nel suo modo di fare arte è possibile riscontrare “ricordi della plastica realistica dell'antico Egitto e forse di altri esempi assiro-babilonesi”. Giuseppe Antonello Leone lo definiva “un barbaro capace di generare tenerezza, a volte totemico rielaborava con finezza il suo arcaismo e attanagliato da un amore contradittorio per la geometria”.
Centro Culturale Antonio Tammaro, Via F. Filzi , Grosseto - centro storico
BIOGRAFIA ANTONIO TAMMARO
Antonio Tammaro nasce a Napoli il 26 luglio 1915.
Si iscrive all'Accademia delle Belle Arti di Napoli nel 1934, dove frequenta la sezione di scultura avendo come maestro Alessandro Monteleone. Nel 1937 si classifica al primo posto per la scultura alla mostra Nazionale dei Littoriali di Trieste, aperta agli studenti di tutte le facoltà universitarie italiane e nel 1938 invia alla Mostra del Bicentenario dell'Accademia di Napoli un'opera che il museo di Capodimonte acquista, su suggerimento dell'allora Ministro alla Cultura Maraini, per inserirla nelle sue collezioni. Ancora nel 1938 la scultura “La Buona Terra” premiata ai Littoriali, viene inviata alla Mostra Internazionale d'Arte di Vienna per rappresentare l'Italia.
Si diploma nel 1938 sotto la guida del sovrintendente Venè e nello stesso anno vince la borsa di studio “Vincenzo Gemito” per frequentare l'Accademia di Firenze dove conosce molti artisti fra i quali il pittore Ottone Rosai che lo sensibilizza all'arte pittorica.
Finiti gli studi viene nominato segretario di commissione nel Littoriali a Bologna e nel 1940 si iscrive alla Facoltà di Architettura di Napoli. Nel 1948 riprende l'attività realizzando il Frontale del Ministero dell'Agricoltura e Foreste di Bari.
Dal 1952 al 1956 insegna al liceo Artistico di Napoli da cui si dimette per dedicarsi completamente alle sue ricerche artistiche.
Nel 1965 Armando Nocentini lo invita alla mostra “Il Fiorino” di Firenze dove riceve la medaglia d'oro per un'opera che viene anche acquistata dalla Galleria Pitti.
Nel 1992 riceve a Roma nel Campidoglio da Giulio Carlo Argan in premio “Luigi Petroselli” per la pittura. Nel 2005 ritira il premio alla carriera Bidone d'Oro del Movimento Esasperatismo Logos & Bidone a Napoli.
Pubblicato il giorno 28 dicembre 2011 su vivigrosseto
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