Astrae ciò che vede e lo concretizza in immagini “informali”: l’assenza di oggetti leggibili non vuol dire che le opere manchino di sigificato ma esso è espresso dalla forma delle composizioni, dai colori e dall’uso di materiali vari, la cui scelta diventa un mezzo idoneo a trasmetere la sintesi tra realtà soggettiva e realtà oggettiva.
Bitume e acrilici fecondano lo spazio della tela e ne diventano parte integrante così come gli altri materiali (stoffa, iuta, sabbia) che rappresentano la metafora di una ricerca esistenziale e, arrivando all’essenza delle cose mettono a nudo gli stati d’animo dell’artista.
Attraverso la sperimentazione, dipinge sulla tela che si trasforma in una sorta di specchio nel quale si riflette la sua anima e rende partecipe lo spettatore il quale comincia a riflettere sul proprio “io”: il messaggio di Nadia, se pur unico e personale, perette di interpretare singolarmente ciò che crea.
La fruizione dell’opera d’arte, oltre ad essere visiva, diventa un’esperienza rinnovabile con effetti emozionali sempre diversi e rafforzati dalla riscoperta del piacere tattile”
(Antonia Pèsare, storico dell’arte)
Commenti 6
Antonia
Inserisci commento