Di Gianluca Melappioni
e Maria Nella Marangon
E' un tempio la Natura ove viventi
pilastri a volte confuse parole
mandano fuori; la attraversa l'uomo
tra foreste di simboli dagli occhi
familiari.
Charles Baudelaire
Corrispondenze infinite è uno sguardo che va oltre la semplice visione.
Lasciarsi avvolgere dalla natura e dalla fitta rete delle sue simbologie o abbandonarsi allo scorrere imperturbabile del tempo studiandone i mutamenti, sono la base della ricerca estetica di Maria Nella Marangon e Gianluca Melappioni, artisti con percorsi differenti ma che sfruttano il mezzo fotografico per esplorare il tema dell'identità, indissolubilmente legato ai concetti di luogo e di appartenenza.
Entrambi si nutrono dell' orizzonte naturale che li circonda, di quelle forme materiali e conosciute della natura, ma trasfigurate dal loro sguardo in spazi emotivamente vissuti, che acquistano valore attraverso ricordi e suggestioni personali.
Metodica e costante è la ricerca artistica di Gianluca Melappioni (Pesaro, 1980) che sfrutta i suoi media (fotografia e video) per analizzare i cambiamenti visivi e temporali attraverso lo scorrere delle stagioni. La sua è una lucida osservazione del paesaggio che scorre imperturbabile davanti ai nostri occhi, in un continuum che non è mai uguale a se stesso. La serie The fifth season fissa, come in un collage, le corrispondenze visive di luoghi noti su cui scorre il tempo, la vita.
Più intimista è invece l’indagine artistica di Maria Nella Marangon (Rovigo, 1968) che intraprende un personale percorso di esplorazione identitaria attraverso il contatto con la natura. La sua analisi sulla percezione del territorio circostante si traduce in un viaggio di conoscenza e accettazione interiore, attraverso una totale immersione nei suoi elementi che, come la figura materna nell’opera Finale di partita, diventano l’altra parte di Sé.
Corrispondenze infinite è un progetto espositivo dalla forte valenza emozionale, che si svela attraverso una fitta rete di corrispondenze, di legami profondi che giacciono silenziosi sotto l’impalcatura del reale.
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