Fabbriche, Antonio Vecchio
Mostre, Roma, 18 September 2012
Con Fabbriche si mette in scena l’Informale come evocazione dell’insito processo creativo quanto personale dell’artista. La serie di dipinti, stilisticamente orientati all’Espressionismo Astratto, mostra stratificazioni su tela, consistenti in campiture più o meno omogenee, variando dall’uso del pigmento naturale a quello delle vernici sintetiche, passando per il colore ad olio. Ogni livello materico-pittorico tende ad annullare la composizione sottostante, alla perenne ricerca di un nuovo equilibrio, cromatico e formale. Non esiste una figurazione definita in sé: forma e sostanza diventano vittime di tensioni interrotte, implicitamente sospese verso l’annullamento. Eppure ciò che appare incompiuto è già ultimato, accentuando il senso estetico proprio nell’espressione concreta di un’ in-finitezza creativa.
La modernità ha inseguito a lungo la “macchina”, apogeo economico-sociale del contemporaneo, ma l’agognato progresso si è perso nell’apocalittico scenario di un’asettica era post-moderna. La visceralità tematica ed esistenziale trova, in Antonio Vecchio, un’antitetica manifestazione nell’astrazione di “macchie ferrose unte di progresso e cemento”. Un simile approccio stilistico non indica una suggestione emozionale, ma la diretta testimonianza di un’inevitabile presa di coscienza: l’industria come potente sovrastruttura umana.
La tela ci catapulta in un paesaggio metafisicamente monolitico, che nelle sue stratificazioni, da una parte subisce il peso dell’attuale condizione umana, dall’altra sembra volerlo dissolvere nella frammentazione propria della Natura. Ecco allora la sostanza di un più duro sguardo sul mondo, critica ad una società che ha smarrito la sua civiltà nell’alienazione di sinistri totem.
Rossella Della Vecchia

Commenti 1

Marianna Merler
12 anni fa
Marianna Merler Artista
complimenti!

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