Mostre, Torino, 14 November 2013
VOLTI, STORIE, RACCONTI PER IMMAGINI.


«Non conosco vino migliore
di queste giornate di fine inverno,
prima di sera Torino si adagia
in un lento passeggio».
Giovanni Arpino


I giorni, le stagioni, i racconti di un’intera esistenza sono i momenti di un tempo legato alla città, alla gente lungo i marciapiedi delle periferie, alle finestre su strade antiche e antichi volti che s’incontrano tra i tavoli di un caffè, nei viali, nelle piazzette.
E questo percorso dal «lento passeggio» diviene luogo della memoria, di incontri, del respiro di una umanità che appartiene alla storia di un quartiere, di un microcosmo di situazioni, di
una quotidianità profondamente vissuta e avvertita come emblema ed essenza del vivere, ricordo di voci, gesti, saluti appena accennati e sguardi nella penombra della sera.
E sono gli sguardi del Balon, dei rigattieri e degli uomini sulle porte dei negozi, di un angolo di vita che puntualmente affiora durante i mercatini con le bancarelle ingombre di oggetti, con la volontà di esserci e ritrovarsi.
E sono gli sguardi dei ritratti di Giacomo Sampieri, ripresi dai personaggi del Balon, di un’area che va dall’Arsenale della Pace al Quadrilatero Romano, dalla Bottega San Giors, con i pittori di scuola piemontese, al Temporary Art Cafè e al Pastis di Piazza Emanuele Filiberto con la creatività degli artisti emergenti di «Io Espongo».
In questo ambiente multietnico si è sviluppato il discorso di Sampieri, il senso della sua ricerca, l’attenzione per espressioni, caratteri, gesti, che definiscono la personalità, il ruolo, il rapporto delle sue figure con la vita di tutti i giorni.
Vi è nelle «tavole» il clima del mondo reale, dell’impegno per il lavoro, della piccola imprenditoria, di una società che rivendica una propria dimensione capace di riscattarsi da vicende talora difficili, da una forzata emarginazione.
E Sampieri rinnova di volta in volta il senso profondo di un’appartenenza che unisce l’insegnante Gianni Milano ad Andrea con il negozio di abiti militari, il Bar Trattoria da Elvira ad Angiolina che è l’emblema del Balon, i trasporti di Gianni al modernariato di Santino in via Borgo Dora.
Ognuno di loro emerge con forza dalla tela tra stupore e sorpresa, tra Mario il ristoratore ed Emiliano (che sembra un attore)con il cane Ugo, in una sorta di narrazione che il tratto incisivo della linea fissa con abilità, con la capacità di definire l’immagine di Anna e quelle di Gino, Beppe, Antonina, Nino, Vivina, Donato, di Carla del Bar Roma e di Monica figlia del «geometra».
E dalla Scuola Holden alla casa di Tullio Regge, dalle fotografie storiche del Balon al «Turet», si «scopre» l’insegna di Pier Carlo Chiavassa e Anna su un manifesto che è storia e segnale e pagine di «Torino è casa mia» dello scrittore Giuseppe Culicchia:«Il Balon appartiene alla categoria dei «luoghi mitici della città di Torino», nonchè a quella dei «luoghi mitici della città di Torino poi diventati luoghi letterari e cinematografici»: grazie al romanzo «La donna della domenica» di Fruttero e Lucentini».
Mentre antiquari, gallerie d’arte, botteghe, diventano spazi per acquistare un abito vintage, un lampadario, una vecchia pendola.
Sampieri è entrato in piena sintonia con questo universo, ne ha tratto sensazioni, emozioni, angosce, speranze, inesplorate intimità.
Ogni scena è dipinta con una naturale riservatezza, con una voluta e meditata misura espressiva, dove le rughe, le barbe incolte, gli occhi velati di tristezza, sono momenti di una visione che è scandita dalle luci dei lampioni e dall’incedere di una donna con una sigaretta tra le dita, con sullo sfondo le case di via Borgo Dora.
I ritratti di Sampieri raccontano e contemporaneamente sono documento di una stagione in cui l’arte non è solo installazioni, fotografie elaborate, materiali di recupero, ma anche e ancora segno, colore, comunicazione di una verità forse mai rivelata.

Angelo Mistrangelo

Commenti 0

Inserisci commento

E' necessario effettuare il login o iscriversi per inserire il commento Login