Legami
Mostre, Brescia, 08 April 2017
‘Segui il filo, allungalo, ingarbuglia, crea un nido, un cuore,
nascondilo, proteggilo, mostralo, taglialo’.

Scegliere. Di fronte alle opere che compongono il percorso espositivo si è chiamati a compiere una scelta, confrontandosi con un’atmosfera pervasa da una duplice visione e incline allo sviluppo di differenti percorsi, interpretazioni e viaggi emotivi. Così il titolo, volutamente ambivalente, conduce ad un bivio, crea un dualismo fondato su acrobatici accenti: legàmi o lègami, a seconda di dove si posa l’impertinente segno grafico, le immagini popolate da frammenti di corpo e vita assumeranno diverse e inedite vibrazioni e sfumature. Le opere conducono verso un universo di connessioni e rimandi a rapporti interpersonali più o meno espliciti, e forse inediti, che a sua volta, rimbalzando sul nostro vissuto, rinvia alla coscienza collettiva e personale, o ancora allude a legami instabili, duraturi, perduti o laceranti, sino a connetterci con il mondo interiore dell’artista.
Scegliere quale filo seguire implica scegliere la strada strettamente personale che sarà la guida in questo labirinto di immagini, rimandi e grovigli. La scelta inizia dalla volontà di seguire il cuore, ‘sfilato, raggomitolato, donato, rubato, inscatolato’ oppure dalla volontà di seguire la parola, alter ego dello stesso filo che disegna e dona forma a rimandi tra immagine, concetto e significato. Come sostiene R. Krauss –se il reale è fatto di segni, la fotografia, come la scrittura è in grado di trascriverli¬– la parola evade allora dallo schermo per ricamarsi sulla carta, dando origine ad una serie di poesie visive che completano l’istallazione e dialogano con gli scatti alle pareti. Una parola che diventa poesia sospirata e a tratti delirante, nel video
I fili d’Ersilia, che ispirandosi all’omonima città descritta da Calvino –crea ragnatele di rapporti intricati che cercano una forma– . Una bocca intrappolata dal fatidico filo cerca di liberarsene attraverso un flusso continuo e sferzante di versi, suoni e parole che plasmano immagini: immagini di trappole, di legami costrittivi e di convenzioni precarie e lontane dallo spirito dell’artista. Ecco, ora questa valanga di parole-immagine, che si riversa dallo schermo, la libera, la conduce al cambiamento, non necessariamente alla maturità.
Il filo diventa il destino, l’esistenza, la metafora di un cuore martoriato dagli accidenti della vita; ma il filo è anche la gabbia, la ragnatela tessuta da consuetudini e difficoltà affrontate che spesso allontanano da spontaneità e leggerezza. Ma può il cuore essere leggero? Il cuore è pietra pesante ma anche un succoso pomodoro che racchiude al suo interno un liquido vivificante.
Il filo, o meglio, la matassa, costringe il corpo e nello stesso tempo lo protegge. È questo corpo che si dona all’osservatore per essere spiato, indagato e interrogato intessendo un legame con esso, fragile e stoico, palpabile ma effimero. Il corpo, nella poetica dell’artista, eliminato ogni attributo esteriore e nella sua nudità, entra ora in relazione con l’ambiente circostante, ne occupa gli anfratti rendendolo un contenitore di anime; viene così a crearsi un altro tipo di legame che pervade la scena: il legame del corpo con lo spazio e il legame dell’artista con il suo studio dove crea, vive e intesse relazioni tra metafore, simboli e sogni.
Il cerchio si chiude con il ritorno di un oggetto emblematico quale la scatola, laddove in MioCardio racchiude e protegge l’organo che da la vita, in questa serie di scatti la scatola s’ingrandisce, per diventare parete, struttura, abitazione, atelier in cui il corpo si adagia, s’insinua e si confonde. La scatola in questo modo custodisce e cela un’intera esistenza e lo studio, in quanto luogo deputato alla creazione diventa involucro, armatura e scrigno entro cui esprimere con forza la dualità, la fragilità, la memoria personale e condivisa, forze motrici dell’opera di Stefania Zorzi sin dai suoi esordi.
Nicole Merisio


Per maggiori informazioni: Galleria Ramera Arte Contemporanea, via Moretto 2/b Brescia. tel +39 393 00 92 746 - e-mail: info@rameraartecontemporanea.it

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