Mostre, Roma, 08 September 2011
Questa volta l’artista Arianna Bonamore, sceglie come modalità espressiva l’installazione. I capelli continuano ad essere il simbolo centrale della sua ricerca, rappresentano l’uomo (corpo e anima).La plastica, nella quale vengono inseriti questi ultimi, è simbolo di modernità, di consumismo e d’inquinamento animico. È il rifiuto dell’essere umano verso l’emotivo, è il voler sentire “sotto vuoto”. La struttura portante è formata da tubi idrici. L’acqua è l’energia fecondatrice, è trasformazione. Rappresenta nella sua imprevedibilità , tutti gli elementi primordiali: aria, terra e fuoco. È il confine tra la vita e la morte. Nell’istallazione è inserito anche un quinto elemento, la luce. È l’etere, che circonda e comprende l’universo. È il divino presente nell’interiorità di ciascun uomo. La Bonamore concepisce l’installazione considerando sia la parte visiva che uditiva. Per l’artista il suono ha un ruolo fondamentale , poiché evoca gli istinti primordiali. Crea un testo regressivo e lo rafforza inserendo il lamento di un infante, il battito cardiaco, lo scorrere dell’acqua che riportano allo stato embrionale, simbolo di purezza e di originalità assoluta. In un primo momento l’osservatore viene trasportato in un mondo onirico, fatto di luci e colori. Quando si realizzano i materiali inevitabilmente nascono sensazioni contrastanti, che vanno dal piacere estetico alla repulsione. Lo spettatore diventa parte di questo viaggio catartico,stimolato ulteriormente da una performance, che interpreta visivamente il testo regressivo. L’artista ci racconta la fatica dei risvegli da una rassicurante abitudine, obbliga a riflettere, avvolge costringe ed in fine libera.
Nella realizzazione partecipano Cristiana Pacchiarotti (performance), Lucio De Angelis ( progetto audio) Angelo Puzzutiello e Daniele Bonamore ( riprese e video) gregoire e sam ( incisione testo regressivo).
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