QQ!
Mostre, Bologna, 16 June 2011
“QQ !”

A cominciare dal titolo della mostra, “QQ !”, Paolo Ferro mette in scena, con una certa dose di ironia la situazione dell'Italia oggi.
Certamente la poetica non si limita ad osservare il presente con l'occhio attento di chi dovrebbe avere il compito, come artista, di ridare alla folla l'immagine critica di un quotidiano; prima di tutto perchè l'artista non si limita a guardare solamente l'oggi ma lo intesse con il passato: sia del proprio vissuto che, nella forma di sguardo infantile, si esprime nell'aspetto ludico della rappresentazione, sia come base analitica per comprendere il luogo analizzando la storia, reale o immaginaria, delle città che disegna; le opere grafiche, che l'autore chiama con una certa affezione “i miei disegnetti”, sono, infatti, il risultato di studi accurati e approfonditi delle città da molti punti di vista (letterario, storiografico, fantastico) e la carta altro non è che il convettore che magnetizza i poli multipli dell'espressione: il tratto comune è il segno, o meglio il disegno a matita, che livella tutto allo stesso piano di lettura: una sorta di aplografia complessa nel contenuto ma ridotta nella forma.

Così l'opera “Roma 2007” è una maniacale sovrapposizione di motivi che hanno fatto di Roma, nel bene e nel male, la città eterna; sono cinque metri di carta ma 2000 anni di storia che convivono a strati: dalla rappresentazione dell'inferno dantesco che mette radici sotto al Vaticano, al Pantheon, dai sette colli al Colosseo fino alla scalinata di Piazza di Spagna, mentre in un cielo piatto si combatte una guerra tra alieni e tra i valori aggiunti di miti e leggende che appartengono alla capitale.

La “strip” di “Bologna 2011”, pur presentando stilisticamente una congruenza formale con la tavola di Roma, presenta delle diversità concettuali di rappresentazione che sono ottimo spunto per comprendere criticamente il carattere della città Felsinea: torri e merletti sono la simbologia predominante in questa “civitas” che non abbandona il suo essere medievale e che ancor oggi si presenta come un feudo chiuso tra le proprie mura. Ci sono Piazza Maggiore, Santo Stefano, San Luca e le due torri, il nuovo Comune, la Sala Borsa e l'università: Paolo Ferro non tralascia nulla, riportando sulla carta ogni dettaglio iconografico che ha dato alla Bononia l'appellativo di “dotta” e di “grassa”. Sempre con l'ironia di una visione fantastica ed epifanica, l'artista gioca con la provincialità immaginando, per esempio, una surreale pioggia tortellini che, si sa, sono sacri quanto la manna...ma riusciranno a salvare la città dalla crisi socio-economica-culturale?

Senza svelare null'altro, perchè tutto è da scoprire con l'attenzione di un investigatore che si pone di fronte all'opera come davanti al rebus per la soluzione finale, anche le tavole di “Vicenza 2010” si apprestano a palesare nel loro contenuto un'esegesi amara dei fatti contemporanei: domina la conquista americana sulla cupola della basilica palladiana e la cinquecentesca Vicenza diviene emblema di un'eteroglossia quotidiana rappresentata, sempre con immancabile ironia, da un “Dal Molin-Città proibita” e da un “Teatro olimpico-luna park”, da una “caserma Ederle-fortino del west” e da un “Monte Berico-Hollywood” il tutto a suffragare le motivazioni di un'alluvione devastante.

L'opera “Ruota”, nata come progetto site-specific per lo spazio che ospita la mostra, nel richiamare la forma dell'antico mulino crea un'operazione concettuale “tra presenza e assenza” riportando alla luce la funzione originaria della struttura. Focus del ragionamento non è solo il tempo che scorre (come l'acqua del canale) ma anche il sistema che permette l'azione delle pale: un ingranaggio perfetto che l'artista metaforicamente ri-crea con pattern modulari mostrando il potenziale della creazione.

Allo stesso modo, l'installazione “QQ” è il buon auspicio di una rinascita metaforica dell'arte (e del buon senso) che è invitata ad abitare le casette colorate per uccelli, uguali nella forma all'orologio da parete cucù, ma fatte in lana cotta e per questo più accoglienti. Se alcune sono vuote “come le casette degli spiriti” (dice l'autore) altre hanno già accolto la luce della consapevolezza sbloccando quel meccanismo inceppato che ferma lo sviluppo di una società...anche se il tempo, quello vero, avanza e non aspetta.

Cucù! E' ora di svegliarsi

Alice Zannoni
(alicezannoni@gmail.com)

Commenti 1

Associazione Roberta Smedili
13 anni fa
ciao Alice, in bocca al lupo per questo evento

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