Testi critici, Bologna, 08 January 2010
Il lavoro fotografico di Alfonso Arana si rivela interessante dal punto di vista della sperimentazione tecnica ma vorrei non soffermarmi a disquisisre sulla metodologia produttiva dell'immagine poichè la densità ermenutica di questo autore emerge soprattutto dall'analisi del contenuto in relazione alla nominazione dell'oggetto.
Data la premessa, è naturale che la prima osservazione sia relativa al titolo dell'opera: “Magazzino”, parola la cui etimologia, dall'arabo maghazem, indica un luogo ampio dove si ripongono le mercanzie; ma la foto non rivela stoccaggio di materie prime e nemmeno uno spazio che accoglie e conserva; la foto, nella sua essenza di indice ovvero di traccia - seguendo la tripartizione segnica di Pierce – mostra un muro consunto del tempo e dall'acido, una parete che lascia intuire alla lontana la sua storia e la storia di chi nello sbiadito ricordo forse accantona sensazioni, emozioni e tempi perduti, ma non un magazzino.

Arana si diverte a creare del “concettuale” giocando sul cortocircuito semantico tra due elementi: il titolo dell'opera con un preciso significato che spinge la logica interpretativa in una determinata direzione e il contenuto dell'opera che non corrisponde alle aspettative indotte dalla nominazione dell'oggetto. In questo modo il cosìdetto “noema della fotografica” si carica di una prospettiva psicologica e affettiva che crea attorno all'immagine la possibilità immaginifica del racconto personale.

L'effetto sorpresa, o meglio la riflessione indotta dal gap referenziale, appassiona alla lettura della foto tanto che il difetto tra reale e ideale stimola l'osservatore ad interrogarsi sulla effettiva fisicità del luogo presentato e sulla sua meta-interpretazione: il magazzino è dentro o fuori dal muro?
La corrosione dell'immagine è dovuta al tempo e, metaforicamente, all'esposizione dell'individuo ad un surplus di quotidiano che ossida la mente lasciando solo tracce di ricordi arrugginiti?
Cosa è dunque il magazzino?
Chi è il magazzino?
L'individuo è il magazzino dei ricordi?

Se, come penso, il valore di un'opera sta nella capacitĂ  di generare (auto)riflessione Arana, con la sua poetica sollecita la maieutica in un soliloquio introspettivo inducendo ad interrogarsi e ad analizzare il presente alla ricerca di una veritĂ  latente nascosta tra ricordi, oggetti, sensazioni accatastati nel magazzino esistenziale di ogni persona.

http://polaroiders.ning.com/page/la-foto-del-mese-di-agosto

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