del 25 ottobre 2010
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“Immagini materiche”: quando la vita si colora di emozioni
Dal 31 ottobre al 13 novembre Torre della Filanda di Rivoli
La promettente artista elvetica Rachele Mari-Zanoli esporrà dal 31 ottobre al 13 novembre presso la prestigiosa sede di Artinvest “Torre della Filanda”, situata nel centro storico di Rivoli. Per la personale “Immagini materiche” sono state selezionate una ventina di opere, rappresentative del percorso evolutivo della pittrice. Colori e strati di pensiero che suggellano l’amore per la vita, indagata nelle pieghe emozionali dell’ esistenza. Attraverso l’arte della Mari-Zanoli la realtà si colora di emozioni, si lascia trascendere, divenendo un linguaggio condiviso. Le tele attraggono l’osservatore e lo conducono in uno stato di positiva sospensione, i cromatismi materici si lasciano penetrare dallo sguardo che anela a divenire tattile. Tutti i sensi vengono risvegliati dalle stratificazioni, dall’intersezioni dei materiali, dalla tridimensionalità di questa pittura, che può solo apparentemente essere guardata, perché in realtà è anche vissuta.
In ogni opera si evince la passione del gesto dell’artista che plasma il pensiero sulla tela, dando forma, attraverso la coesione di materiali e colori, all’idea. Dalla forza emerge l’armonia, l’equilibrio, l’amore per la vita. Ma l’opera non finisce neppure quando è terminata perché questa pittrice lascia spazio all’osservatore di continuarla, in un gioco di emozioni, che invisibili ma sensibili, si iscrivono fra le intense sedimentazioni. Come ben descrive il direttore artistico Roberto Girardi «La sensibilità femminile diventa forza ed imprime carattere e grande personalità alle sue tele, Rachele ha la capacità di creare con il cuore e concretizzare con la passione»
Attraverso quest’esposizione Artinvest vuole trasmettere l’intento di aprire le porte all’arte contemporanea internazionale, per la stagione 2011 sono infatti previste molte esposizioni dedicate a talenti stranieri emergenti.
Domenica 31 ottobre, alle 17,30 il vernissage, con la presenza dell’artista. In quest’occasione, verrà proiettata l’anteprima mondiale del video “Rachele Mari-Zanoli Immagini Materiche” realizzato da Manfredi Sanna.
Rachele Mari-Zanoli
Immagini materiche
a cura di Paola Simona Tesio
dal 31 ottobre al 13 novembre 2010
vernissage 31 ottobre ore 17,30
orari di apertura:
Orari di apertura:
dal mercoledì al sabato 10.00-12.30 e 15.30-19.30
domenica 16.00-19.30
www.rachelemarizanoli.com
BIO
allegato al comunicato del 25 ottobre 2010
Rachele Mari-Zanoli nasce nel 1968 a Billens nella Svizzera francese da madre elvetica e padre italiano. Nel 1974 si trasferisce nel Ticino dove frequenta le scuole dell’obbligo. Dopo il liceo, all’età di diciassette anni, va a vivere a Zurigo dove studia all’Istituto Superiore per traduttori ed interpreti, implementando la conoscenza delle lingue inglese francese e tedesco. Lavora per diversi anni all’aeroporto di Zurigo per tre compagnie aeree americane. Nel 1993 nasce la prima figlia Selene e nel 1995 il secondogenito Diego. In quegli anni lavora come insegnante di italiano presso l’ufficio del lavoro di Zurigo. Inizia e completa lo studio di ingegneria di sistema e lavora per un lungo periodo in una delle principali banche svizzere, inizialmente in Svizzera e poi risiedendo di volta in volta in differenti nazioni. Dopo ventidue anni di migrazioni, fa seguito un soggiorno di tre anni in Spagna, a Madrid. Successivamente torna a vivere e lavorare nella Svizzera italiana, in qualità di manager nel settore bancario informatico. La pittura ed i colori hanno sempre fatto parte della sua vita, sin dai suoi primi ricordi. All’età di otto anni frequenta un atelier di pittura. Esperienza che suscita da subito un amore incondizionato per quest’arte, che si tradurrà nelle prime opere pittoriche. Dopo aver esperito il figurativo (per lo più nudi femminili) passa ad una pittura geometrica, lineare, grafica, infine giunge ad una pittura “Astratta e Concreta”. Può sembrare un paradosso, ma si tratta di un’arte contraddistinta da piani e colori, scevra da simbolismi che allude alla ricerca di verità, lasciandosi guidare da intensi colori materici, che concretizzano l’astrattezza dell’idea. La materia entra con decisione nelle sue opere: corde, metalli, legni e gesso su tele. Dipinge esclusivamente all’esterno, a contatto con la natura. Sin dalle prime realizzazioni un intenso fil rouge caratterizza il suo operato. Ogni tela è un proseguimento di quella precedente, una ricerca ulteriore, un passo in avanti che attinge dal passato, pur non ripetendosi. È unica, è l’oltre. Rachele Mari-Zanoli vive la pittura non soltanto come ricerca interiore e mera rappresentazione. Ma soprattutto come intersoggettività. La sua peculiarità stilistica si nutre delle esperienze maturate nei paesi in cui ha vissuto ed è altresì arricchita dagli studi che sta attualmente conseguendo a Torino nell’ambito filosofico e da collaborazioni quali quella con il Cern (Centro Europeo per la Ricerca Nucleare) di Ginevra e workshop con i bambini. Dipingere è per Rachele Mari-Zanoli una grande gioia ed esperienza di vita, connotata da colori e materiali. Il sentimento come essenza della sua pittura.
TESTO CRITICO
allegato al comunicato del 25 ottobre 2010
Arte “Astratta-Concreta”
a cura di Paola Simona Tesio
L’arte contemporanea ha il compito di elevarsi da quella del passato con una voce nuova in grado di esplicarsi in innumerevoli espressività come una Babele di linguaggi. Talvolta incompresa, sottovaluta, osservata con superficialità può apparire ancor oggi, all’occhio dell’inesperto, come una sorta di eresia rispetto alle grandi forme artistiche del passato. Nel suscitare l’affermazione «Potrei realizzarla anch’io» il fruitore potrebbe non rendersi conto che innanzi a lui si apre un universo di significazione. L’affermazione, che può apparire alquanto banale, al contrario racchiude in sé una domanda interpretativa estremamente profonda. Poiché il concetto dell’opera d’arte risulta essere proprio lì, nel divario che separa l’artista che crea dal colui che osserva. L’arte contemporanea è un’opera aperta che si lascia leggere tra le righe nascoste e che richiede uno sforzo ermeneutico notevolmente maggiore rispetto alla raffigurazione autentica. Rachele Mari-Zanoli è un’artista emergente che s’inserisce appieno nel “magma vulcanico” del contesto contemporaneo e sicuramente troverà una sua collocazione, visto il promettente esordio. L’inizio di una carriera è per alcuni un punto di partenza che si esprime in esperimenti di stile che serbano peculiarità acerbe che via via si delineano in padronanza stilistica, raggiungendo soltanto dopo un certo lasso temporale una maturazione artistica. L’arte di Rachele Mari-Zanoli al contrario si presenta già nella sua completezza, priva di indecisioni, gettata sulla tela con sentimento espressivo e già riconducibile ad un impronta che compare in ogni raffigurazione, permettendo di identificarne la sua identità. Come lei stessa ama definire il suo operato «La pittura può essere teorizzata in astratto, ma al momento di dipingere l’azione non può che essere concreta. Possiamo volgere lo sguardo al passato oppure dimenticarcene e vedere il mondo senza divisioni temporali. La pittura può essere un processo dinamico, un dialogo continuo con la vita: una grande libertà». Arte “astratta-concreta” potrebbe essere allora il binomio di quest’etica del fare, dove l’astrattezza delle forme che si elevano dalla mera raffigurazione si traducono però nel gesto concreto dell’artista che plasma le forme sulla tela. È un istinto che si traduce nella matericità dei colori, nell’intensità dei cromatismi che assumo gli odori della vita e della terra. Emozioni vibranti che si traducono nella tensione delle corde che emergono dalle tele, invadendo gli spazi circostanti, divenendo quel dialogo “continuo con la vita” ed anche con l’alterità, citando l’insegnamento di Hans Georg Gadamer “un gioco giocato”. Lasciarsi accarezzare dalle pennellate di Rachele Mari-Zanoli è il modo più completo per accedere al turbinio emotivo che si staglia, libero, sul supporto che acquista essenza. L’artista ci insegna che è il sentimento la chiave per comprendere l’arte, l’ingenuità istintiva di un bambino che guarda con occhi innocenti e curiosi un mondo vasto e sconosciuto. Per Martin Heidegger l’opera d’arte è tale se è in grado di trasportare un mondo differenziandosi dalla mera utilizzabilità di un attrezzo. L’universo pittorico di quest’artista è connotato da libertà e verità. «Penso all’arte, in qualsiasi modo essa si esprime, come alla forma più avanzata di ricerca della verità» dice la sua voce. Un’affermazione che è indice di una profonda conoscenza con se stessa, che si traduce in un moto interiore che appaga come un raggio di sole in un meriggio estivo. Conoscersi per conoscere, e la conoscenza è un altro presupposto delle sue peculiarità. Dinamica pittura che emerge in ogni pennellata che crea, traducendo il suo mondo che si diffonde nel pathos che la visione emana. I sublimi versi di Rainer Maria Rilke guidano la nostra consapevolezza «Finchè afferri ciò che tu stesso hai gettato, tutto questo è abilità e irrisorio guadagno; solo quando all’improvviso diventi afferratore della palla che una con giocante eterna ti ha gettato, al tuo centro, con preciso lancio esperto, in uno degli archi della grande fabbrica di ponti di Dio:solo allora il poter-afferrare è una capacità, non tua, di un mondo».
TESTO CRITICO
allegato al comunicato del 25 ottobre 2010
La potenza del femminile
a cura di Marina Zatta
Prima di parlare delle opere di Rachele Mari Zanoli, vorrei parlarvi di Rachele stessa. Rachele è manager nel settore bancario informatico, ha lavorato per anni in diversi paesi, sta frequentando il secondo anno di master in filosofia a Torino, parla inglese, francese, tedesco, spagnolo e italiano. L’immagine che ci si fa di Rachele con queste informazioni, e utilizzando gli stereotipi femminili, è di una manager in carriera, di una donna che vede il mondo con occhi realistici forse persino cinici; nella realtà questa visione è la più errata che si possa avere su di lei. Infatti, questa donna ha uno sguardo innocente e curioso sul e del mondo, che somiglia a quello di una bambina. Ho conosciuto Rachele da poco, ma la simpatia che mi ha ispirato è stata istantanea e mi ha suscitato un affetto immediato evocato in me dalla capacità che Rachele ha di vedere il mondo nella sua bellezza, pur conoscendone le sue brutture. Lei non è una bambina, la sua intelligenza è capace di profonde analisi della realtà e della vita, non è quindi nemmeno una persona superficiale o una credulona, ma per un incanto magico che pochi (purtroppo) conoscono, ha saputo conservare in sé la capacità di gioire propria dei bimbi, la loro semplicità sentimentale che li porta ad essere autentici nei rapporti con gli altri. Tutti amiamo l’idea di conservare intatto il bambino che è in noi, ma quanti hanno saputo muoversi nella vita con la necessaria grazia per poterlo fare? Rachele ci è riuscita, forse senza la consapevolezza del grande fascino che la sua persona esprime quando i suoi occhi incantati guardano intorno a sé. Ed è da questo suo essere spontanea, vera e ancora meravigliata della vita che nascono le sue opere, che riescono ad affascinare lo spettatore con lo stesso meccanismo con cui Rachele affascina le persone. Perché le sue opere sono costruite con un uso istintivo del colore in cui spesso il bianco irrompe come un improvviso raggio di luce che non sovrasta la presenza del colore, ma lo rileva, lo evidenzia. Il bianco, con la sua esplosione abbagliante, rende ancor più vivi i colori amati da Rachele, Rossi e Azzurri come protagonisti assoluti, ma anche le sabbie, le terre ed i grigi, la tavolozza della Mari Zanoli è semplice, quasi primaria , una tavolozza che ricerca la gioia prima del dramma, che vuole riportare l’espressività della natura, rendendoci al contempo affascinati ed intimoriti come dinanzi al Cielo, al Fuoco, al Mare, alla Vita ed al suo essere Infinita. Quest’uso del colore, tanto spontaneo da poter essere definito disinvolto, sul piano tecnico è dato con un utilizzo della materia che oso chiamare femminilmente sensuale. La materia è uno dei nodi centrali della ricerca di quest’artista; che sia data dall’uso grasso del colore o da elementi successivamente agglomerati all’opera, la Materia è sempre utilizzata con la potenza della leggerezza, con la capacità di utilizzare la lievità come elemento di forza : che siano ampi strati di sostanza corporea o solo piccoli particolari, tocchi, a volte addirittura solo sensazioni di Materia, sempre in ogni caso essa sottolinea la narrazione coloristica nel suo emergere dall’opera, ma con una grazia armonica di chiara matrice femminile. Non c’è l’irruenza maschile in questa Materia, ma la solidità della polvere della Terra portata in volo dal Vento. In questo modo le opere di Rachele divengono narrazioni poetiche, che parlano al sentire dello spettatore prima che al suo riflettere. E ci emozionano. Con la fresca spontaneità che Rachele persona esprime, nella vita e nel suo lavoro artistico, passando attraverso un’immediatezza del racconto, senza fronzoli, senza schermaglie mentali, senza mediazioni intellettualistiche, ben diverse dalle narrazioni intellettuali di cui invece l’artista è consapevole e capace. E’ un travolgente uso del sentimento quello che fa Rachele, una capacità di sintonia con la nostra umanità. Rachele persona è commovente nel suo slancio vitale; per questo le sue opere sono conturbanti per la nostra anima. Le due cose non sono scindibili.
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