28 maggio - 14 giugno 2010
giu*box gallery napoli
Via Bonito 21/b (zona Castel Sant'Elmo)
Come in tutte le bivalenze, non può esserci un elemento se non esiste il corrispettivo
opposto. Così vediamo il buio perché siamo inondati di luce, percepiamo il sotto
perché siamo ben saldi su un sopra e intuiamo la presenza di uno spirito in quanto
conosciamo bene la pesantezza della materia.
Tutte forze imprescindibili tra loro, che solo con la reciproca presenza si rendono vive
e funzionali. Questo dualismo è applicabile anche sulla dicotomia perfetto/imperfetto
in cui il concetto di perfezione termina laddove comincia l'imperfezione. Se quest'ultima,
però, ha sempre consentito continue mutazioni di quel meraviglioso quanto mai
imperfetto meccanismo che è il cervello dell'uomo (Rita Levi-Montalcini), potremmo,
quindi, affermare che la perfezione è il giusto equilibrio tra tutte le imperfezioni.
II progetto fotografico vuole sottolineare questa ambivalenza e riconoscere l'imperfezione
che diventa perfezione (Im-Perfezione), mettere in luce quel segno, quella traccia
(non perfetta) con cui un individuo, e lo spazio in cui esso si muove, si consegna alla
società (omologata e alienante) in cui il corpo non è più veicolo nel mondo ma l'ostacolo
da superare per essere al mondo.Un segno che diventa perfetto poiché esprime ed evidenzia
il pensiero più sovversivo dell'essere umano: la libertà; la stessa che permette di considerare
anche la bellezza impermanente, desolata e un pò malinconica come l'opportunità di vivere
la realtà
non più ridotta ai soli contorni ma come libera espressione di sé stessi.
L'uomo è condannato ad essere libero. J.Paul Sartre, filosofo e romanziere francese.
Da qui, si dipanano i punti di ricerca diversi quanto le personalità artistiche che
partecipano a questo progetto. Si va dall'idea dell'imperfetto messa in relazione con
il concetto attuale di bellezza, in un lavoro sul corpo in cui la pelle rimane pelle senza
diventare plastica, fino ad arrivare ai residuari (unione dei termini reliquiari e residui) -
dove corpi e volti si presentano come resti antichi di società umane che, proprio come
le statue greche giunte fino a noi, racchiudono nella loro decostruzione e stranezza,
unicità ed eleganza al limite della perfezione e all'installazione Cromosoma21 che
riprende il corredo genetico di un individuo affetto dalla sindrome di down un lavoro
sociale che tratta della malattia e, in senso lato, della malattia con la quale ogni artista
è costretto a convivere proprio come suggerisce la poetessa Alda Merini:
Ognuno è amico della sua patologia.
Viviana De Crescenzo
Roberto Marchese
Maria Marino
Rosa Merola
Barbara Nespolino
Kio
Francesca Rao
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