Spazio interno/spazio esterno Psicoanalisi e architettura/Associazione Italiana di Psicoanalisi A.I.Psi. Via di Priscilla 128- 00199 –Roma  13 dicembre 2015 h.10.00 /13.00
Lectures, Roma, 13 December 2015
Il 13 dicembre 2015 h.10.00 /13.00 all’Associazione Italiana di Psicoanalisi (A.I.Psi) si terrà un incontro dal titolo” Spazio interno/spazio esterno Psicoanalisi e architettura”Intervengono: Sara Marini, professoressa in Composizione Architettonica e Urbana, Università Iuav di Venezia, Cosimo Schinaia, psicoanalista ordinario AFT, Società Psicoanalitica Italiana (Spi) autore di “Il dentro ed il fuori” ed.Il Melangolo. Introduce Matteo De Simone, psicoanalista ordinario e resp. att. Culturali Aipsi.
Psicoanalisi e architettura sembrano discipline distanti in realtà entrambi si occupano del rapporto tra il dentro e il fuori, di spazio interno e spazio esterno. L’inconscio può essere pensato come una casa psichica, nei sogni dei pazienti spesso appaiono case e luoghi abitativi in rappresentanza di affetti, l’architettura costruisce spazi che rivestono i bisogni e le fantasie dell’uomo. Sono entrambi scienze di confine nel senso che la mobilità e l’attraversamento è la loro regola in opposizione a qualsiasi struttura rigida e precostituita. Il dialogo tra studiosi di campi diversi nell’attuale, a mio modo di vedere, è la via maestra per facilitare uno sviluppo del pensiero. Gli arroccamenti e le chiusure corporativistiche derivano da profonde insicurezze della propria identità e della stessa incapacità a pensare dinamicamente. Il tentativo di incontrare l’altro in uno spazio intermedio, nel rispetto delle diversità e alla ricerca delle similarità, e l’unico territorio fertile ed evolutivo in una società così asservita all’agito non pensato, al rifiuto del libero confronto, all’offerta di spazi psichici e fisici proposti come luoghi ove tutto sarebbe possibile per l’individuo, ma che in realtà producono, attraverso seduzioni confusive e mortifere disidentificazione e psicotizzazione.
L’etimologia stessa di architettura Arché + Tekt), come scrive Donatella Mazzoleni, è formata da un’anima femminile e materna (tekt come abbraccio, tegumento e tetto), che si esprime nella costruzione di protezioni per gli spazi della vita umana e da un’anima maschile e paterna (tekt come orgoglio, testa), che si esprime nella costruzione di segnali di appropriazione territoriale. Come diceva Heidegger: “soltanto se siamo capaci di abitare, possiamo costruire”. Sarah Robinson architetto scrive ”L’uccello costruisce all’esterno a partire dall’interno, e usa il corpo come strumento per dare forma alla propria casa. La misura della curva del suo nido è determinata con precisione dal diametro del suo corpo. La casa, dunque, è la persona stessa dell’abitante…”
Lo psicoanalista Harold Searles nel libro “ L’ambiente non umano” ricorda, rifacendosi alla teoria di Winnicott sull’ambiente, come l’ambiente che abitiamo. sia fondamentale per lo sviluppo dell’individuo. All’inizio il bambino abita l’utero materno come la propria casa ma ci sarebbe una continuità con il luogo stesso abitato dalla madre. Questo orientamento di fondo nei confronti dell'inanimato, viene definito da Searles colleganza, ” Il senso di colleganza serve ad alleviare la solitudine esistenziale dell'uomo nell'universo, la solitudine di chi sa che il suo destino, in quanto essere consapevole e razionale, è di separatezza, anche se non totale, dal resto della natura. Inoltre esso attenua il timore della morte e aiuta l'uomo a trovare un senso di pace, un senso di stabilità, di continuità e di sicurezza. (Searles, )
“L’esperienza estetica di un manufatto [..] riguarda un piacere non legato ad alcuno dei cinque sensi, scrive l’architetto Purini, ma causato da una specie di senso aggiunto, attivato dallo spazio. Questo piacere concerne l’impressione di essere avvolti, di essere contenuti, come se l’ampliarsi e il restringersi dello spazio- ciò che costituisce la sua pulsazione vitale- potessero produrre una condizione di appagamento estetico. […] sfiorare camminando i muri di una stanza quasi vedendo questa avvolgersi attorno al corpo di chi la percorre, sono azioni che si traducono in una intensa gratificazione, al cui fondo si cela una vibrazione erotica nonché un richiamo ancestrale al grembo materno.”
I luoghi abitati dall’uomo costituiscono un contenitore che nello stesso tempo è anche uno spazio che divide l’interno dall’esterno, come una specie di soglia che continuamente viene attraversata o che invece può essere vissuta fobicamente. L’elemento, di separazione dello spazio, le pareti, fra il dentro e il fuori fa pensare al lavoro dello psicoanalista Didier Anzieu sulla pelle come elemento che protegge definendo un confine del corpo e nello stesso tempo entra in comunicazione permeabile con l’altro da se umano o non-umano che sia.
La fantasia dell’architetto riempie uno spazio vuoto con la propria immaginazione sognante composta di un’interazione tra uno spazio futuro e tracce mnestiche di memorie e depositi dello spazio interno, interagendo con aspetti culturali e ambientali, così come nel lavoro onirico dove tutti gli elementi in funzione, spostamento condensazione, ecc. producono una la realizzazione di un desiderio. Questo lavoro prevede che si possa tollerare il vuoto così come lo psicoanalista che ascolta il dipanarsi delle parole o dei silenzi del paziente e controtransferalmente immagina e progetta una costruzione di uno spazio potenziale di incontro.
IL sogno è il luogo dove la fantasia e l’immaginazione si manifesta con libertà e l’Es e le emozioni predominano sulla ragione sull’Io, anche nell’architettura la componente pulsionale e sognante è centrale. Quando gli aspetti della fantasia e del desiderio si integrano con il pensiero razionale spesso gli elementi creativi producono bellezza ed equilibrio, oltre che crescita e stabilità.
«È delle città come dei sogni: tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un’altra» – Italo Calvino, Le città Invisibili
Come suggeriscono le parole di Calvino, i desideri e le emozioni protagonisti dei sogni dell’individuo, sono al contempo motore dell’opera creativa dello stesso.

Commenti 0

Inserisci commento

E' necessario effettuare il login o iscriversi per inserire il commento Login