“QUARANT’ANNI DI PITTURA E PIU’”  La fiaba reale e spirituale in pennellate di poesia...
Mostre, Verona, San Bonifacio, 03 December 2016
Lungo il tragitto d’arte per Mariano Dal Forno che da quarant’anni si dedica ad una pittura intensa, delicata, ricca di rimandi che prendono avvio dall’osservazione poetica della natura, degli animali, degli esseri umani si concretizza una fiaba reale e spirituale in pennellate di poesia.
Nei dettagli della scomposizione formale, fra ritmo e luce, elementi arborei, arabeschi di fiori, uccelli d’acqua, di terra, di aria, visioni di case, espressioni del volto dell’uomo, si ricompone in modo creativo l’immagine della sua ricerca pittorica.
Realtà che sono una specie di amuleto o di talismano che impone tentazioni ininterrotte. Dipinto con colori a tempera sabbiati e nei toni del grigio che si sovrappongono in trasparenza, senza una particolare prospettiva, su tavole di pioppo, il neonaturalismo geometrico, informale, figurativo, stilizzato e puro opera una rioccupazione di tutti gli anditi e gli interstizi dello spazio.
E’ come se da una immagine ne scaturisse un’altra in un gioco di incastri e di magie da prestigiatore. Ogni opera contiene un movimento per cui a volte sembra che quanto dipinto ci venga incontro o che si allontani per chissà quali lidi.
L’intero lavoro è come un racconto o una fiaba che non ci stancheremmo mai di rileggere. Una narrazione figurata e fantasiosa sulla realtà che diventa suggerimento su come guardare le cose intorno a noi e sul loro significato di comunità e amore.
Sulla superficie appaiono cose che sembra di aver visto miglia di volte, ma che qui sembra di scoprire con occhi nuovi.
A leggerci intorno, si avverte l’aprirsi di uno spazio e di un tempo assoluti dove muoversi seguendo una traiettoria esatta e tesa. Sembra che nella simmetria raggiata della struttura, fra l’incrocio delle linee oblique, cambi continuamente l’angolo visuale fra gesti avvolgenti e coni di luce.
Dal Forno affronta vari soggetti ma preferisce dipingere le ali perché permettono una maggiore scomposizione del colore.
In “Legame indissolubile”, una simbiosi tra fiori e l’aria che li avvolge come una carta velina impalpabile.
Tocchi di colore arancione e rosso mattone per “Il dono della luce” che evidenzia paesaggi e particolarità quotidiane.
Nella coppia con bimbo di “Protezione naturale o divina”, il senso del sacro che può provenire dall’istinto e dal Cielo di Dio.
Morbido di tenerezza “L’abbraccio” con le sue linee avvolgenti e sinuose.
Mentre in “Uomo natura, simbiosi di salvezza” piove una luce dall’alto a illuminare la speranza in terra e nell’aldilà. Orgoglio di nascita e ammirazione per il luogo d’origine in “Un santo, un castello, una fontana: il mio paese” dove, sopra gli archi,
una immagine sacra benedice uomini e cose. Ne “Il bosone: ragione o fede”, uno sguardo sull’infinito per cercare risposte.
In “Ali con nido” un tenero abbraccio materno.
Un rimando all’infanzia e alla magia della Natività in “Immagini di Natale con stella e Sacra Famiglia”.
Sembra di salire in alto e sentire il calore della nostra più vicina stella ne “Il carro del sole”. Vera Meneguzzo

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