IO SOTTRAGGO.   LA TRIANGOLAZIONE CIBO-CORPO-PESO Performance sull’ossessione anoressico-bulimica  di Giovanna Lacedra
Mostre, Napoli, 07 July 2012
IO SOTTRAGGO.
LA TRIANGOLAZIONE CIBO-CORPO-PESO

Progetto performativo-espositivo di Giovanna Lacedra
a cura di Grace Zanotto

MUSEO CIVICO DI STRIANO – Piazza D’Anna – STRIANO (NA)
Con il Patrocinio del Comune di Striano
In collaborazione con Centro Culturale Arianna
Partner: Famiglia Margini

Live Performance: sabato 7 luglio 2012, ore 18.30
Mostra diari, foto e video: dal 7 al 21 luglio 2012
Ingresso libero



“La violenza non si dimentica. Bisogna ricrearla per sbarazzarsene”.
Parte da questa citazione di Louise Bourgeois, l’artista Giovanna Lacedra per spiegare il punto di partenza della sua singolare performance-mostra itinerante IO SOTTRAGGO. La triangolazione cibo-corpo-peso, curata da Grace Zanotto, che dal 7 al 21 luglio 2012 sarà ospitata negli spazi espositivi del Museo Civico di Striano.

Il progetto è partito un anno fa dalla galleria Famiglia Margini di Milano, per toccare poi Pescara, Nocciano, nuovamente Milano al Museo della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, Cesena, Napoli. E, a un anno dalla presentazione, quell’atto performativo, derivante dall’urgenza personale dell’artista di trasformare la patologia che la affligge da quindici anni in Arte, è giunto a prendere la forma di una vera e propria esperienza di condivisione/informazione sui disturbi dell’alimentazione.
Nel suo viaggiare di luogo in luogo, da spettatore a spettatore, IO SOTTRAGGO documenta un percorso individuale di riappropriazione della vita, dei sogni, del corpo, degli appetiti e persegue un ben preciso obiettivo: sensibilizzare le coscienze e combattere la dilagante disinformazione legata alle patologie della nutrizione.

IO SOTTRAGGO, afferma Giovanna Lacedra, è un’azione che crea e ricrea l'ingranaggio patologico, rimettendo in scena le dinamiche ossessive anoressico-bulimiche. Perché forse anche questa forma di violenza, come ogni altra, va rivissuta, per potercene sbarazzare.
E continua: dopo 15 anni, finalmente ho capito che quel vuoto poteva diventare uno spazio creativo, potevo legittimarlo ad esistere e portarlo fuori da me attraverso una forma d'arte. Attraverso una performance. Oggi quel vuoto esiste non più dentro, ma fuori di me, in un perimetro triangolare fatto di vasetti vuoti. Il mio vuoto arredato di tutte le ossessioni che per 15 anni lo hanno abitato: uno specchio, una bilancia, cibo negato e cibo abusato, tabelle caloriche per mangiare numeri e numeri sputare.


“La violenza non si dimentica.
Bisogna ricrearla per sbarazzarsene”

[Louise Bourgeois]

Donne che si sfondano di cibo
e vomitano infilandosi due dita in gola,
al fine di espiare una colpa che si radica molto più in là di una folle orgia alimentare.
Donne che si sfondano di cibo
e non vomitano, creando – con un corpo in dilatazione – barriere con le quali
difendersi dal mondo e da una dimensione dell'affettività, che genera in loro
inadeguatezza e panico.
Donne che non mangiano
per dimostrare a se stesse e al mondo che le terrorizza,
quale alto dominio sono capaci di esercitare su se stesse e sui propri appetiti.
Autocontrollo, perdita patologica di controllo.
Dispercezione, devastazione, perfezionismo e inibizione.
Desolazione del corpo, desolazione del cuore.
Donne che si riempiono di cibo.
Donne che si svuotano di sé.
Perché il dolore che le fa agire rigidamente e pulsionalmente,
è in verità un dolore profondissimo.
Perché è di una rabbia ancestrale e di un’assenza remota, che si tratta.
Non di semplice fame.

Anoressia, Bulimia, Binge Eating, Obesità. Mali dell’anima, prima che del corpo.
Mali di un amore mai o mal vissuto. Mali di un amore forse mai ricevuto.
Mali di un amore che non ha nutrito. E che ci ha rese presentificazioni della sua assenza.
Un amore rotto, crepato, sbriciolato.
Come uno specchio, o come un pezzo di pane.
Un amore perduto prima di essere trovato.
Un amore scarno. Un amore violato.
Un amore abusato, come quel corpo che non sappiamo “indossare”.
Come quel corpo al quale non sappiamo dare tregua.
Abbuffarsi per sentirsi ancora sazie di quel vuoto.
Edificare, in luogo di quell’assenza, un’ideale. Una bugia.
Una parvenza che sappia dissimulare la pochezza.
Uno scudo, per le nostre ferite ancora aperte.
Una fortezza, perché nessuno possa attaccarci ancora.

Indossare l’ideale di un corpo impeccabile diventa l’unica salvezza.
Una salvezza da pagare a caro prezzo…
Un corpo inappuntabile, ineccepibile, insostanziale, invisibile e indicibile.
Un corpo perfetto.
Un corpo in frantumi.
Frantumi di un amore sbriciolato, assemblati da un’illusoria caparbietà.
A costo della vita, svuotarsi da ogni dolore. Essenzializzarsi. Fino quasi a non “pesare”.
E i tacchi a spillo si fanno piedistallo di un’assenza.

Alta, eterea, inarrivabile.
Ormai non potete più toccarmi.
Presto non sarò quasi più.
Ma questo mi fa sentire salva.
Dispercepisco me stessa e distorco la realtà
Su questi tacchi me ne sto, per sentirmi vincente.
Per rendere più convincente questa messa in scena.
Per essere distante.
Per evitare ogni contatto.
Perché nessuno tocchi ancora le mie piaghe.

La perfezione è una maschera. Il perfezionismo, una prigione.
L’anoressia è una fame infinita, tenuta in catene.
La bulimia è invece, una legione di appetiti che sconfina.
Attacca la roccaforte dell’ipercontrollo, l’abbatte, e disintegra ogni impalcatura scenica. L’architettura futuristica del sintomo è una città svettante,
che sale verso un ideale di emancipazione dall’amore e dalla sua mancanza.
Una scultura di Giacometti cammina nella città di Sant’Elia.
E tutto questo per restare a galla.
È la paura che ci allontana dal cibo. È la paura che ci spinge verso il cibo.
È la paura di quel vuoto d’amore, che ci spinge a riempirlo di altro…
È la paura di quel vuoto d’amore che ci impone di dilatarlo, per abituarci a esso.

Anoressia, Bulimia, Binge Eating, e Obesità sono espedienti autodistruttivi,
ricercati per sopravvivere a tutto il resto.
Per tentare di governare quel vuoto.
Per provare a non sprofondare.
Presto, però diventano vere e proprie dipendenze. Fino a trasformarsi in mortali patologie.
Cibo negato. Cibo abusato. Cibo-veleno. Cibo-eroina.
Cibo non più cibo.

Presto o tardi, però, l’impalcatura crolla.
Scendi dai tuoi tacchi a spillo con le ossa che sporgono e le dita violacee,
e se hai ancora un briciolo di forza, provi a rompere il silenzio.
Rimetti le parole al posto del cibo.
E questo è il primo passo salvifico.
Tutto il resto è un lungo, faticoso cammino individuale, necessario per tornare a riappropriarti della tua vita, dei tuoi sogni, del tuo corpo, dei tuoi appetiti.

IO SOTTRAGGO è un grido contro il silenzio di chi non sa e non vuole vedere,
di chi ignora e superficializza. Di chi sceglie di non capire.
IO SOTTRAGGO vi costringe a guardare nel perimetro triangolare di questa verità.
IO SOTTRAGGO combatte l’omertà.
IO SOTTRAGGO è un’azione che crea e ricrea l'ingranaggio patologico,
rimettendo in scena le dinamiche ossessive anoressico-bulimiche.
Perché forse anche questa forma di violenza, come ogni altra,
va rivissuta, per potercene sbarazzare.

Giovanna Lacedra



SCHEDA INFORMATIVA

IO SOTTRAGGO.
LA TRIANGOLAZIONE CIBO-CORPO-PESO

Progetto performativo-espositivo di Giovanna Lacedra
a cura di Grace Zanotto
Official Web Site: www.iosottraggo.it

MUSEO CIVICO DI STRIANO – Piazza D’Anna – STRIANO (NA)
Con il Patrocinio del Comune di Striano
In collaborazione con Centro Culturale Arianna
Partner: Famiglia Margini

Live Performance: sabato 7 luglio 2012, ore 18.30
Mostra diari, foto e video: dal 7 al 21 luglio 2012
Orari: lun – sab 18:00 – 21:00
Ingresso libero

Info:
Tel.: 081 8276261 / 081 943453
Mobile Phone: 339_8835735 / 339_7547717
Mail: giovanni.boccia@email.it / info@lorenzobasile.org / iosottraggoperformance@gmail.com

Ufficio stampa FLPress
Flavia Lanza
Mail: flavia.lanza.press@gmail.com artnews@flpress.eu
Ph: +39 340_9245760



SETTIMA TAPPA PER IL DIARIO-PERFORMANCE DI UNA TERAPIA


La triangolazione peso-cibo-corpo è solo parte di un problema ben più profondo: è il perimetro entro il quale, si rinchiude e cresce a dismisura una bestia necrofila che fagocita in sé la vita stessa. Parlare di anoressia e bulimia non è facile, far sì che gli altri capiscano è una sfida ancor più impegnativa. Giò Lacedra realizza tutto questo nella sua performance-confessional, e nel suo viaggiare di luogo in luogo, da spettatore a spettatore sta affrontando, attraverso l'arte, un percorso individuale di riappropriazione della vita, dei sogni, del corpo, degli appetiti perseguendo un ben preciso obiettivo: sensibilizzare le coscienze e combattere la dilagante disinformazione legata alle patologie della nutrizione.

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