sui_generis
Mostre, Caltanissetta, 11 February 2011
Spazi, sensazioni mentali e conoscitive, icone post-moderne: queste le tematiche affrontate nella collettiva “sui_generis” di giovani artisti nisseni, provenienti dalle Accademie siciliane.
Filtrate dalla personale percezione del mondo contemporaneo, i lavori dei 5 artisti affrontano questioni a noi vicine ed inquadrano un preciso processo socio-antropologico.
Dalla città contemporanea alle tecnologie informatiche, dagli schemi claustrofobici dettati dalla società al mito del cibo.
Riflesso come riflessione di una soggettività oggettiva; le strade, i palazzi, le auto in transito come contenitori di individui, che a loro volta contengono emozioni- sensazioni- vissuti. Nei lavori di Paolo Amico si osserva una spontanea e attenta coscienza della città e della società odierna come complessa stratificazione di individualità.
Le immagini vengono fuori da una preliminare indagine fotografica, resa sulla carta attraverso il media penna a sfera, che, generalmente usato per la scrittura testuale, diventa scrittura d’immagine: il tratto e il segno mantengono le dinamiche di un gesto lontano dal disegno, ma che poi nel complesso diventano qualcosa che va oltre il disegno stesso.
C’è un forte senso di sacralità nei lavori di Belinda Giambra: icone agiografiche pare trasudino una timorata venerazione, questa volta però nei confronti di un mito dettato dalla produzione di massa e dall’arricchimento del processo di distribuzione. Il cibo come emblema della società dei consumi in cui esso stesso diventa status. Realizzati con l’antica tecnica su tavola, i lavori in questione contengono in sé una sacra manualità che nella preparazione precede una precisa ritualità, quasi come se la tavola fosse essa stessa una pietanza da preparare secondo una propria ricetta.
Angusti e claustrofobici spazi, favola nera e irrealtà: Roberta Raitano ci porta in una dimensione onirica, inaspettata, talvolta angosciante, ma che si fa rappresentazione di un io irrisolto e straniato. I lavori video realizzati con la tecnica dello stop motion sono immagini graffianti fortemente saturate, accompagnate da un sound cupo e materico.
Serena Di Paola presenta una riflessione sul luogo - non luogo come indagine spazio - temporale legata alla presenza e all’assenza. Nel suoi lavori pare esserci un assordante silenzio: un senso di “oltre” cattura l’attenzione di chi vede, come se l’estensione visiva nascondesse insita in sé una seconda e invisibile realtà.
Giuseppe Mendolia Calella con fare ironico affronta la questione del rapporto con le nuove tecnologie ed in particolare con gli hardware ed i software che stanno portando a dei precisi cambiamenti comportamentali. Trasla il testo poetico in chiave emoticon, con riferimento ai nuovi linguaggi derivanti dall’uso della chat o dall’uso degli sms o il legame sinestetico con i mezzi hardware con cui il nostro corpo si confronta ogni giorno.

Commenti 0

Inserisci commento

E' necessario effettuare il login o iscriversi per inserire il commento Login