Mostre, Alessandria, 22 May 2010

I TERRITORI IMMAGINALI DI MARTHA NIEUWENHUIJS
Vincenzo Ampolo
“ Ogni scena sembrava anticipata in qualche sogno…”


Thomas Jones, Memoirs


La prima volta che ho avuto modo di attraversare i territori artistici di Martha Nieuwenhuijs ho provato la netta sensazione d’avere già esplorato le immagini e l’ inconsueto sentire che, naturalmente, a queste si accompagnano.
Registro il prevalere di figure femminili, giovani donne diversamente atteggiate ed agghindate, dagli occhi bassi, socchiusi o pieni di sentimenti facilmente intuibili: curiosità, allegria, amore, paura, tristezza, estasi, smarrimento e mille altre sfumature del sentire, realizzate con pochi tratti, apparentemente casuali.
Quegli occhi sembrano, di volta in volta parlarmi, interrogarmi, accusarmi di qualcosa, scavano nel più intimo dei miei recessi, riportando ed evocando ricordi, passioni, desideri che credevo perduti per sempre nell’incalzare frenetico del tempo.
I vestiti delle donne sono di un’eleganza e di una ricercatezza senza pari. A volte semplici, a
volte particolarmente elaborati, passando da quelli esotici di un kimono a quelli rituali di
candidi abiti da sposa. Vi sono abiti per tutte le occasioni, dalle più ludiche e sociali alle più intime e private.
Ma spesso i vestiti si aprono o vengono lasciati cadere, svelando la nudità di un corpo senza più difese se non quelle delle parole che aleggiano intorno.
Alle figure appena abbozzate che si muovono, il più delle volte in inospitali paesaggi metropolitani, si contrappongono gli interni vivaci e pieni di colore, dove emergono particolari significativi tra i quali la presenza di strumenti musicali, piccoli animali domestici, quadretti alle pareti e diari d’artista pronti per essere scritti e consultati.
Da una finestra e dal suo piccolo balcone immaginiamo possa entrare un profumo di fiori o di cucina, là dove il pesciolino rosso si muove in tondo nella sua bolla, pronto ad accogliere un uccellino furbetto e canterino, mentre un cane o un gatto si accucciano in grembo o passeggiano pigramente per la stanza.
Poi, come per incanto, le parole emergono, solitarie nel cielo, come scritte sui muri o come funamboli ubriachi su fili tesi a collegare opposte realtà abitative.
Appena appena sussurrate o urlate a perdifiato, appaiono per poi dissolversi nel nulla, finendo per confondersi con ciò che prevale, che vive. Come nella ripetizione di un sogno-favola, di una ninna nanna o di un mantra, le parole, la loro eco, rimane sospesa, aggiungendo senso al senso, meraviglia a meraviglia, nostalgia a nostalgia.
Immagini-parole come ricordi, come frammenti di un sogno senza tempo, tra gli elefanti e le giraffe di un piccolo circo, nei giochi spensierati dell’adolescenza, nel riposo sotto il vecchio albero di ciliegie o nelle musiche e nel ballo che libera e riporta nel giardino dell’amore primordiale dove, tra l’erba alta, è possibile amare tutto ciò che è degno d’essere amato.

Nata in una famiglia di artisti, Martha Nieuwenhuijs, sin da piccola, ha educato il suo sguardo al segno ed al senso, guardando i quadri appesi alle pareti di casa e ascoltando i dialoghi sull’arte, la musica, la scrittura, la filosofia, la politica.
Da questo terreno di coltura e di cultura è nata una vegetazione, spesso complessa ed intricata, all’interno della quale si è fatta strada, in “un processo lento e graduale”, un nuovo e inaspettato fiorire, capace di colonizzare ogni spazio, di utilizzare ogni energia e di svelare e rivelare uno splendido ed inedito paesaggio.
Come ella stessa scrive, l’essere figlia d’arte ha comportato la difficoltà di uno svincolo da tutta una serie di condizionamenti e di censure grafiche ed espressive.
“Per mio padre, il pittore olandese Constant, i grandi maestri della pittura erano Tiziano, Delacroix e Cezanne. Io amavo i Maestri Senesi, Giotto, Piero della Francesca e, arrivando ai nostri giorni, Egon Schiele, Modigliani…Insomma era il colore contro il disegno…Per mio padre la pittura nasceva quando non era più disegnata, per me non c’è niente di più bello della semplicità della linea.
La mia ricerca è andata soprattutto in questa direzione, far riaffiorare cose che l’educazione artistica paterna aveva censurato.”
Ed ecco che, superando i condizionamenti e le censure paterne, Martha approda ad un’arte originale, sentita come un bisogno morale, come impulso del dire e come una necessità esistenziale che affiora dal profondo e si fa, di volta in volta, gioco, ricerca, mestiere e soprattutto arte di vivere.
La pratica quotidiana dell’artista diventa così sempre più un ascolto e una rielaborazione creativa, con tratti magici ed alchemici: ascolto dei drammi sociali che la cronaca ripropone, con immagini sempre più crude ed impietose, trasformazione creativa che trae origine ed energia dal proprio universo immaginifico, dal proprio bagaglio emozionale, che spesso, proprio in quanto personale, diventa un sentire condiviso, una visione collettiva, archetipica.
Ogni dipinto non racconta solo una storia, la rievoca, ce la fa rivivere in modo che rimanga una narrazione poetica, qualcosa capace di accompagnarci, nei giorni tristi come nelle notti insonni, qualcosa a cui aggrapparsi, per ritrovare l’eros infantile seduto accanto al logos della maturità.
Una produzione originale facilmente riconoscibile perché legata al sentire dell’artista tra felicità e sofferenza, fra narrazione, quotidianità, travaglio, poesia e sogno.
L’atmosfera contemplativa e sognante di alcuni lavori si accompagna, quasi sempre, ad un segno rapido, a soluzioni inedite di collage, ad uno studio accuratissimo della luce e del colore.
Le tecniche apprese e utilizzate sono tante e diverse, dall’arte tessile, la Fiber art, a cui Martha si è dedicata con passione per circa tren’anni, alle tecniche del monotipo apprese dal pittore Piero Simondo, dall’esperienza calligrafica alla pratica dei gioielli-scultura, fino ai lavori di arte condivisa, a quattro mani, come ama chiamarli Martha.
Ma certo è l’emozione l’elemento caratterizzante il lavoro di questa grande artista.“ … L’emozione che si prova davanti ad un’opera nasce dall’emozione, quella stessa che ha mosso l’artista. E’ l’emozione che crea l’emozione. Il contenuto è altrettanto importante del colore, del segno. Non il
soggetto, il tema, ma lo sguardo sul soggetto.”
Stiamo parlando di un complesso di sensazioni che non si possono spiegare se non con l’attribuire valore ad una sensibilità che sa vedere, sentire, esprimere il proprio vissuto emozionale.
L’aspetto istintivo della coscienza individuale costruisce, attraverso la memoria emotiva, una storia segreta della nostra vita, che diverge, quando non vi si contrappone, dalla storia ufficiale, legalizzata e socialmente riconosciuta. Questa storia segreta è sempre molto più vera, inquietante e sovversiva di quella legata alla professione, ai ruoli e alle apparenze di un supposto ordine vitale.
Scrive ancora Martha: “ Dipingo la realtà ma solo dopo aver visto. La visione è un momento troppo importante per dipingere e mentre dipingo non posso guardare che la mia tela…”
Le visioni dell’artista, i suoi transiti dissociativi* sono i necessari ingredienti con i quali, avendo adeguati strumenti espressivi, è possibile preparare il nutrimento preferito degli Dei che noi umani chiamiamo comunemente “arte”. Certo, tra la fase creativa e la fase espressivo-comunicativa, tra Dioniso ed Apollo rimane un “non so che” di insondabile e di inspiegabile che fa di un lavoro creativo un’opera di sublime godimento.


*Sull’argomento si veda Dissociazione e creatività-La transe dell’arstista, a cura di Vincenzo Ampolo e Luisella Carretta Ed.Campanotto, Prato, 2005.

Biografia

Martha Nieuwenhuijs è nata ad Amsterdam nel 1946. La sua formazione avviene in un ambiente di artisti cosmopoliti che l'hanno portata a soggiornare in vari paesi europei. Da Parigi, dove ha passato la giovinezza, si è trasferita a Torino nel 1966, dove si è laureata in Scienze Politiche.
Nei primi anni ‘70 inizia le sperimentazioni con la Fiber Art per indagare le potenzialità espressive di questo medium e nello stesso tempo promuove eventi per la sua diffusione in Italia. In questo ambito ha ideato nel 1998 la Biennale Internazionale di Fiber Art Trame d’autore della Città di Chieri (Torino) e negli anni successivi la Collezione Civica di Fiber Art, conosciuta oggi a livello internazionale, eventi che hanno un po’ concluso un periodo artistico. Nell’ultimo decennio si è dedicata infatti prevalentemente al disegno, alla pittura e al libro d’artista.
Agli inizi degli anni ’90 l’artista crea i suoi primi gioielli in argento con la tecnica della fusione a cera persa. Realizzerà nel decennio 1994-2004 una serie di trenta piccole sculture da indossare, le “Con-Fusioni d’artista”.
Nel periodo 2001-2004 lavora al ciclo Metamorfosi, tecniche miste di grande formato ispirate al processo di trasformazione dell’habitat umano, in particolare quello metropolitano. Queste opere vengono esposte nel 2004 in una mostra dallo stesso titolo, organizzata con lo scultore performer Rudi Punzo e promossa dalla Città di Collegno.
Attualmente le sue ricerche convergono sulla pittura e sul libro d’artista. Interessata alla condivisione artistica, la Shared Art, ha realizzato con il pittore Claudio Jaccarino le due serie di libri d’artista Metamorfosi (2004) e Sguardi (2005) e con la calligrafa cinese Chen Li la serie di opere Incontri (2005).
Ha partecipato al Simposio Internazionale di arte Contemporanea di Verbania (2003 e 2005), all’ International European Artists Symposium di Essen (Germania, 2006 e 2007), alle sessioni di pittura improvvisata Alea Jacta e al progetto Il Legame misconosciuto organizzati da Adriano Accattino al Museo della Carale di Ivrea (2005-2007).
Fra le mostre personali recenti ricordiamo Personnages che la Città di Chieri le ha dedicato nel 2008 a Palazzo Opesso (catalogo a cura di SilvanaNota) e nel 2009 Tra l’anima e l’animale da Eleutheros e allo Studio Lucio Fontana,ad Albissola Marina (catalogo a cura di Giuseppe De Filippo), cui seguirà nel maggio 2010 “Tra eros e logos” alla Galleria Artanda di Acqui Terme (Catalogo a cura di Vincenzo Ampolo)
Oltre che in Italia ha esposto in Francia, Olanda, Germania, Spagna, Ungheria e Svizzera. È membro dell’ European Artists e. v. . Vive e lavora a Torino.























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