Testo di Roberto Sottile
Passato e presente che si fondono. Storia e memoria che rivivono attraverso una modernità contemporanea, capace di restituirci da una parte il ricordo dell’episodio storico, la congiura dei Baroni, avvenuto sul finire del XV secolo alla corte del regno di Napoli di Re Ferdinando I d’Aragona, e dell’altra la capacita dell’artista Nicholas Tolosa, di raccontare la storia utilizzando la forza delle immagini e del pensiero artistico, riuscendo a tracciare e segnare nel racconto elementi della nostra quotidianità del nostro vissuto, senza dimenticare e distrarsi dalla narrazione.
Un lavoro complesso costruito attraverso l’utilizzo di elementi storici noti, mescolati e legati in una struttura narrativa di forte impatto emotivo. Tutto è sospeso. Tutto appare attuale. Tutto si compie.
L’utilizzo di una tavolozza cromatica quasi monocolore ci induce nell’inganno narrativo cinematografico di un flashback. Una pittura che emerge sulla tela portandosi dietro l’eleganza di una composizione che mantiene lo spazio e partecipa alla scena “bloccata” nell’attimo prima del compimento dell’esecuzione. L’artista, giocando anche sulle grandi dimensioni dell’opera, 200 x 150 cm, riavvolge la sequenza degli eventi ponendo la scena su un grande palcoscenico, dove nulla è lasciato al caso, tutto è costruito con regole ben precise, come il punto di osservazione frontale che induce a sentirsi immersi nella lettura dell’opera. Una scena che si compone da quattro persone che in realtà diventano cinque grazie alla nostra presenza. Alla presenza di chi osserva.
Nicholas Tolosa, descrive e ci presenta questa storia utilizzando una cronologia di eventi che prendono forma in uno spazio nuovo, capace, in chi osserva, di destare curiosità ma anche pàthos. La storia che l’artista ci narra inizia dalla parte conclusiva della vicenda. Nel 1487 con la scusa di un invito al matrimonio della nipote, il Re riunì presso Castel Nuovo meglio conosciuto come Maschio Angioino, gli ultimi congiurati nella sala dei baroni dove li fece catturare e successivamente giustiziare. Da questo episodio prende forma la narrazione artistica che viene collocata in uno spazio fuori dal tempo, ma immerso nella memoria e nella storia della città di Napoli: piazza del Mercato, luogo storico e simbolo della storia di un popolo e della città. Una piazza che Nicholas Tolosa trasfigura, distrugge e ricostruisce in una struttura, una nuova dimensione in uno spazio della “fabula” e della realtà, dell’attesa e della contesa, con l’inserimento del Maschio Angioino sullo sfondo vicino ad altre architetture, concedendosi la licenza artistica di collocare l’atto finale della congiura nella piazza che vide altra storia e altri nomi; la piazza che fu di Masaniello con la sua rivolta, e la piazza della decapitazione di Corradino di Svevia.
Il lavoro di Nicholas racchiude nella sua composizione scenica diversi richiami alla storia della città di Napoli. Una storia che diventa memoria collettiva e identità. L’opera la congiura dei Baroni, che prende il nome dal noto avvenimento storico, svela un fatto, ma nello stesso tempo custodisce un significato più contemporaneo. È una scena quella che ci racconta l’artista che la nostra società è tristemente abituata a vedere nelle esecuzioni terroristiche dell’Isis. Nella congiura dei Baroni, l’artista riversa quella contemporaneità che ormai appartiene a tutti quanti noi. Si compie così per mezzo dell’arte quel legame tra passato e presente attraverso le immagini e la loro capacità di decontestualizzare tempo, luogo e spazio. Si racconta la storia per trarre un messaggio, per sottolineare una connessione con il nostro presente.
Un lavoro difficile e articolato, per la complessità concettuale che l’artista vuole raccontare; un frammento che la pittura ci restituisce e che viviamo in condivisione non solo con la vittima e il carnefice di cui non ne conosciamo volutamente, per decisione dell’artista, il volto, ma anche con altre due figure, con altre due “storie” che appaiono e calpestano il palcoscenico di cui anche noi facciamo parte. Un soldato con i tipici abiti dell’epoca che osserva con spavento e un uomo di una tribù africana, vestito e segnato sulla pelle secondo le sue tradizioni. Da una parte un passato che abbiamo già scritto e di cui conosciamo il racconto, e dall’altra parte, condividendo il pensiero della ricerca del filosofo napoletano Giambattista Vico, in una sorta di “corsi e ricorsi storici”, un presente che viviamo, di cui però ne conosciamo stranamente il sapore antico, con cui la nostra società deve fare ancora i conti. Una storia che Nicholas Tolosa ci racconta con tutta la sua poetica, mentre sta per compiersi. Un gesto finale, la cronaca ultima di quel momento dove ancora nulla è compiuto, tutto sta per compiersi in un teatro di storia e di eventi, di vittime, carnefici e spettatori che vivono l’ultimo atto. La congiura dei baroni è la congiura di una società del potere, che vive e scorre su questa grande tela che viene riavvolta e riaperta dalla forza dell’arte e dalla forza della memoria.
e-mail: nicholastolosa@tiscali.it
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