Nicholas Tolosa ha un modo coraggioso di dipingere.
I suoi colori caratteristici, il bianco e il nero e certe loro sfumature che danno sul grigio, costituiscono l’espressione cromatica del lirismo insito nelle tele di questo giovane autore.
Più che colori, il bianco ed il nero sono infatti dei “non-colori”. Il primo, il bianco, è il colore della tela ancora priva di forme, il nero, invece, è il colore “della totalità”, che fa smarrire i confini che separano le cose tra di loro.
L’abbinamento di questi due “non-colori” non è certamente casuale, ma il frutto della scelta di esprimere un messaggio che penetri il più possibile nell’animo del fruitore.
Il tema ricorrente, nella poetica di questo pittore-poeta, è l’uomo, il cui vissuto viene sondato anche in relazione a quelle circostanze storiche che, come la Shoah o le guerre, hanno cercato di privare l’individuo della sua “essenza umana”.
La poetica di Tolosa non teme d’immortalare i momenti più atroci delle vicende storiche collettive, poiché le rappresentazioni di questo autore intendono essere un monito, che richiami alla memoria il rischio di perdere l’umanità -e, con essa, la capacità di farsi fratelli dei deboli, dei reietti, dei perseguitati-, qualora l’individuo rinunci alle proprie capacità critiche ed abbandoni l’empatia.
Il dolore, dunque, non è rimosso dall’artista, ma volutamente affrontato, coll’impatto che un’immagine in bianco e nero esercita su chi in essa s’imbatte, per ricordarci che il libero arbitrio può produrre atti meravigliosi, così come abominevoli.
L’uomo, col proprio destino tra le mani, è protagonista assoluto della ricerca di questo autore, che attraverso la rappresentazione indaga con sguardo critico la società.
Le tele di Tolosa contengono perciò una riflessione antropologica, oltre che estetica.
A questo riguardo, nell’opera Incontro al destino -i cui protagonisti sono dei soldati che partono per combattere una guerra, di certo, non loro-, ciò che emerge è il senso d’incertezza che in quel preciso istante avrà senz’altro pervaso il cuore dei giovani combattenti ora immortalati.
L’immagine, così, diventa il tramite per comunicare i sentimenti più intimi dei soggetti ritratti. Chissà se questi giovani soldati faranno mai ritorno a casa, sembra chiedersi Tolosa. E l’attimo della partenza dei militari, colto nella fatalità stessa che lo caratterizza, diventa quindi l’espressione del destino infausto di questi giovani e di tutti coloro che sono chiamati alle armi, in ogni epoca.
Non manca però una ricerca anche sul piano individuale e, nell’opera Nuova Vita, l’artista ritrae una madre che, con il sorriso sulle labbra, tiene tra le mani il figlio appena nato, allattandolo.
La vita e la speranza fanno così capolino, in una scena scarna e bicromatica che ha l’intento di esprimere, come un’istantanea fotografica, la gioia di quella madre in quell’attimo.
Simili alle tele di Guttuso per la modalità espressiva con cui Tolosa ritrae i propri soggetti e per la forza delle scene raffigurate, queste opere non temono di guardare in faccia la società, con i suoi errori, con le ingiustizie e le contraddizioni che la caratterizzano e, tuttavia, lo fanno con lirismo, come delle fotografie d’altri tempi capaci di cogliere l’istante esatto in cui l’anima umana parla mediante i volti e gli sguardi.
Ma è l’opera Ultimo istante che esprime al meglio la caducità dell’esistenza, un altro tema presente nella ricerca dell’autore. Come nei celebri versi di Ungaretti “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”, questa tela incarna la fragilità umana nella persona di un condannato a morte, con la veste a strisce, l’abito tipico degli ebrei deportati durante la Shoah.
Non siamo null’altro che foglie fragili, in prossimità della fine -pare rammentarci Tolosa-, allorché, in maniera inattesa, la violenza degli altri, come nel caso della guerra o della Shoah, fa irruzione nelle nostre vite, sconvolgendole.
Così, l’elemento del dramma individuale si lega alla storia collettiva che l’ha reso possibile e ciò che resta è una scena in bianco e nero che, nella sua essenzialità, condensa le due grandi possibilità dell’agire umano: la via del bene e del rispetto del prossimo, o la via del male, la strada della prevaricazione e della violenza.
Sul volto diffidente di un bambino nell’opera Quale futuro, l’artista si focalizza su ciò che è più scomodo da ammettere: l’ingiustizia che condanna la vita di un infante, già appena nato, ad un irrevocabile destino, a causa della povertà.
Ciò che accomuna queste tele è dunque il coraggio. Con un atto di coraggio, infatti, Tolosa vuole interrogarci e spingerci a prendere atto di quelle realtà che, per comodità, tendiamo a rimuove.
Il coraggio si fa così narrazione che, attraverso l’arte, sonda l’uomo nella sua interezza, nei suoi aspetti distruttivi ed in quelli costruttivi.
Tuttavia, il fatto stesso che questa narrazione avvenga mediante l’arte significa che Tolosa intende, in ultima analisi, offrirci una speranza, “una via di salvezza”.
Tale via di redenzione parte dalla bellezza che, sola, è in grado di risvegliare la coscienza e l’umanità di ciascuno di noi.
L’arte, portatrice di bellezza, diventa in questo modo il medium di una trasformazione dell’animo umano, poiché le tele di Tolosa sono un invito chiaro alla riflessione.
Ed ecco che, nell’opera Tempo, il richiamo dell’autore all’attesa ed al “soffermarsi” diventa manifesto. Come un uomo dalla lunga barba bianca, infatti, il tempo non teme il trascorrere dei giorni, ma li fa suoi.
Alla stessa maniera, il pittore sembra invitarci alla sosta, a guardarci dentro, lasciandoci trasformare dall’arte senza fretta.
La Mostra, resterà aperta fino all’ 11 Gennaio dal lunedì alla domenica dalle 10:00 alle 20:00.
e-mail: nicholastolosa@tiscali.it
sito web: http://nicholastolosa.jimdo.com
facebook: https://www.facebook.com/TolosaNicholas
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